Quando la primavera arriva accompagnandosi ai primi caldi raggi del sole, la bellezza della natura ci sorprende sempre per gli improvvisi colori e per gli aromi delicati che ovunque si diffondono intorno a noi. Sono gli alberi, che rivestendosi di foglie e fiori, portando con sé vita rinnovata.
In questo periodo dell'anno, il desiderio di immergersi nella natura, di scoprire nuovi territori, può diventare un bisogno impellente.
Coloro che conoscono e amano la montagna possono anche chiedersi se, nei tratti in cui la neve si è sciolta, i sentieri conosciuti l'estate precedente si mostreranno ancora com'erano l'estate scorsa; o se, invece, qualcosa è stato modificato dai ghiacci dell'inverno.
Una passeggiata adatta per l'inizio di maggio, potrebbe cominciare nelle vicine Valli di Lanzo, a pochi chilometri da Torino. Circondate da alcune delle maggiori vette del Piemonte, lungo la linea di confine tra l'Italia e la Francia, Le Valli di Lanzo comprendono territori molteplici, sia per morfologia che per struttura.
Prendono il nome dalla cittadina di Lanzo Torinese, posta su un'antica morena glaciale al termine delle valli. Sono inoltre attraversate da vari torrenti, che confluiscono nel fiume Stura di Lanzo.
L'uomo, presente fin dai tempi antichi, ha lasciato importanti tracce e testimonianze nel corso dei secoli, mutando anche alcuni aspetti geografici della zona.
Andare alla ricerca delle tradizioni locali può essere un percorso stimolante per chi cerca, oltre alla bellezza dei paesaggi, anche gli echi di un passato ricco di storia e folclore locale.
Oltrepassati i bei comuni di Lanzo e Monastero di Lanzo, si può lasciare la macchina nei pressi della frazione di Marsaglia e iniziare il cammino.
La frazione è posta su un ridente pianoro dominato dal santuario di Marsaglia, una bella chiesa barocca costruita nel 1771.
Questo luogo è stato da sempre crocevia di sentieri che conducevano agli alpeggi posti lungo la valle ed è stato considerato a lungo luogo di culto per l'intera area.
Si presume che, prima ancora del 1771, dovesse esistere già una cappella volitiva. L'ipotesi è stata confermata soprattutto dal ritrovamento di manufatti in pietra, incisioni rupestri e cavità scavate nella roccia, segno che dovessero esistere in tempi antichi già riti liturgici.
Visitata la frazione e l'annessa chiesa, dal piazzale si può risalire la strada carrozzabile per circa una cinquantina di metri, dopodiché sulla sinistra appare un cartello dove vi sono indicati i percorsi escursionistici.
Prendendo la mulattiera che conduce alla borgata Salvin, e all'omonimo rifugio, ci si ritrova subito immersi in un bosco affascinante.
Questa mulattiera è stata utilizzata fino a metà del XX secolo per trasportare a valle il fieno immagazzinato durante l'estate negli alpeggi, quando le scorte nei fienili (sulé) di fondo valle si esaurivano. Il trasporto avveniva perlopiù a spalle per mezzo di speciali manufatti in legno che permettevano notevoli e pesanti carichi.
Dopo una decina di minuti, oltrepassata la bella faggeta, si arriva alla Roc di Balmabianca, dove nei pressi si trovano ancora tracce ben visibili di carbonaie usate nel XIX secolo.
Il percorso continua ancora lungo un terreno ricco di acque sorgive e, superate altre baite, dopo alcuni tornanti, si arriva al rifugio Salvin.
Qui è possibile fermarsi per ristorarsi, o anche solo per riposarsi, prima di ripartire per altri percorsi.
Oltrepassato il rifugio, sulla sinistra si trovano le indicazione per altri possibili itinerari.
In primavera, essendoci ancora neve in quota, è sconsigliabile la strada che porta al Lago di Monasterolo, mentre è interessante il percorso che conduce al Piano della Forchetta.
La strada non è asfaltata, ma risulta di facile accesso, adatta anche alle famiglie con bambini, e consente di avere una visione panoramica e completa su tutta la Val di Tesso.
Durante il percorso si incontrano diversi alpeggi, altra testimonianza di un passato ricco di storia, e dopo circa un'ora si iniziano a scorgere, appena poco più in basso, i primi tetti in pietra delle case di Menulla. Sostenendo un'ultima breve salita, si arriva finalmente al Piano della Forchetta (1666 mslm).
Questa piazza, dove è stato eretto anche un monumento in ricordo dei partigiani Peroglio e Morino, si affaccia su gran parte della Val Grande.
Qui la veduta si fa largo spazio sulle Alpi Graie ed è un vero colpo d'occhio per lo sguardo e lo spirito.
Le emozioni, armonizzandosi con gli spazi, corrono libere, mentre lo sguardo allontanandosi, può ricercare gli orizzonti lungo le cime di confine ancora bianche di neve.