Una premessa necessaria
Romano, Romanico, Romeo sono termini con uguale radice ma diverso significato. Pur avendo in comune 'Roma', quei nomi rievocano tempi, spazi e situazioni distinte e difficili da incontrare contemporaneamente insieme per definire una medesima realtà. Percorrendo il tracciato dell'antica romana via Aemilia Scaurii, s'incontrano concrete testimonianze dell'arte e dell'architettura romanica. Uno stile che tra la fine del primo millennio e il sec. XII, fiorisce in tutta Europa e sviluppa quella particolare espressione figurativa che, dopo aver riscoperto i valori di razionalità dell'arte romana, li trasforma in motivi di assoluta ispirazione religiosa.
Vi invitiamo a conoscere questi monumenti di fede, assumendo l'atteggiamento dei romei, cioè di coloro che in epoca medievale, andavano in pellegrinaggio a Roma, per pregare sulla tomba di San Pietro. In senso genereico "pellegrino" è il devoto che compie la visita ad un santuario, ma Dante profila un sottile distinguo in base alla destinazione delle "genti che vanno al servigio dell'Altissimo: chiamansi palmieri in quanto vanno oltremare [Terra Santa], là onde molte volte recano la palma; chiamansi peregrini in quanto vanno a la casa di Galizia [Santiago di Compostela]; chiamansi romei in quanto vanno a Roma" (Vita Nuova, XL, 7).
L'itinarario
La nostra proposta di breve viaggio si snoda sull'itinerario della strada romana, la meglio conservata nella Regio IX - Liguria, che già nel II secolo a. C. congiungeva i centri di Derthona (oggi Tortona) e Aquae Statiellae (oggi Acqui Terme), ed offre la possibilità non solo di cogliere il fascino delle bellezze ambientali e artistiche, ma anche di assaporare singolari emozioni, atmosfere, colori e silenzi. Nostalgia del passato e gioia di riscoperta sono intimamente uniti in un insieme di stratificazioni culturali, di relazioni e di dialoghi, dall'avvicendarsi dei tempi storici e dalle opere degli uomini. Il percorso si estende per 65 km ed è percorribile in auto, in moto o in bicicletta: considerato che i luoghi da visitare sono localizzati presso centri abitati ben collegati con la rete di comunicazioni, ciascuno può adattarlo liberamente alle proprie esigenze. La rilevanza storica e la ricchezza di affreschi, dipinti, gruppi statuari, chiostri, portali, codici musicali, è tanto ampia da impedire una descrizione dei complessi religiosi: le indicazioni sulla viabilità sono riferite ai soli passaggi controversi, perciò è opportuno compendiare queste segnalazioni con cartina topografica e guida turistica.
Da Santa Maria dei Canali di Tortona a Santa Maria di Rivalta Scrivia
Proprio nel cuore di Tortona, antichissimo punto d'incontro e di comunicazione fra mar Ligure e pianura Padana, sorge la chiesa di Santa Maria dei Canali che, secondo la tradizione, sarebbe stata fondata nel sec. IX, poi profondamente modificata agli albori del Rinascimento e più volte restaurata nei secoli successivi. Usciamo dalla città, seguendo le indicazioni per Novi Ligure e dopo pochi chilometri, svoltiamo a sinistra e imbocchiamo il viale di platani che conduce al complesso cistercense di Santa Maria di Rivalta Scrivia. L'ampio territorio pianeggiante, compreso tra i torrenti Scrivia ed Orba, nel medioevo era selvaggio e paludoso: perciò sul finire del sec. XII, i monaci di San Bernardo, provenienti dall'abbazia di Lucedio, s'insediarono nella zona, edificarono il monastero e bonificarono il terreno in funzione della produzione agricola.
La strada Levata e le case di terra
Dopo aver attraversato lo scalo ferroviario, imbocchiamo la seconda strada a sinistra (sterrata), via Levata. Il lungo rettifilo è un residuo dell'impianto originale della via Emilia che "localmente ha perso il nome storico che la qualificava per prendere quello di Levata, che tuttora conserva, datole dagli ignari contadini perchè di molto si alzava sul livello delle campagne che attraversa". Lungo l'asse viario si osservano le 'trounere della Frascheta', originali abitazioni di campagna costruite con la terra del luogo, ricca di ossidi di alluminio. La terra veniva impastata con l'acqua e versata in casseforme poggianti su un basamento di mattoni crudi, detti trouni. Ad ogni gettata il fango era pestato con grossi bastoni che ne eliminavano l'acqua superflua e favorivano l'azione di legante naturale delle componenti alluminose del terreno. Va detto che l'utilizzo della terra per la costruzione di edifici non è preprogativa esclusiva di questa zona: esempi simili si trovano in Provenza, nella penisola Iberica, nell'Africa mediterranea e, forse proprio quest'ultima coincidenza, ha suffragato l'ipotesi del prolungato soggiorno dei 'mori' in questa parte dell'alessandrino. E' stato rilevato che i cortili delle trounere sono posti sugli allineamenti della centuriazione romana e le misure del recinto corrispondono a sottomultipli della centiara (jugeri).
Il complesso monumentale di Santa Croce a Bosco Marengo
Attenti a non smarrire la diritta via, giungiamo all'incrocio con la strada statale, quindi svoltiamo a destra e seguiamo le indicazioni per Bosco Marengo. Ai margini di un antico collegamento tra Alessandria e Genova, sorge il grandioso complesso monastico di Santa Croce, realizzato per volontà di Papa San Pio V, ex frate domenicano nativo del luogo, vissuto nella seconda metà del Cinquecento. La romanità che fa da filo conduttore al nostro itinerario, qui assume una nuova accezione e si riferisce non già ai fasti del periodo imperiale dell'Urbe ma al rinnovato impegno della Chiesa cattolica dopo il Concilio di Trento.
L'albergo dei pellegrini medievali e il borgo di Retorto
Proseguiamo ora in direzione di Casal Cermelli e in prossimità del torrente, notiamo sulla destra, il massiccio edificio della Torre d'Orba, già insediamento dei Cavalieri dell'Ordine di Malta, poi dei monaci di S. Fruttuoso di Capodimonte, con funzione di hospitale per i pellegrini diretti in Terra Santa. Superato il ponte e continuando in direzione di Predosa, si può sostare a Retorto, un borgo agricolo ben conservato dove, fino ad una trentina di anni fa, si poteva incontrare il navarrò che svolgeva servizio di traghetto tra le due sponde dell'Orba, proprio dove la strada Levata s'interrompeva sul corso d'acqua. Una curiosità: quando negli anni Sessanta del Novecento, Sandro Bolchi curò la regia televisiva de "I promessi sposi", proprio in questo punto fu ripresa la scena di Renzo che attraversa l'Adda.
La Riserva naturale speciale del Torrente Orba
Nelle adiacenze si trova la Riserva naturale speciale del Torrente Orba, rara testimonianza della medievale selva d'Orba, che un tempo si estendeva fin sull'Appennino: le porzioni di bosco sopravissute all'avanzare delle coltivazioni costituiscono ora una provvidenziale oasi per l'avifauna stanziale e migratoria. Salici e pioppi occupano le zone esterne dell'alveo e le sponde digradanti del torrente. Rimangono integre alcune residue porzioni di bosco ripariale che ospitano la volpe, il tasso, la faina, la donnola, la lepre, il capriolo e il cinghiale di provenienza appenninica. Oltre agli ardeidi nidificanti (nitticora e garzetta) sono presenti l'airone cenerino, la gallinella d'acqua, la sterna e il corriere piccolo. Nel letto del torrente è ancora possibile trovare alcune pagliuzze d'oro e non mancano talvolta i cercatori.
L'abbazia di Santa Giustina a Sezzadio
Seguendo le indicazioni per Sezzadio giungiamo all'abbazia di Santa Giustina. Fondata su una precende chiesa longobarda intorno al 722, poi trasformata e ampliata agli inizi dell'anno mille da Ottoberto, la struttura dominata da una poderosa torre centrale, è ora ambientata in un suggestivo spazio verde. Poco lontano possiamo osservare i resti di un'altra abbazia benedettina, Santo Stefano, attualmente utilizzata come ricovero di mezzi agricoli e purtroppo in pessimo stato di conservazione.
La chiesa di San Francesco a Cassine
Proseguiamo ora in direzione di Acqui fino a Cassine dove sulla cima di uno spiazzo irregolare lastricato, si staglia l'austera chiesa di San Francesco. L'impressione è forte perchè si viene sùbito catturati dall'aspetto severo dei contrafforti che reggono la facciata, mentre le rustiche gaggie che chiudono il lato destro dello spalto ci ricordano la vicinanza delle Langhe.
L'abbazia di San Pietro ad Acqui
Giungiamo infine ad Acqui Terme, termine del nostro percorso, dove s'innalza l'abbazia di San Pietro. L'opera ha origini paleocristiane ed è dominata dall'austera verticalità delle linee della facciata che insieme all'abside e a tutta la parte esterna, conserva indelebile i connotati dell'architettura romanica. Quasi attigua è la cattedrale, consacrata nel 1.067, ma più volte rimaneggiata: qui, come a Santa Giustina di Sezzadio, è interessante visitare la cripta estesa sotto il transetto. L'importanza della città come luogo termale risale all'epoca imperiale, come testimoniano i resti ancora ben visibili dell'acquedotto romano, costruito per miscelare le acque calde del sottosuolo con quelle a temperatura normale prelevate dal torrente Erro.
Chi volesse continuare l'itinerario sul tracciato della romana via Postumia - Iulia Augusta, naturale proseguimento dell'Aemilia Scaurii, potrà visitare i resti dell'abbazzia di San Quirico a Spigno Moferrato e attraverso il Sassello, raggiungere il litorale ligure presso Savona.