Cosa hanno in comune un calabrone asiatico e un giacinto d'acqua? E una mangusta indiana con un ibis sacro? La risposta è tutt'altro che intuitiva, ed è l'oggetto di questo volume: sono tutte specie aliene in Europa, quindi non originarie del vecchio continente. Sono anche alcune delle 49 specie finora incluse nella lista di quelle considerate come una minaccia per la conservazione della biodiversità nell'Unione Europea. La loro detenzione e il loro commercio sono dunque severamente regolamentati da una nuova normativa entrata in vigore in tutti i paesi UE -Italia inclusa - nel 2015.
L'obiettivo di questo volume è di chiarire i motivi che hanno spinto l'Unione Europea e i suoi stati membri ad emanare una normativa sul tema delle invasioni biologiche (termine che sta a indicare il fenomeno della diffusione delle specie aliene) e spiegarne il funzionamento.
Per definizione le specie aliene (anche dette esotiche o alloctone), sono infatti quell'insieme di animali e piante introdotti e diffusi – intenzionalmente o meno - proprio dall'uomo. È quindi necessario che tutti i cittadini siano opportunamente informati sulle conseguenze di alcuni comportamenti a rischio, che potrebbero favorire la diffusione e l'introduzione di specie aliene: queste, oltre a minacciare la biodiversità del nostro Paese, possono avere un impatto negativo sulla salute e il benessere dell'uomo. Come è ormai ben documentato, le specie aliene possono causare ingenti danni economici alle attività produttive, soprattutto quelle agro-silvo pastorali e possono inoltre contribuire alla diffusione di malattie e parassiti molto dannosi per piante e animali, e dai risvolti estremamente pericolosi anche per l'uomo.
La nuova normativa comunitaria ha dunque l'obiettivo di prevenire ulteriori introduzioni di specie aliene e di mitigare i danni dovuti a quelle specie aliene già insediatesi e diffuse sul territorio dell'UE.
Luglio 2019
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