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Una nuova banca dati per tutelare la biodiversità

L'ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha realizzato una nuova banca dati online degli indicatori ambientali: un punto di svolta per la tutela della natura.

  • Adriano Brusa
  • Maggio 2024
  • Lunedì, 6 Maggio 2024
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Foto Pixabay Foto Pixabay

Nuove esigenze di ricerca e scenari futuri diversi: questi sono gli obiettivi verso cui la nuova banca dati dell'ISPRA guarda. Organizzato in 38 temi, il database raccoglie al suo interno oltre 300 indicatori ambientali, ovvero dei parametri che vengono usati per valutare lo stato o le tendenze di determinate caratteristiche dell'ambiente, fornendo indicazioni quantitative o qualitative utili per finalità di ricerca. Si tratta attualmente della più completa raccolta di dati statistici e informazioni sullo stato ambientale in Italia: per ciascun ambito, sono indicati sul database gli obiettivi da raggiungere, la situazione attuale e il relativo trend.

Così implementata, la Banca dati degli indicatori ambientali segna un ulteriore passo in avanti per la tutela della biodiversità: non solo traccia una fotografia dello stato attuale nel nostro Paese, fino a oggi restituita nitidamente dall'Annuario dei dati ambientali, ma diventa anche un ulteriore strumento per rispondere a obblighi normativi nazionali e internazionali, e alla crescente domanda di informazione da parte dei cittadini. Questi indicatori descrivono lo stato di salute del nostro capitale naturale.

Aree protette e specie alloctone

Il numero e l'estensione delle aree protette nel nostro Paese è cresciuto costantemente nel tempo, sia a livello marino che terrestre. Nella prima di queste due categorie, Sicilia e Sardegna si piazzano al primo posto sia per estensione che per numero di aree, mentre nella seconda spiccano Campania, Abruzzo e Trentino-Alto Adige. Gli indicatori di ricerca relativi alle aree protette servono per la tutela del ricco patrimonio di piante e animali presenti in queste zone.

Altri indicatori sono invece più specifici per la tutela zoologica: la fauna italiana è stimata in oltre 58.000 specie, ma si tratta di una ricchezza minacciata. Le popolazioni di vertebrati terrestri e marini sono in declino, specialmente nel caso di mammiferi, anfibi e pesci ossei di acqua dolce. Tra gli invertebrati, invece, risultano in pericolo d'estinzione il 9% dei coralli, l'11% delle libellule, il 21% dei coleotteri saproxilici, il 6% delle farfalle e l'11% degli apoidei valutati. Un trend quindi preoccupante.

Osservando poi gli indicatori floristici, si può notare anche in questo caso uno stato di pericolo che riguarda il 29,5% della flora vascolare italiana, a causa specialmente dell'uso del suolo per fini antropici di urbanizzazione o sviluppo agricolo.

Infine, l'indicatore ISPRA per la flora e la fauna alloctone riguarda quelle piante e quegli animali introdotti ogni anno in Italia dall'estero: le specie esotiche introdotte sono state più di 3.600 nel corso degli ultimi 120 anni, con un aumento di oltre il 500%. Non tutte le piante o gli animali alloctoni possono però definirsi "invasivi": lo sono soltanto se rappresentano una minaccia per la biodiversità autoctona.

La rete Natura 2000

Un capitolo a parte merita invece l'indicatore ISPRA relativo a Natura 2000, una rete creata dall'Unione Europea per la protezione e la conservazione degli habitat e delle specie ritenute prioritarie. Nel nostro Paese, le aree Natura 2000 occupano il 19,4% del suolo e il 13,4% delle acque. Tale parametro è utile perché la nuova Strategia europea per la Biodiversità richiede di ampliare nell'UE le zone protette arrivando almeno al 30% della superficie terrestre e al 30% delle aree marine. I dati mostrano come attualmente soltanto la Valle d'Aosta e l'Abruzzo raggiungono l'obiettivo terrestre, mentre per le aree marine le percentuali di tutela sono più basse, tranne che per la Toscana (27%) e la Puglia (21%) che si avvicinano alla percentuale richiesta. Nell'ambito della tutela di habitat e di specie strategiche, bisogna inoltre considerare il peso rilevante che i roghi boschivi hanno avuto nel corso degli ultimi anni.

Entità degli incendi boschivi

Per valutare l'impatto di questi eventi sull'ambiente, è stato realizzato un indicatore ad hoc che mostra l'andamento annuo delle superfici forestali colpite da incendi di grandi dimensioni a partire dal 2018. Ne risulta un quadro preoccupante: il 2021 che si classifica come il peggiore anno in termini di superficie boschiva andata distrutta, seguito al secondo posto dal 2022. Grazie a tale studio, emerge come le foreste di latifoglie siano le più colpite dagli incendi boschivi, mentre quelle meno vulnerabili sono quelle sub-alpine di lariceti.

Tuttavia l'obiettivo dell'indicatore non è di fornire previsioni circa l'entità degli incendi boschivi nei prossimi anni, visto che i numerosi fattori in gioco sono difficilmente prevedibili, ma piuttosto di individuare gli ambienti più a rischio.

La nuova banca dati dell'ISPRA contribuisce quindi a tracciare una 'fotografia' accurata della situazione attuale in Italia e a fornire indicazioni per la tutela presente e futura della biodiversità.

Per approfondire:

ISPRA Ambiente

 

 

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