Che animale è? Di che pianta si tratta? A tutti noi può essere successo di porci queste domande durante una passeggiata nella natura, attratti da una particolare specie. Per poter rispondere con precisione è necessario conoscere bene flora e fauna presenti in un certo habitat, ma anche se non si è esperti possiamo dotarci di strumenti che ci vengono in aiuto.
Le app di riconoscimento per flora e fauna
Si tratta di semplici applicazioni da installare sul proprio smartphone: dopo aver scattato una foto o effettuato una registrazione audio o video, le app confrontano i dati rilevati con il proprio database, fornendo la risposta più adeguata. Nessuno strumento però può avere un grado di affidabilità del 100% e ciò dipende sia dal suo modo di funzionare, sia dalle caratteristiche tecniche della fotocamera del telefono, e da quanto il soggetto inquadrato sia in evidenza rispetto allo sfondo.
Ma quali sono queste app e come funzionano? Una delle più conosciute e più intuitive è Google Lens: attraverso la fotocamera del nostro telefonino può effettuare una ricerca sull'omonimo motore e fornire una o più risposte confrontate rispetto all'immagine scattata. Si tratta di un'app concepita per la vita di tutti i giorni, in grado di fornire informazioni su qualsiasi oggetto inquadrato, animato o inanimato. Di conseguenza, essendo uno strumento molto generico, non viene utilizzato dai professionisti che abbiamo interpellato. Tra le altre applicazioni più specifiche ci sono invece PlantNet e iNaturalist: la prima ha un ampio database geolocalizzato, che suggerisce anche quali specie si possano incontrare nelle vicinanze, mentre la seconda è molto utile anche nell'ambito della citizen science, sia per l'identificazione della flora che della fauna.
Utilizzo professionale e amatoriale
Abbiamo chiesto a esperti e guardiaparco come e in che misura queste applicazioni vengano utilizzate nei parchi naturali della nostra Regione, evidenziandone anche i limiti, dal momento che questi sistemi talvolta non forniscono una risposta univoca, ma più possibili risultati che si 'avvicinano' alla foto scattata. È quindi necessario affiancare a questa impresa, una buona conoscenza scientifica, che diventa di primaria importanza se ne facciamo un uso professionale, e non solo 'amatoriale'. Barbara Rizzioli, tecnico delle Aree protette Alpi Cozie, ci ha raccontato dell'uso di questi strumenti nel suo lavoro: "Ogni Ente di gestione di aree protette piemontese, su iniziativa regionale, ha attivato anni fa un progetto di raccolta dati sul proprio territorio che si basa sull'uso della piattaforma iNaturalist. Dunque più o meno ogni dipendente del nostro Ente in servizio sul territorio ha sul proprio smartphone l'applicazione mobile corrispondente, sebbene il suo uso sia discrezionale. Io, ad esempio, la uso sia come semplice 'contenitore' di osservazioni di specie che riconosco in campo e di cui voglio ricordare la collocazione geografica, sia come primo strumento di identificazione. iNaturalist si basa innanzitutto sul riconoscimento di immagini, proponendo poi un nome scientifico in relazione alla somiglianza visiva della foto scattata con le altre già caricate nel sistema, e alla probabilità di rinvenimento di un organismo simile nelle vicinanze dell'osservatore, in base ai dati già raccolti. Per questo motivo, c'è il rischio di attribuzioni specifiche non correte, dovute ad esempio alla scarsa qualità della foto unita all'inesperienza dell'osservatore, oppure legate al fatto che, soprattutto per quanto riguarda gli artropodi, la determinazione a livello di specie è a volte impossibile a partire da foto generiche e che non inquadrano i caratteri diagnostici. iNaturalist però è anche un punto di incontro virtuale per molti appassionati ed esperti che, quando possibile, sono in grado di discernere le diverse specie. Nonostante i limiti, reputo che questa applicazione sia un sistema più che soddisfacente, ottimo per la divulgazione scientifica al grande pubblico e nel campo dell'educazione ambientale".
Davide Barberis, delle Aree protette delle Alpi Marittime, ci ha riportato la sua esperienza: "Se PlantNet è specificatamente creata per il riconoscimento delle piante, iNaturalist è più che altro una piattaforma per osservazioni di citizen science. Google Lens è, invece, un prodotto ancora diverso, molto più multifunzionale e in cui il riconoscimento è basato su ricerche nel web, di cui però non si conosce minimamente l'affidabilità. Credo che le app di riconoscimento siano, in genere, strumenti ottimi per attività di divulgazione per persone che non sono del settore ma comunque interessate a imparare i nomi di alcune piante, ma non credo siano adatte al riconoscimento per motivi scientifici o di monitoraggio".
I vantaggi per i neofiti
Riccardo Ferrari, vicepresidente della Lipu, concorda sull'utilità delle applicazioni, soprattutto per i non addetti ai lavori: "La diffusione di questi strumenti favorisce la sensibilizzazione e la 'voglia di conoscere'. Questo è sicuramente un aspetto importante, viste le problematiche in atto, soprattutto per quanto riguarda la conservazione degli ambienti naturali e delle specie più sensibili. Maggior conoscenza porta sicuramente a maggiore consapevolezza, più empatia e quindi sensibilità verso tematiche di conservazione e tutela. Invece, dal punto di vista scientifico, possono essere di aiuto strumenti di registrazione delle vocalizzazioni degli uccelli, attraverso le quali poter effettuare un riconoscimento accurato anche per quelle specie difficilmente visibili perché spesso nascoste nella vegetazione. In questo campo stanno sempre più prendendo piede app, anche molto diffuse su smartphone, che consentono con una discreta precisione il riconoscimento delle vocalizzazioni. Direi però che per il momento non superano la capacità di riconoscimento di un rilevatore esperto: si tratta perlopiù di strumenti che aiutano i neofiti o gli appassionati che non hanno ancora una sufficiente sicurezza e esperienza. Stesso discorso per quanto riguarda i dispositivi di riconoscimento basati su immagini: qui la difficoltà sta soprattutto nel riuscire a ottenere, tramite smartphone, fotografie sufficientemente dettagliate."
La risposta, quindi, sembra piuttosto univoca: oggi le applicazioni sono espedienti utili ad appassionati e neofiti, con risvolti anche positivi nella divulgazione al vasto pubblico, tuttavia il loro utilizzo va valutato attentamente soprattutto nel campo della ricerca e del monitoraggio scientifico. Restano ancora tutte da approfondire le potenzialità dell'uso dell'AI in questo ambito, che emergeranno soprattutto nei prossimi anni, vista la sua recentissima introduzione sul mercato.