Le Aree protette delle Alpi Cozie da cinque anni raccolgono, condividono e discutono osservazioni naturalistiche sulla nota piattaforma iNaturalist, per rispondere al meglio ai propri compiti e aggiornare le mappe di distribuzione delle varie specie.
Un primo bilancio
Il progetto, identificato dal nome dell'ente, "Aree protette delle Alpi Cozie" è stato ufficializzato a fine 2016 e - successivamente - aperto sulla famosa piattaforma di scienza partecipata (citizen science) dell'Università di Stanford e dall'Accademia delle Scienze della California.
L'iniziativa – coordinata dal guardiaparco Luca Maurino - è riferita a un'area geografica di 4.221 Kmq che comprende tutte le ZSC e ZPS gestite dall'Ente, sui territori che vanno dalla Val Susa sino alla Val Pellice. Tutti i dati naturalistici via via raccolti dai membri della piattaforma iNaturalist possono essere condivisi sul progetto dell'Ente e utilizzati per fini istituzionali. Rimangono, per politica della piattaforma, di proprietà dell'autore (ossia di chi ha inserito il dato) ma possono essere condivisi a più livelli e su progetti specifici diversi. È possibile inserire fotografie, suoni e descrizioni di tutte le forme viventi osservate, registrate e naturalmente geo-referenziate su webgis. L'intera comunità di iscritti a iNaturalist può collaborare alla classificazione del dato. Partecipano appassionati, specialisti e docenti universitari, raggiungendo un elevato grado di identificazione delle osservazioni registrate, soprattutto quando supportate da fotografie o filmati.
I dati del progetto Alpi Cozie
Inizialmente il progetto Alpi Cozie era ad accesso limitato (a invito) ma dall'autunno 2017 è stato aperto a tutta la comunità di iscritti registrando un aumento esponenziale delle segnalazioni, sia in termini qualitativi (numero di specie) che quantitativi (numero di osservazioni). Al 31 dicembre 2021 il progetto contava 50.133 dati georeferenziati, in crescita costante nel tempo con un picco per l'anno 2017, quando furono importati interi database di dati pregressi. L'organizzazione in un'unica banca dati di migliaia di osservazioni raccolte, anche prima della creazione del progetto online, ha un'assoluta valenza storica. Nel corso del solo 2021 sono stati inseriti dagli utenti (collaborano al progetto 2.083 identificatori) più di 11.167 dati, nel 2020 erano stati 10.014, e gli iscritti al progetto "Aree protette delle Alpi Cozie" sono saliti a 55. La curva delle osservazioni conferma una crescita costante dal 2017. Dai dati registrati si rileva che i collaboratori del progetto Alpi Cozie hanno inserito dati durante tutti i mesi dell'anno, con un picco durante il periodo aprile – settembre, spiegabile con la stagionalità dei cicli riproduttivi tipica delle nostre latitudini. Oltre l'ottanta per cento delle osservazioni si riferisce a uccelli, insetti e vegetali.
Periodicamente l'ente scarica e invia tutte le osservazioni al Settore Sviluppo Sostenibile, Biodiversità e Aree Naturali della Regione Piemonte e all'Università degli Studi di Torino che collabora su diversi progetti di ricerca. L'elaborazione dei dati raccolti permette in particolare di estrapolare e analizzare specie di particolare interesse naturalistico e protezionistico, quali quelle identificate dalla Direttiva 92/43/CEE Habitat. I dati ricavati dal progetto sono stati - ad esempio - utilizzati per l'elaborazione del modello di distribuzione dello stambecco, all'interno del progetto LeMed ibex 2017- 2020 e per un numero crescente di progetti coordinati e gestiti dalle Aree protette Alpi Cozie, oltre che per pubblicazioni scientifiche.
Le esperienze degli altri Parchi piemontesi
Il positivo progetto delle Aree protette Alpi Cozie su iNaturalist è solo uno dei tanti. Le Aree protette del Ticino e del Lago Maggiore, grazie al progetto "BIO-EGAP Ticino e Lago Maggiore" raccolgono le informazioni sulla presenza di specie (animali e vegetali) del loro territorio. Qui, parallelamente, l'ente gestisce il progetto "Farfalle diurne del Parco Naturale del Ticino – Piemonte", limitato territorialmente al Parco naturale del Ticino e finalizzato alla realizzazione di un atlante.
Presso l'ente è inoltre istituito il centro di referenza "Ittiofauna" (che coinvolge in associazione anche l'Ente di gestione delle aree protette del Po piemontese e dei Parchi Reali) che svolge attività di conservazione e ricerca sull'ittiofauna piemontese tramite il progetto "Pesci del Piemonte" che riporta anche tutti i dati storici delle carte dell'ittiofauna piemontese a partire dal 1978, oltre ai nuovi dati messi a disposizione dai professionisti che monitorano e indagano i pesci dei corsi d'acqua e dei laghi della regione. Il progetto permette di acquisire anche le osservazioni dei pescatori e degli appassionati. Le informazioni di progetto riportano che "lo stato dell'ittiofauna del bacino padano versa in condizioni critiche e le molte specie endemiche presenti sono messe a rischio dall'arrivo di specie aliene; disporre dell'aggiornamento continuo della presenza di nuove specie permette di mettere in atto rapidamente le eventuali contromisure per difendere le specie autoctone tipiche dei nostri fiumi. Ogni dato inserito dagli osservatori è utile per cercare di assicurare la conservazione della biodiversità dell'ittiofauna in Piemonte". Coordinatrice di queste iniziative è Paola Viviana Trovò, guardiaparco del Ticino, amministratore dei dati caricati anche dagli utenti non esplicitamente iscritti ai progetti.
L'ente di gestione del Parco Paleontologico Astigiano ha scelto di attivare un progetto "ombrello" denominato "Parco Paleontologico Astigiano", dedicato a tutte le aree protette e zone speciali di conservazioni gestite dall'Ente, cui tutti possono aderire.
L'ente coordina anche un secondo progetto, "NAT2000 Parco Paleontologico Astigiano – AAPP e siti Natura 2000" che estrapola dati sulle presenze di specie di interesse comunitario nei territori, utilizzati per elaborare rendiconti sulla Rete Natura 2000. Tutti possono aderire ai singoli progetti, con dati attinenti per territorio e specie.
Il referente iNat dell'Ente è Piero Perosino, tecnico dell'Ente.
Alle Aree protette dell'Appennino Piemontese fa invece capo il Centro di referenza per l'erpetofauna (rettili e anfibi) della Regione Piemonte, in associazione con le Aree protette del Po Piemontese, che aderisce al progetto iNat "Erpetofauna del Piemonte e della Valle d'Aosta", in collaborazione con la SHI (Societas Herpetologica Italica).
Per quanto riguarda le Aree protette del Po Piemontese l'omonimo progetto ottimizza e unisce la raccolta dei dati naturalistici raccolti dai due precedentie Enti di gestione (Po vercellese-alessandrino e Po torinese) ora accorpati nell'Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese.
Infine il Parco del Monviso fa riferimento il progetto "Riserva MAB Unesco Monviso" che raccoglie i dati naturalistici delle Aree protette del Monviso e del territorio italiano della Riserva Mab-UNESCO del Monviso.
L'importanza di segnalare, archiviare ed elaborare le osservazioni sporadiche di specie faunistiche e botaniche, soprattutto nei territori tutelati e protetti, è alla base di ogni azione di conservazione e agire insieme permette di amplificare competenze e capacità aumentando le probabilità di fare una lavoro migliore!