La presenza di più individui e l'attività di caccia davanti agli alveari fa supporre che sia presente almeno un nido nelle vicinanze dell'apiario. L'ente di gestione delle Aree Protette dell'Appennino Piemontese ha contattato immediatamente gli enti competenti e il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) dell'Università di Torino che è intervenuto individuando e rimuovendo un primo nido e attivando un monitoraggio di controllo sul territorio.
Questo caso diventa quindi il primo segnalato in provincia di Alessandria e, data la pericolosità del calabrone asiatico, è molto importante la diffusione della comunicazione sul territorio, ai cittadini e agli enti territoriali al fine di comprenderne l'effettiva diffusione e cercare di arginare la problematica.
È un predatore di vari insetti tra i quali le api ed è in grado di costruire colonie di grandi dimensioni anche in aree urbane. Di fatto quindi rappresenta un pericolo per la biodiversità e può diventare anche una fonte d'allarme per i cittadini. In particolar modo è un pericolo per l'apicoltura, visto che, nelle zone dove si è già ampiamente insediato, può portare a morte gli alveari attaccati, non rendendo più possibile l'allevamento delle api.
Dalle prossime settimane e per tutta la prossima stagione, insieme agli apicoltori locali e ai cittadini che vorranno collaborare, AsProMiele applicherà presso apiari, giardini e boschi alcune "trappole" con birra come esca attrattiva per catturare eventuali individui di "velutina". Lo scopo è quello di verificare l'effettivo areale di presenza ed, eventualmente, intervenire per contenerla.
Per esempio il 6 ottobre a Giaveno (TO) c'è stato un intervento di neutralizzazione di un nido: il riconoscimento di un esemplare ha permesso di guidare i tecnici fino al nido che date le grandi dimensioni probabilmente produce già le prime regine.
Tutta la cittadinanza può partecipare al monitoraggio e all'attività di contrasto dell'insetto, segnalando eventuali avvistamenti di Vespa velutina ai tecnici di Aspromiele o al personale delle Aree Protette dell'Appennino Piemontese, in modo da organizzare interventi tempestivi per il monitoraggio, la ricerca e neutralizzazione dei nidi.
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