Una buona ricerca è quella che sa guardare oltre, che, a proprio agio nelle sue linee guida, sa rivolgersi con curiosità e passione oltre l'orizzonte dei suoi obiettivi. Fra i molti ambiti di ricerca attivi presso il Parco Nazionale del Gran Paradiso, due sono incentrati su argomenti di notevole attualità, ovvero l'impatto dei cambiamenti climatici sulle acque, e l'influenza delle specie esotiche, arbitrariamente o incidentalmente introdotte, sulla biodiversità autoctona. Per entrambi i progetti, il Centro Studi Fauna Alpina del Parco collabora con l'Università di Pavia, ed è proprio nel corso delle ricerche sulle interazioni ambientali nei laghi d'alta quota che Rocco Tiberti, dottorando dell'università pavese, si è imbattuto in un raro crostaceo d'acqua dolce, la minuscola Daphnia middendorffiana, nota nelle acque dolci alle latitudini della tundra artica, ma mai fino ad ora ritrovata nei laghi glaciali dell'arco alpino. Le attuali tecniche di indagine molecolare – come suggerisce il giovane studioso – permetteranno forse di tracciare il percorso che, dalle latitudini estreme della tundra attraverso gli sconvolgimenti delle glaciazioni, ha permesso alle minuscole dafnie di colonizzare i laghi Trebecchi, Nivolet e Lillet del Parco Nazionale del Gran Paradiso. In realtà Daphnia middendorffiana proprio piccola non è. Certo, in termini assoluti, i suoi quattro millimetri scarsi non fanno di lei un gigante, ma tali dimensioni sono di gran lunga superiori a quelle degli altri membri dello zooplancton dei laghi del Parco. La mole, si sa, è una valida difesa, ma è anche il mezzo migliore per farsi notare dai predatori. Non deve quindi stupire che la preziosa scoperta sia stata effettuata in laghi privi di pesci, ovvero in specchi lacustri integri, originali, come erano tutti i laghi d'alta quota del Gran Paradiso prima che vi si introducessero pesci estranei non solo all'area ma all'intero continente, quali il nord americano salmerino di fonte. La scoperta di Daphnia middendorffiana riaccende così l'attenzione sul problema delle introduzioni sconsiderate di specie esotiche, nella maggioranza dei casi effettuate senza tenere in alcun conto i delicati equilibri delle reti alimentari autoctone. La voglia di giocare a fare Dio, o semplicemente di soddisfare schiere di pescatori della domenica, ha portato negli anni '60 alla devastante introduzione nei laghi d'alta quota del Parco, vergini dal punto di vista ittico, del salmerino e di altri pesci, incuranti del danno a volte irreversibile apportato alla biodiversità. Oggi, dopo l'inattesa scoperta di Tiberti, ci chiediamo se la dafnia fosse presente anche in altri laghi, se con lei convivessero altre specie del semi-invisibile mondo planctonico, portate a rapida estinzione dalla voracità dei salmerini. Di certo verifichiamo ancora una volta che la biodiversità è costruita su trame sottili, a volte invisibili, che sostengono la varietà e la ricchezza del mondo naturale, e che questa inaspettata scoperta ci sprona a tutelare.
Piemonte Parchi
Piccola grande Dafnia
- ottobre 2011
- Lunedì, 10 Ottobre 2011