È davvero affascinante il colpo d'occhio che offre il Pian della Mussa arrivando da Balme. Una piana vastissima, lunga 2,6 km e larga tra i 100 e i 400 metri, che si alza gradualmente dai 1740 fino ai 1850 metri del rifugio Ciriè. Fitti boschi ammantano l'ombroso versante meridionale, scoscesi pascoli si estendono sul versante esposto al sole e anche sulla piana, in cui scorrono le acque della Stura di Ala. Di fronte appare l'imponente Bessanese (3618 m), punto culminate del frastagliato crinale che separa la testata della Val d'Ala dalla francese Haute Maurienne, con Monte Collerin (3475 m), Punta Rosenkrantz (3260 m), Punta di Balme (3306 m), Punta Maria (3211 m). Ma la cima più alta è l'Uja di Ciamarella (3676 m), che con l'Albaron di Sea (3262 m) si innalza tra Val d'Ala e Val Grande. Tutte cime che hanno visto la nascita dell'alpinismo torinese alla fine dell'Ottocento. Proprio in quegli anni, mentre gli alpinisti si incontravano con le guide di Balme per organizzare le ascensioni, l'albergo Camusot offriva "intrattenimenti e balli", e le località delle Valli di Lanzo erano meta per la villeggiatura delle agiate famiglie torinesi, la testata della Val d'Ala vedeva altri visitatori. Erano i commissari del Comune di Torino che cercavano nuove fonti di approvvigionamento per l'acquedotto cittadino. "L'indagine - scrive Carlo Bima in L'acqua a Torino - si diresse in modo particolare sulle favorevoli condizioni presentate dalle acque dell'Alta Valle Stura, al Pian della Mussa, le quali, oltre ad essere abbondanti, freschissime e batteriologicamente pure, si giovano ancora della quantità di neve e di ghiaccio della Bessanese e della Ciamarella, della presenza di bacini e di laghi in cui s'accumulano per vie naturali e, infine, per la considerevole altezza." Alla relazione dei commissari seguì la delibera del 26 dicembre 1896 con cui il Comune di Torino decise l'acquisto delle sorgenti di Pian della Mussa.
I primi progetti per portare queste acque a Torino vennero presentati tra il 1898 e il 1900. Nel 1907 si avviarono i lavori per la costruzione della condotta da Pian della Mussa a Ceres, completati già nel 1909. Invece lunghe trattative e poi la Grande Guerra rallentarono la realizzazione del tratto da Ceres alla "camera di miscela" di Venaria, dove le acque dei pozzi dei dintorni vengono mescolate a quelle di Pian della Mussa. L'inaugurazione del nuovo acquedotto avviene così il 24 giugno del 1922. Con 49,2 km di lunghezza, 1440 metri di dislivello, 280 litri al secondo di portata, 13 "camere di interruzione" per controllare la pressione, tubi di acciaio da 300 a 500 mm di diametro, era un'opera eccezionale e davvero all'avanguardia. Tanto che ancora funziona perfettamente, portando l'acqua di Pian della Mussa nei rubinetti di Torino. Oggi viene miscelata con altre acque: circa il 4% arriva da Pian della Mussa, il 6% dalle sorgenti di Sangano, il 70% da oltre 600 impianti da pozzo che attingono da falde acquifere sotterranee, il 20% è acqua trattata del Po. Così Torino è una delle poche città al mondo a immettere nell'acquedotto anche purissima acqua d'alta montagna. E l'acqua che esce dai rubinetti è migliore di tante acque imbottigliate che si trovano nei supermercati (con grande spreco di plastica). Tanto che per anni una leggenda metropolitana ha spinto centinaia di torinesi a riempire taniche e bottiglie a una fontanella di corso Francia pensando che arrivasse solo da Pian della Mussa: invece era acqua identica a quella del rubinetto. Ma oggi l'acqua del celebre pianoro è davvero disponibile, confezionata direttamente dalla Smat in boccioni che sono distribuiti ad aziende, scuole, uffici pubblici e in occasione di manifestazioni culturali e sportive, mentre una parte viene conservata come riserva per la popolazione in caso di emergenze idriche. E un po' di litri vanno persino nello spazio. L'acqua di Pian della Mussa infatti è utilizzata sulla Stazione spaziale internazionale (Iss): grazie alla sua bassa percentuale di sali minerali risponde alle caratteristiche richieste per gli astronauti americani (agli astronauti russi, che preferiscono acqua con un più elevato grado di mineralizzazione, viene fornita l'acqua della centrale Regina Margherita a Collegno). L'eccezionale fornitura nasce da un accordo del 2002 fra Thales Alenia Space, impegnata nella realizzazione della Stazione spaziale internazionale, e la Società Metropolitana Acque Torino. La Smat ha potuto garantire - grazie al suo consolidato archivio storico e alle 600.000 analisi all'anno - una qualità di acqua costante anche nel tempo. Così il primo carico dell'acqua di volo per gli astronauti è stata spedita nello spazio il 9 marzo 2008 con il modulo ATV: un'acqua che per le rilevanti "spese di spedizione" viene a costare 14.000 euro al litro! E nei prossimi mesi verranno spediti altri 9000 litri di acqua preparata secondo il protocollo americano, quindi proveniente proprio da Pian della Mussa.
Acqua e sito d'interesse comunitario
Tutto al Pian della Mussa ricorda l'acqua. Il placido scorrere della Stura, le sorgenti dell'acqua per Torino tra prati verdissimi difesi da una recinzione. E poi le cascate che solcano le pareti rocciose, i ghiacciai della Bessanese e della Ciamarella che - pur ridotti dal riscaldamento climatico - mantengono la loro bellezza. Persino la strada che in 4 km sale da Balme al pianoro venne realizzata durante la costruzione dell'acquedotto. Una strada che nelle domeniche estive porta una gran quantità di visitatori in automobile. Pochi sono interessati alle escursioni: la maggior parte cerca un angolo dove sistemare il tavolo da pic-nic, lasciando alla fine della giornata una discreta quantità di rifiuti, la cui raccolta tocca al comune. Così la scorsa estate l'amministrazione di Balme ha istituito il parcheggio a pagamento (3 euro/giorno) nei fine settimana da metà giugno a metà settembre e nel mese di agosto. Una decisione molto opportuna, ma non si sa ancora se verrà ripetuta la prossima estate. Forse sarebbe ancora meglio chiudere la strada e istituire un servizio di navette, per eliminare l'inquinamento: ma è una scelta molto difficile. Oggi chi cerca la tranquillità può salire al pianoro nei giorni feriali, quando le auto sono poche e con una passeggiata su sentiero si possono osservare decine di marmotte. Oppure si sale al pianoro d'inverno, quando diventa un ambiente ideale per lo sci di fondo: l'anello si raggiunge sci ai piedi percorrendo la strada innevata, ma c'è anche un bel tracciato per le ciaspole sul versante opposto. La conca innevata è tra le più belle delle Alpi occidentali, e ben si comprende perchè è stata classificata come SIC (Sito di Interesse Comunitario). Il sito si estende per 4121 ha su tutta la testata della Val d'Ala, da Pian della Mussa al crinale che la separa da Val Grande e Maurienne, e comprende il Vallone d'Arnas in Val di Viù. Nell'area sono stati segnalati ben 19 ambienti di interesse comunitario (tra cui le "formazioni pioniere alpine del Caricion bicoloris-atrofuscae"), decine di specie floristiche endemiche (come le Campanule alpestris, elatines, cenisia), la rara Paeonia officinalis. E la fauna comprende, oltre a stambecchi e camosci, 100 diverse specie di uccelli: tra le specie nidificanti aquila reale, biancone, falco pellegrino e pecchiaiolo, fagiano di monte, gufo reale, gracchio corallino, picchio nero e averla minore, con la presenza anche del gipeto.