Era il 25 agosto 2015 quando "un orso e una donna si incontrano e le frontiere tra i due mondi implodono".
L'orso, sorpreso di trovarsi davanti una sconosciuta dalle sembianze umane, strappa una parte della mascella di Nastassja, e le morde una gamba. La ragazza riesce a farlo fuggire, assestandogli a sua volta un colpo di piccozza sul fianco.
Comincia così l'odissea, o la rinascita; anche se le rinascite spesso sono attraversate dalla sofferenza.
Un grande dolore è, infatti, ciò che prova Nastassja quando viene ricoverata in un reparto di rianimazione a Petropavlovsk. Qui subisce operazioni e terapie insopportabili; poi, viene trasferita in un ospedale di Parigi, dove si sottomette a un nuovo intervento al volto: "Mi sento come un animale selvaggio, catturato [...]. Dentro di me è tutto un urlo".
Durante la degenza nelle varie cliniche, che dura mesi, alcuni parenti e amici le fanno visita, una psicologa le propone domande di rito, un professore di medicina, insieme ai suoi studenti, l'analizza come fosse oggetto. Sopraggiunge perfino un agente dell'FSB per un interrogatorio: Nastassja è forse una spia? Perché allora si trovava nei pressi di una base militare?
A lei non sono mai interessati i segreti militari, ma le foreste e le popolazioni del Nord.
Da anni volge ricerche sugli Eveni, che abitano nella Kamčatka, e va poco d'accordo con l'idea antropocentrica, per cui la natura è solo un bene da contemplare o una risorsa da sfruttare.
Per Nastassja ogni cosa, incluso gli animali e le rocce e le stelle in cielo, ha un'anima, uno spirito.
Senza usare metodologie comparative, durante le sue analisi, annota tutto, anche se lo fa utilizzando due taccuini diversi. In quello diurno, trascrive i dialoghi e racconta i luoghi che la ospitano; in quello notturno registra i pensieri che arrivano dai sogni, perché " è qui, durante la notte che vedo con maggior chiarezza perché vedo oltre; ben oltre ciò che percepiscono nell'immediato i sensi della vita umana".
Finalmente, la visita e le parole del suo amico Andrej le aprono un varco nel buio: "L'orso non ha voluto ucciderti, ha voluto marchiarti. Adesso sei medka, colei che vive tra i due mondi".
Una deduzione interessante che, finita la degenza nell'ultima clinica, le favorisce un ritorno nel luogo dove la ferita è stata aperta. Solo allontanandosi dai bisbigli della gente, dai vuoti consigli dei medici, e dalla luce elettrica delle città, che acceca senza illuminare, potrà incontrare gli spiriti di cui ha bisogno: "Voglio il buio, una grotta, un rifugio, voglio candele, la notte, una luce morbida e soffusa, il freddo all'esterno, il caldo all'interno e pelli di animale per isolare le pareti"
Anche se Nastassja e l'orso continuano a rincorrersi nel sogno,"i tuoi sogni sono tanto suoi quanto tuoi", l'ennesimo soggiorno dagli amici Eveni sembra rigenerante, accogliente; ma sarà davvero la risoluzione ai suoi tormenti e alle sue domande? Riuscirà davvero, in questo modo, a togliersi di dosso le etichette che ogni cultura cerca sempre per definire ogni cosa? E' possibile vivere l'alterità e inglobare l'altro senza perdere se stessi?
Credere allo spirito selvaggio di Nastassja Martin - Bompiani (2021) - pag. 128 - Euro 14,25