Il cibo lega in modo stretto le persone, la vita delle comunità, la gestione dei processi produttivi con la salute e la qualità della vita, con le risorse naturali, con la terra e la biodiversità, con la gestione e la produzione di rifiuti e con la salvaguardia dell'aria e dell'acqua (Pothukuchi e Kaufman, 2000). Proprio in considerazione di questa serie di elementi il food planning, o pianificazione del sistema del cibo, risulta essere di particolare interesse e importanza.
Il sistema del cibo racchiude la catena della attività connesse alla produzione, alla lavorazione, alla distribuzione, al consumo e alla gestione dei rifiuti e gli effetti di tali attività (socio-economici, territoriali e ambientali, etc.). La tematica del cibo richiede, quindi, l'adozione di un approccio integrato e interdisciplinare che prenda in considerazione la pianificazione dell'utilizzo del territorio, i trasporti, il commercio, l'istruzione, la sanità e gli aspetti sociali, al fine di individuare politiche alimentari efficaci. Lo studio e la progettazione dei sistemi alimentari, tipicamente multifunzionali, sono strettamente legati a tematiche quali l'inquinamento, la salute dei cittadini, la pianificazione dei servizi ecosistemici e gli usi del suolo.
Al centro della maggior parte delle azioni e delle riflessioni relative al rapporto tra territorio e cibo si può individuare la riaffermazione della territorialità del cibo, che da strumento de-territorializzato di alimentazione torna ad essere "medium di valori nutrizionali, culturali e sociali" (Dansero, Testa e Toldo, 2013), veicolato non più, solo, dalle reti internazionali anonime dell'agro-industria, ma da filiere localizzate e "ri-umanizzate". Si cerca, quindi, di far fronte alla de-territorializzazione del cibo, dovuta agli attuali sistemi economici basati sull'efficienza che hanno portato ad un'urbanizzazione diffusa e all'indebolimento delle relazioni tra la popolazione e i luoghi, i territori, i paesaggi, l'ambiente e il cibo (Magnaghi, 2010).
Questo sistema ha portato alla formazione di "placeless foodscapes" (Ilbery e Kneafsey, 2000) dove non sono presenti relazioni tra il cibo e i luoghi di produzione e dove la maggior parte delle persone consuma prodotti omogenei e standardizzati a causa di un mercato globalizzato non basato sui luoghi.
La pianificazione del sistema del cibo, quindi, svolge un ruolo fondamentale al fine di riconnettere i produttori con i consumatori in modo da incentivare l'adozione di nuove abitudini alimentari e nuovi comportamenti di acquisto pubblico e privato. Per questi motivi a partire dalla seconda metà del anni '90, si assiste ad una tendenza globale: la nascita di filiere alimentari alternative (Alternative Food Networks – AFN). Nel contesto italiano vengono identificate con l'espressione "filiere corte" e si articolano in diverse tipologie quali i Mercati Contadini (MC) o Farmers' Market (FM), i Gruppi d'Acquisto Solidale (GAS), i Gruppi Organizzati di Domanda e Offerta (GODO) e i Negozi Aziendali (NA). Queste tipologie di filiere alimentari hanno lo scopo di riacquisire un controllo più diretto sul cibo e sulle sue molteplici connessioni, attraverso la costituzione di reti di produzione, distribuzione e consumo alternative a quelle convenzionali (Dansero e Pettenati, 2015).
Questa rinnovata attenzione agli aspetti della sostenibilità sociale ed ambientale del cibo ha portato ad una continua crescita di riflessioni, progetti e pratiche che nel contesto torinese si sono concretizzate grazie alla nascita di diversi processi strategici legati al sistema del cibo. Tra questi spicca il processo partecipativo guidato dalla Città Metropolitana e dall'Università di Torino "Nutrire Torino Metropolitana", volto a orientare le politiche future della Città di Torino, della Città metropolitana e della Regione Piemonte e a costituire il primo passo per la costruzione di una vera e propria politica alimentare integrata. Partito nel marzo 2015, con una serie di incontri al fine di evidenziare e mettere in relazione posizioni, interessi, dimensioni e logiche che compongono il sistema alimentare, il processo porterà all'elaborazione dell'Agenda metropolitana del Cibo e all'identificazione di azioni e proposte concrete capaci di informare le politiche e gli strumenti di pianificazione.
La pianificazione del sistema del cibo diventa, quindi, un'occasione per agire in modo parallelo sulla salvaguardia della biodiversità e sulla riduzione del consumo di suolo, valorizzando il patrimonio culturale e naturale di cui il territorio dispone e favorendo la formazione di nuovi mercati. Affinché ciò accada potranno essere definite strategie di governo del territorio orientate a favorire la presenza e la crescita della dimensione agricola in ambito urbano e periurbano, a incentivare e valorizzate le produzioni di pregio e i marchi del territorio, a limitare il consumo di suolo, a tutelare gli elementi che caratterizzano il paesaggio agricolo (boschi storici, fossati, siepi, etc.), a promuovere la multifunzionalità nelle aziende e ad incentivare le filiere corte.
Bibliografia
Dansero E. e Pettenati G. (2015) Il cibo in città: le dimensioni urbane delle filiere alimentari, Politiche Piemonte n°36 pp. 13-16
Dansero E., Testa C., Toldo A. (2013) Verso la Smart City partendo dal cibo, in Santangelo M., Vanolo A. (a cura di), Smart City. Ibridazioni, innovazioni e inerzie nella città contemporanea, Carocci Editore, Roma, pp. 135-149
Ilbery B. e Kneafsey M. (2000) Registering regional specialty food and drink products in the United Kingdom: the case of PDOs and PGls, Area, 32(3), pp. 317‐325
Magnaghi A. (2010), Il progetto locale. Verso la coscienza di luogo, Bollati Boringhieri, Torino
Pothukuchi K. e Kaufman J. L. (2000) The Food System, Journal of the American Planning Association n°66:2 pp. 113-124