Spesso l'uomo interferisce con l'ambiente naturale. Quando l'agricoltura modifica spazi e paessaggi, quando l'espansione della popolazione trasforma villaggi in metropoli, quando il corso dei fiumi è deviato o l'alveo di altri prosciugato. Isole intere vengono unite alla terra ferma con ponti, in altri casi vengono scavate le montagne per ottenere rapidi collegamenti.
Se tali modifiche ambientali vengono protratte nel tempo, tutti gli esseri viventi, vegetali o animali, mettono in atto ogni strategia possibile per sopravvivere al meglio a questi cambiamenti e per riprodursi.
Anche l'estinzione dell'Ibis sacro dall'Africa, suo Paese di origine, e la sua espansione in Paesi anche molto distanti tra loro, è una conseguenza antropica.
Origine e areale naturale di distribuzione dell'Ibis sacro
Originario dell'antico Egitto, l'Ibis sacro (Threskiornis aethiopicus), per molti secoli, è stato legato all'attività umana. Raffigurato spesso nei geroglifici, essendo considerato emblema del dio Toth, questo elegante uccello è stato oggetto di sacrifici e mummificato in templi dove venivano seppelliti, a scopo religioso, dozzine di migliaia di esemplari all'anno provenienti anche da allevamenti.
Fin dall'antichità, dunque, l'Ibis sacro ha condiviso lo spazio vitale con l'uomo sfruttandolo in maniera opportunistica a scopo alimentare, razziando spazzatura e provviste e tuttavia è completamente estinto come nidificante, dalla metà del XIX secolo in Egitto e, sebbene non sia facile risalire alle cause della sua estinzione nel Paese originario, si ipotizza che una eccessiva pressione venatoria unita a epidemie locali possano aver contribuito al decremento della popolazione fino al suo esaurimento.
L'attuale area di distribuzione naturale dell'Ibis sacro si estende oggi nell'Africa sub-sahariana, dalla Mauritania al Sud Africa, mentre piccole popolazioni isolate e in decremento sono presenti nel sud dell'Iraq.
Aree di diffusione e vettori di introduzione dell'Ibis sacro
In maniera affine a quanto avvenuto per altre specie, anche l'Ibis sacro si è insediato con successo in Paesi molto distanti dal suo luogo di origine. Lo possiamo infatti trovare stabilmente negli Stati Uniti, negli Emirati Arabi e in vari stati dell'Europa (Francia, Olanda, Spagna – Isole Canarie, Portogallo, Grecia), mentre è stata segnalata occasionalmente la presenza di alcuni individui nel Regno Unito e qualche tentativo di nidificazione in Belgio. In Italia la specie è presente in varie regioni, compreso il Piemonte, sebbene con popolazioni molto localizzate.
Ancora una volta l'azione antropica è responsabile della diffusione accidentale di una specie che, in situazioni ecologiche differenti da quelle del luogo di origine, è riuscita a moltiplicarsi velocemente tanto da essere oggi annoverata tra le specie esotiche invasive (IAS) in alcuni Paesi, tra cui l'Italia.
L'Ibis sacro è stata introdotto perlopiù come conseguenza dei rilasci e delle fughe dalla cattività di animali tenuti in collezioni private e in giardini zoologici e, in alcuni Paesi, come in Olanda, si ritiene che si sia diffusa autonomamente, a partire dalle popolazioni introdotte. Un caso di rilascio massiccio, noto per l'Italia, è quello avvenuto presso il Parco Martinat di Pinerolo (Torino) nel 2004, dove un episodio di forte maltempo ha provocato il danneggiamento di una grande voliera e di conseguenza la diffusione degli ibis che, una volta liberi, si sono dispersi.
Caratteristiche della specie e habitat
Threskiornis aethiopicus, questo il nome scientifico dell'Ibis sacro, appartiene all'Ordine dei Pelecaniformes ed alla famiglia dei Threskiornithidae la quale comprende numerose specie di Ibis.
Questo grosso uccello di palude, la cui apertura alare raggiunge circa 110-120 cm, possiede un piumaggio per lo più bianco a eccezione delle penne terziarie e delle estremità delle remiganti primarie e secondarie che sono invece neri con riflessi violacei. Il capo e il collo sono privi di penne e di colore nero, così come le zampe e il caratteristico becco ricurvo, lungo e rivolto verso il basso. La longevità accertata in natura è di oltre 20 anni.
L'ibis sacro è una specie gregaria e molto socievole, che può essere osservata in coppie o in piccoli gruppi; nidifica in colonie comprendenti fino a 2000 coppie, spesso in compagnia di altre specie, come gli aironi. La determinazione del numero dei nidi risulta particolarmente difficile per la presenza di molti individui non nidificanti, oltre che alla particolare abitudine degli Ibis sacri di porre i nidi a contatto, formando piattaforme con più nidi .
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Onnivoro e opportunista, l'Ibis vanta una dieta varia che comprende insetti e altri invertebrati catturati sia nelle acque basse delle zone paludose che sul terreno, alimenti vegetali, uova e pulcini di altre specie, ma anche carogne e rifiuti lasciati dall'uomo.
Essendo una specie molto adattabile, il suo habitat risulta molto vario e spazia da ambienti legati ai corsi d'acqua e alle zone umide dell'entroterra, alle lagune costiere e alle isole, ma anche in ambienti lontani dall'acqua, come le aree incendiate recentemente e altri ambienti antropizzati, tra cui le campagne coltivate e le discariche di rifiuti. Nidifica negli alberi e negli arbusti in prossimità di zone umide, ma anche sul terreno.
Perchè è una specie invasiva ?
Sebbene la specie sia classificata a livello globale come least concern (minor proccupazione) secondo i criteri IUCN e, nel contempo, sia stata inserita in allegato II della Convenzione di Berna per la protezione delle popolazioni native sulla base delle prove scientifiche disponibili e delle valutazioni dei rischi, in Europa è considerata specie esotica invasiva, pertanto la Commissione EU ha imposto di prevenirne la diffusione e porre l'attenzione sull'utilità di monitoraggio e controllo finalizzato all'eradicazione della specie nei Paesi non originari.
Infatti, la rapida espansione dell'Ibis sacro e la sua biologia ed ecologia possono generare impatti negativi su altre specie autoctone con le quali interagisce, entrando in competizione.
La predazione di uova e pulcini di varie specie di uccelli locali, come sterne, garzette, anatre, uccelli marini e uccelli di palude nonché la competizione per i siti di nidificazione con uccelli, come la garzetta e l'airone guardabuoi, con i quali condivide l'habitat, costituiscono infatti una pesante fonte di pressione sulla fauna autoctona.
Inoltre, in ragione delle le sue abitudini alimentari, l'Ibis sacro potrebbe causare danni alle attività di allevamento di pesci e molluschi e addirittura in Francia è stato documentato il consumo di gambero rosso della Louisiana, altra specie esotica invasiva. In effetti essendo l'Ibis sacro un predatore natural,e sia del granchio blu che del gambero rosso della Louisiana, in questo caso la presenza controllata dell'ibis sacro potrebbe anche non essere considerato un male e anzi potrebbe essere vista come un'opportunità, tuttavia risulta estrenmamente rischioso pensare di arginare l'allargamento di specie alloctone puntando su un'altra specie a sua volta non locale e invasiva!!!!
Anche la frequentazione, da parte di stormi di Ibis sacro, di aree in prossimità dei centri abitati potrebbe provocare problemi legati all'igiene e alla salute pubblica, considerata l'abitudine della specie di rovistare tra i rifiuti. Mentre la presenza di estese aree prative nei pressi dei sedimi aeroportuali potrebbe fungere da elemento attrattivo generando un rischio per le manovre di decollo e atterraggio per il rischio di collisione con aeromobili (bird strike). In un caso particolare, il Comune di Casalino (NO) ha lamentato che i numerosi Ibis presenti dal 2020 - in un dormitorio notturno - hanno danneggiato con le loro abbondanti deiezioni gli alberi secolari nel parco della "rocca", ove Aironi cenerini nidificavano almeno dall'inizio del XX secolo senza causare danni.
La crescita negli anni 2000 e la popolazione in Piemonte
In Italia il monitoraggio sulla diffusione dell'Ibis sacro è diffuso sul territorio, ma non esiste un progetto coordinato a livello nazionale: sono le singole regioni a occuparsene in sinergia con gli Enti gestori delle Aree protette e le Università.
Il "Piano di gestione nazionale dell'Ibis sacro Threskiornis aethiopicus (Latham, 1790)" redatto nel Novembre 2020 e approvato dalla conferenza Stato-Regioni evidenzia che la crescita di Ibis sacro a livello nazionale è stata esponenziale: nel periodo 2001-2005 vengono stimati 21 individui in 15 siti e, nel quinquennio 2006-2010, 39 individui in 22 siti. Nel gennaio 2012 vengono censiti poco meno di 200 individui in 15 siti, con un rapido incremento negli inverni successivi fino al picco registrato nel gennaio 2018 con oltre 2000 individui censiti in 41 siti (banca dati IWC, ISPRA).
In Piemonte, i primi censimenti svolti tra il 1979 e il 2008 riferivano di una presenza scarsa ed irregolare dell'Ibis sacro. Le prime osservazioni risalgono al 1989 e si riferiscono a un paio di individui osservati rispettivamente nelle garzaie di Valenza (AL) e Oldenico (VC). In quest'ultima, la popolazione nidificante è successivamente cresciuta sino a contare 25-30 coppie negli anni 2000-2001. Sempre in Piemonte, nel 2003 la nidificazione si è estesa ad un secondo sito e nel 2015 erano presenti almeno 140 nidi distribuiti in 10 colonie.
Censimenti esaustivi della popolazione padana di Ibis sacro sono stati effettuati in Piemonte e Lombardia nell'ambito del progetto "Garzaie Italia" promosso e coordinato dal Laboratorio di Eco-etologia 13 dell'Università di Pavia. Nel periodo 2010-2018 l'indice di popolazione riferita all'area lombardo-piemontese è cresciuto in modo notevole sino a contare, nell'ultima stagione di rilevamento, circa 800 nidi.
A partire dal 2016 il GPSO (Gruppo Piemontese Studi Ornitologici) ha iniziato il coordinamento dei censimenti dei dormitori (roost) di Ibis sacro in Piemonte, allargandoli anche alla provincia di Pavia per continuità territoriale ed ambientale. Questa specie aliena ha visto un forte incremento di popolazione e di aerale in Italia, con un nucleo di origine e di espansione localizzato nel Piemonte orientale e in provincia di Pavia. A tale proposito, i censimenti coordinati dal GPSO sono di fondamentale importanza come base di conoscenza per intraprendere azioni concrete per la gestione della specie e delle problematiche connesse. (Thicodroma n.13)
Nel 2023 la Regione Piemonte ha trasferito i fondi per il controllo delle specie esotiche invasive, previsti dal Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), ad alcuni Enti di Gestione delle aree protette e tra questi anche all'Ente di Gestione delle aree protette del Po piemontese. Quest'ultimo, infatti, in qualità di Centro di referenza per l'avifauna planiziale, svolge diverse attività specifiche, in aggiunta ai compiti fondamentali condivisi con gli altri Centri di referenza, che comprendono non solo la conservazione e la ricerca inerenti le esigenze specifiche delle popolazioni di questi animali sul territorio regionale, ma anche le analisi sull'impatto di specie alloctone invasive sull'avifauna locale.
Con il "Progetto Ibis sacro", iniziato appunto l'anno scorso, in alcune aree campione in provincia di Vercelli, sia in aree all'interno che all'esterno delle aree protette del Po Piemontese, potranno essere approfondite e aggiornate le conoscenze sulla distribuzione dell'Ibis sacro in tali aree ed analizzate le migliori misure di gestione per il controllo della specie.
Sul sito web del Parco del Po Piemontese è possibile scaricare la "Relazione 2023 del Centro di referenza avifauna planiziale" relativa al monitoraggio (raccolta dati quantitativi) di diverse specie di avifauna, Ibis sacro compreso, nonché la "Relazione intermedia" inerente l'attività specifica su Ibis sacro effettuata dal 2023 a oggi.
Avvistamenti e segnalazioni di Ibis sacro e Ibis eremita
In Italia è possibile osservare due specie di Ibis: l'Ibis sacro e l'Ibis eremita.
Sono due specie differenti e, paradossalmente, in posizioni di protezione opposte: mentre il primo è alloctono e incluso tra le specie esotiche invasive, l'Ibis eremita (Geronticus eremita) è una specie in pericolo di estinzione che è oggetto di un progetto LIFE austriaco di reintroduzione in natura, iniziato 20 anni fa, che dovrebbe assicurarne l'auto-sostentamento in Europa a partire dal 2028. In merito a questo progetto trovate maggiori informazione sul sito della EBN Italia dove è possibile consultare l'articolo completo
Per segnalazioni su avvistamenti di Ibis sacro e Ibis eremita è possibile:
- scrivere all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. indicando luogo e numero di individui osservati;
- scaricare una o entrambe l'applicazione iNaturalist e Ubird e registrare l'avvistamento seguendo le indicazioni fornite