Lo scorso 22 dicembre il Consiglio Regionale del Piemonte ha approvato la DCR 258-25537 che individua nuove Aree Specifiche per la tutela dell'ambiente, della biodiversità e della salute, in sostituzione delle Zone Vulnerabili da prodotti Fitosanitari, sulla base dei dati del monitoraggio e di uno studio effettuato da ARPA Piemonte.
L'inquinamento delle acque sotterranee da prodotti fitosanitari in Piemonte è diffuso ma, fortunatamente, meno del 50% dei punti di campionamento presenta valori che superano i limiti massimi previsti dalla legge. Questa, in estrema sintesi, una delle principali conclusioni del'indagine sullo stato di contaminazione delle falde effettuata da ARPA Piemonte su incarico del Settore Tutela delle Acque, in accordo con il Settore Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici della Regione Piemonte.
Che cosa sono i prodotti fitosanitari?
Si tratta di preparati utilizzati prevalentemente in agricoltura che servono a proteggere le coltivazioni dagli organismi nocivi.
I prodotti fitosanitari si suddividono in diverse categorie: insetticidi, acaricidi, erbicidi, nematocidi, fungicidi, fitoregolatori e repellenti.
Il loro uso è regolato dalla legge proprio perché si tratta di sostanze potenzialmente nocive, se utilizzate in modo scorretto, che penetrando nel terreno possono contaminare le acque, comprese quelle destinate all'uso potabile.
"Il Piemonte è stata tra le prime regioni italiane a effettuare un monitoraggio sulla qualità dell'acqua, nei primi anni Ottanta" spiegano Elena Anselmetti e Jacopo Maffia, funzionari del settore Tutela delle Acque della Regione Piemonte. "Risale al 1990 il divieto di utilizzo dell'atrazina in Piemonte, un erbicida impiegato soprattutto nelle risaie, il cui uso è poi stato abolito a livello nazionale nel 1996"
Già nel 2003 una deliberazione del Consiglio regionale (la DCR 17 giugno 2003 n. 287-20269) aveva designato le Zone Vulnerabili da prodotti Fitosanitari (ZVF) sulla base dei dati di monitoraggio (relativi al biennio 2000-2001) e dello studio condotti da ARPA Piemonte. Un'area è considerata zona vulnerabile quando l'utilizzo al suo interno dei prodotti fitosanitari autorizzati pone in condizioni di rischio le risorse idriche e gli altri comparti ambientali rilevanti.
L'attuale studio, alla base della deliberazione regionale appena approvata, ha prodotto una nuova valutazione dello stato di contaminazione delle falde, sulla base dei dati di monitoraggio ambientale relativi agli anni dal 2014 al 2019. Una "nuova valutazione" che si è resa necessaria perché dal 2003 è cambiata la situazione sia in termini di pratiche agricole e di sostanze impiegate, sia per quanto riguarda le tecniche analitiche adottate da ARPA Piemonte. Inoltre sono anche cambiate le norme che regolano l'uso dei prodotti fitosanitari.
Corpi idrici superficiali e sotterranei
L'indagine ha preso in esame i corpi idrici sotterranei. "I corpi idrici - spiegano ancora Anselmetti e Maffia - possono essere superficiali, come laghi, fiumi, torrenti, oppure sotterranei. Questi ultimi sono le falde idriche che, a loro volta, si dividono in falde superficiali, che possono essere situate anche a pochi metri sotto il suolo, e in falde profonde".
Le falde idriche sono acque sotterranee situate all'interno di rocce permeabili che consentono loro di fluire per effetto della forza di gravità. La parola falda, che deriva dal termine tedesco falte, significa infatti "piega" e indica un deposito idrico tra gli strati del terreno.
Lo studio di ARPA Piemonte si è focalizzato sulle falde superficiali, più vicine al piano campagna e quindi più facilmente interessate dalla presenza di prodotti fitosanitari, e i territori che le sovrastano.
La nuova delibera contiene un elenco di nuove Aree Specifiche - con le relative mappe - e sostituisce l'atto emanato nel 2003, individuando nuove misure per la tutela delle risorse idriche in queste zone.
L'elaborazione dei dati effettuata da ARPA Piemonte ha permesso di mettere in evidenzale situazioni di vulnerazione (ossia dove le concentrazioni di prodotti riscontrate superano il limite di legge) e quelle di attenzione, che indicano la presenza di prodotti fitosanitari in quantità inferiori al limite, ma che necessitano di un controllo continuo per monitorare eventuali superamenti.
Specifiche misure di tutela sono state individuate per determinate sostanze che hanno causato una contaminazione nelle aree specifiche designate. Le misure riguardano prevalentemente il rafforzamento dell'assistenza tecnica e delle attività di informazione, mentre vengono mantenute le limitazioni d'uso per il Bentazone (permane il divieto di questo diserbante per il riso) e l'Azoxystrobina. un fungicida utilizzato nelle zone risicole, che continua a poter essere somministrato una sola volta all'anno.
Le conclusioni
Lo studio di Arpa Piemonte è importante perché consente, tramite appositi indici, di classificare le acque sotterranee in base al loro livello di inquinamento da prodotti fitosanitari. In base alla classificazione, rappresentata su mappe, è possibile individuare le misure necessarie a riqualificare le acque per migliorarne la qualità.
I dati di monitoraggio hanno evidenziato che l'inquinamento da prodotti fitosanitari è diffuso su tutto il territorio piemontese. E' stata riscontrata ancora la presenza di sostanze molto persistenti che non sono più utilizzate da anni, come la Atrazina. Inoltre sono stati rilevati fenomeni di inquinamento cosiddetto "puntuale", cioè localizzati su singoli punti di monitoraggio (come ad esempio i pozzi) e presumibilmente causati da un uso scorretto dei prodotti fitosanitari, specialmente nelle fasi di preparazione della miscela, di lavaggio delle attrezzature o di gestione della miscela residua, o da sversamenti accidentali. Se a prima vista il quadro potrebbe apparire fosco, bisogna considerare che l'indagine attuale ha preso in considerazione un maggior numero di sostanze rispetto al passato e utilizza criteri e parametri diversi. Se nel 2003 erano state circa 60 le sostanze prese in considerazione e di queste 20 erano risultate presenti nelle falde esaminate (in riferimento ai primi anni del 2000), nell'ultimo monitoraggio sono state 103 le sostanze analizzate e 81 quelle trovate nel periodo in esame (i sei anni dal 2014 al 2019). Per la maggior parte si tratta di diserbanti. Oggetto dello studio e delle conseguenti misure sono, come detto, le falde acquifere superficiali, il cui stato di salute va a interessare anche quelle profonde, le cui acque sono destinate all'uso potabile e che mediamente godono di uno stato di salute migliore.
"La situazione per certi versi e in certe zone è migliorata nel tempo" spiegano ancora Anselmetti e Maffia. "Ad esempio su un'area dell'altopiano di Poirino non si rileva più la presenza di un diserbante il cui utilizzo era stato limitato dal 2003. Nei canali delle risaie del novarese e del vercellese oggi cresce di nuovo l'erba, che in passato veniva eliminata con l'utilizzo dei diserbanti per fare scorrere più rapidamente le acque. Si tratta di un segnale positivo per l'ambiente, anche perché la vegetazione depura l'acqua in modo naturale. I monitoraggi servono a prevenire e a tutelare l'ambiente e la salute pubblica. Per migliorare ulteriormente bisogna lavorare sulla prevenzione e sull'educazione, applicando le buone pratiche che già esistono. Oggigiorno fortunatamente l'impiego dei prodotti fitosanitari sta diventando sempre più sostenibile e si sono ridotte le dosi impiegate, in parte grazie alle tecniche di precisione e al costo elevato dei prodotti fitosanitari che spinge a farne un uso mirato, in parte per la crescente sensibilità ambientale di produttori e consumatori, tendenza testimoniata dalla diffusione della produzione integrata volontaria e del biologico" concludono Anselmetti e Maffia.
Per approfondimenti:
Nuove Aree Specifiche individuate sulla base delle classi di vulnerazione