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Biodiversità qua e là…

Montagne, colline, pianure, boschi, laghi e fiumi piemontesi ospitano un patrimonio di biodiversità: 3500 specie di piante, 400 di uccelli, 80 di mammiferi, 40 di anfibi e rettili, 60 di pesci. Il ruolo dei parchi è fondamentale, per conoscere e conservare

  • Caterina Gromis
  • agosto 2010
  • Martedì, 10 Agosto 2010

Sullo Zingarelli minore, tra "biodinamico" e "biofisica" ci si aspetterebbe di trovare il termine "biodiversità", e invece non c'è. Però se si scrive la parola al computer il controllo informatico non la segnala come errore, dunque la riconosce. Allora esiste ed è ufficiale, anche se per trovarne la definizione non è su un vocabolario che bisogna cercare. In un saggio intitolato "Il pasto gratis" (Ivonne Baskin, InStar libri 2005) la biodiversità è «una fitta rete di esseri viventi che operano di concerto per rendere abitabile la terra». Definizione azzeccata, anche prima della catastrofe di dimensioni incalcolabili nel golfo del Messico che, inquinando come mai prima il mare, sta funestando proprio quello che, neanche fosse una beffa, si chiama "Anno della biodiversità". Oggi si abusa di questa parola come di tutte quelle che hanno "bio" per prefisso, e forse sarebbe più corretto parlare di "varietà della vita": è molto più facile pensare alla "varietà" come sinonimo di "vita", che alla "diversità" come sinonimo di "bio". Si tratta di un semplice concetto di sopravvivenza, e dato che l'idea della vita come quella della morte è di immediata comprensione per tutti gli uomini, non è necessario usare parole complicate per intendersi, almeno su questo. Comunque in nome dell'abusato termine si lavora, e se ci si dedica alla biodiversità perché è di moda la parola, tanto meglio: si lavora per questioni di vita o di morte, e tra l'una e l'altra scegliere la vita è un nobile scopo. Chiunque si occupi di ambiente quest'anno porta avanti qualche progetto a salvaguardia della biodiversità, parchi in testa. Il Piemonte dal 2005 a oggi ha investito 2,5 milioni di euro in progetti realizzati dai Parchi regionali a tutela degli habitat e della varietà della vita. Sembrano tanti soldi, ma la nostra regione ha anche tanti ambienti. Montagne, colline, pianure, boschi, laghi e fiumi significano un bel patrimonio, fatto di 3500 specie di piante, 400 di uccelli, 80 di mammiferi, 40 di anfibi e rettili, 60 di pesci. All'interno dei Parchi naturali sono state possibili reintroduzioni che hanno avuto successo, di specie che poi hanno ripopolato le zone oltre i confini delle aree protette: dal gipeto nel Parco delle Capanne di Marcarolo e in quello delle Alpi Marittime, allo stambecco nel Parco della Val Troncea. Il lavoro dedicato all'educazione ambientale che i parchi sviluppano nelle scuole è importante, ma il vero nocciolo della questione biodiversità sta nei censimenti, nelle catalogazioni, nella certosina pazienza dei sistematici che ordinano per genere e specie piante e animali, e così facendo li portano allo scoperto come beni preziosi. I naturalisti di questo genere fanno un lavoro di valore pari a quello dello storico dell'arte che scopre un antico affresco, o dell'archeologo che riporta all'onor del mondo una necropoli: raccogliendo dati e organizzandoli in una struttura apparentemente da guida del telefono, mantengono un legame con la storia del territorio e ne rivelano vizi e virtù. Esempi qua e là: un cd-rom a cura del Parco naturale della Val Troncea, sugli insetti del suo territorio. Il lavoro rientra in un progetto che è un gioiello delle scienze naturali: le piccole faune d'Italia studiate e rese agibili attraverso un'operazione informatica divulgativa adatta a tutti i curiosi e non solo agli specialisti. Sono già in circolazione altri tre cd rom, dal 2003 a oggi, uno sui coleotteri buprestidi d'Italia, uno sui cerambicidi e uno sui tenebrionidi, reperibili presso l'Associazione Naturalistica Piemontese. Quello sugli insetti del Parco della Val Troncea, non dedicato a un singolo ordine ma a tutti gli insetti di un angolo scelto d'Italia, ha richiesto tre anni di impegno degli entomologi responsabili, che lavorano in nome di una frase di E. O Wilson, stampata anche sulla copertina del dischetto: «Se l'intera umanità dovesse di colpo scomparire, il mondo si rigenererebbe al livello del ricco equilibrio che esisteva 10.000 anni fa: ma se gli insetti venissero distrutti, tutto l'ambiente precipiterebbe nel caos!». Un altro progetto-atlante riguarda le colline del Basso Monferrato, dove grazie alla collaborazione tra Regione Piemonte e Parco Naturale del Sacro Monte di Crea, esiste una banca dati informatica sulla biodiversità della zona. Strutturata come un atlante, ha diverse chiavi di lettura e di ricerca, possibili per gruppi tassonomici o per ambiti territoriali: è uno strumento scientifico e tecnico di grande utilità nello studio di strategie per la conservazione e la gestione dei vari ecosistemi e delle singole specie animali e vegetali presenti. Una pubblicazione cartacea, "Nascitur in collibus Montisferrati – biodiversità del Basso Monferrato", stampata nel marzo del 2010 dal Parco di Crea, celebra l'anno della biodiversità offrendo al lettore un commento ai dati raccolti, per distinguersi dalla sua versione informatica che è banca dati nuda e cruda. Un volume a cura dell'Associazione Naturalistica Piemontese, intitolato "La biodiversità della Provincia di Asti", completa l'analisi del territorio con il patrocinio del WWf. Nel mondo scientifico sta prendendo forma un progetto ambizioso che fa capo all'European Distributed Institute of Taxonomy (EDIT), un consorzio istituito nel 2006 per incentivare la collaborazione scientifica tra istituti di ricerca, con l'obiettivo di arginare il declino della biodiversità. EDIT riunisce 27 enti di ricerca in Europa, Nord America e Russia. Propositi, per i cinque anni di durata del progetto: incentrare le ricerche tassonomiche nell'area di ricerca europea e creare una rete di competenze scientifiche ad alto livello nel mondo. L'obiettivo è riunire i maggiori istituti di tassonomia in Europa, che per ragioni storiche si sono sviluppati indipendentemente, e convogliarne le energie sulla via del confronto e della collaborazione. Il piano di lavoro prevede programmi di ricerca comuni, protocolli standardizzati e dati immediatamente disponibili in rete. Più della metà degli esemplari delle collezioni mondiali di storia naturale che costituiscono le basi della ricerca tassonomica appartiene agli istituti membri di EDIT: questo fa sperare che un tale centro virtuale di eccellenza permetta un accesso all'informazione sull'attività di ricerca sempre migliore. L'Italia è entrata a far parte di questo programma attraverso il suo parco di confine, quello delle Alpi Marittime, grazie al gemellaggio con il parco francese del Mercantour. La Francia è partner del progetto EDIT grazie alla collaborazione del parco del Mercantour con il Museo di Storia Naturale di Parigi. Anche il museo di scienze naturali di Torino è coinvolto nell'ATBI+M (inventario e monitoraggio) delle Marittime, con le competenze del suo personale scientifico, e diversi enti di ricerca, giardini botanici, università, parchi naturali, musei, collaborano al progetto pur senza farne ufficialmente parte. Sono il trampolino di lancio per una nuova maniera di lavorare: rendere disponibile il materiale conservato nelle collezioni serve a permetterne il controllo da parte di un buon numero di esperti e a ottimizzarne la gestione, oltre che a trovare spunti per nuove ricerche. I lavori sulla biodiversità dunque sono impegnativi e poco pomposi, alla faccia dei paroloni che iniziano per "bio". Riguardano piccole faune, animalini insignificanti, erbe selvatiche, fiori di campo... La fonte dei dati parte da rappresentanti di poco scalpore nel mondo naturale, ma sono queste creature quasi indistinte a darci la vera misura del vivere: se mancano loro spariscono anche i pesci e gli uccelli, gli anfibi e i mammiferi... E poi l'Homo sapiens da solo che fa, sul suo pianeta deserto?

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