Immaginiamo una cresta di montagna che si staglia contro il cielo, silenziosa e imponente. Su di essa, due sagome quasi immobili si osservano e si scrutano: un'aquila dall'aspetto fiero, con il suo piumaggio scuro tutto raccolto, e un gipeto, dall'aspetto un po' più robusto e di dimensioni decisamente più evidenti.
I due rapaci, perfettamente in equilibrio sulle punte delle rocce, apparentemente a loro agio, si guardano per diversi istanti. Forse si confrontano, leggeri movimenti fanno trasparire in realtà un po' di fastidio reciproco. Tutto avviene nel più assoluto silenzio: comunicano con il corpo e con lo sguardo, usando un antico linguaggio. Poi, improvvisamente, con un movimento istintivo e senza preavviso, aprono le ali con un gesto millenario che sfida la gravità, lanciandosi nel vuoto. Entrambi spiccano il volo con grazia e regalità, attraversando in un attimo il versante.
Aquila e gipeto: specie dalle vie diverse
L'aquila reale (Aquila chrysaetos) e il gipeto (Gypaetus barbatus) sono due frequentatori delle Alpi piemontesi, con abitudini di vita e ecologie differenti, ma con tratti comuni che li rendono simboli potenti della natura.
L'aquila è un predatore noto per la sua abilità nella caccia e nella difesa del territorio. È specializzata nella caccia a mammiferi di medie dimensioni, ma non disdegna anche prede più grandi. Può succedere, ad esempio, in primavera, di vederla sorvolare i piccoli di camoscio. Più facile è osservare il suo volo: sfruttando sapientemente le correnti termiche ascensionali, in breve, guadagna quota. La sua presenza non è neppure sfuggita ai potenti delle epoche passate che spesso l'hanno elevata come emblema per rappresentare la propria potenza.
Il gipeto, d'altra parte, è un rapace più raro e affascinante, noto anche come avvoltoio barbuto. Si nutre principalmente di carcasse di animali morti, in particolare di ossa. Caratteristico è il suo comportamento di far cadere le ossa dall'alto per frantumarle, un adattamento unico che gli consente di ingurgitare l'osso che verrà disciolto dai succhi gastrici con pH acido. Le nostre escursioni si possono arricchire con i segni della sua presenza: in qualche occasione può infatti succedere di imbatterci in una roccia cosparsa di ossa ridotte a pezzettini, segnale del suo banchettare. Così come, a volte, se non lo si avvista direttamente in cielo, è la gigantesca ombra che proietta in terra ad avvertirci del suo apparire e del suo passare curioso: l'apertura alare può difatti sfiorare i 3 metri.
Interazioni tra aquila e gipeto
Sebbene le due specie non siano direttamente in competizione per il cibo, la loro interazione nella natura è comunque interessante. Possono trovarsi in parziale conflitto in alcune circostanze, come nel caso di carcasse di animali o nell'affermazione dei rispettivi territori. Il loro incontro è ricco di eleganza e potenza. Poterle osservare insieme è un evento davvero appagante, che, ancora una volta, mette in evidenza il delicato equilibrio che regola la vita degli ambienti in cui le aree protette piemontesi si trovano ad agire.
Molti operatori dei parchi (accanto a tante altre persone), con professionalità, passione e dedizione, dedicano una buona parte del loro tempo per studiare, seguire e proteggere questi animali. Per conoscere il loro lavoro e approfondire la materia è possibile consultare i siti internet dei rispettivi enti parco.
Per approfondimenti:
Aree protette delle Alpi Marittime
Aree protette delle Alpi Cozie