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Il Monte Cornetto

Mi chiamo Nicolò, sono un bambino di 7 anni. Abito in una bella valle verde.

  • Toni Farina
  • ottobre 2013
  • Martedì, 11 Marzo 2014
Il Monte Cornetto

La vetta
"Ma quanto manca?" - "Molto, la vetta è sempre lontana..."
"Che freddo!" - Sulla vetta tira sempre un vento gelido...
"Abbassatevi, spostatevi più in là" - Sulla vetta si fa la foto ricordo...
"Fate scrivere anche me!" - Sulla vetta si compila il libro di vetta...
"Guardate laggiù, il monte... e là in fondo il lago... - Dalla vetta si osserva il panorama...
"Accidenti non si vede niente!"
A volte accade che la vetta sia avvolta dalla nebbia. Altre volte, però, la nebbia è più bassa e, allora, la vetta si confonde col cielo...
Dalla vetta, prima o poi bisogna scendere. E lei rimane lì solitaria, come è giusto che sia.

Il Monte Cornetto
Mi chiamo Nicolò, sono un bambino di 7 anni. Abito in una bella valle verde. D'estate ovviamente, perché in inverno la mia valle diventa, indovinate un po', bianca di neve, che scende copiosa a proteggere i pascoli e gli abeti.
Dalle finestre di casa vedo tutta la mia valle, e vedo i caprioli che, al mattino presto, escono dal bosco per succhiare la rugiada sull'erba. Dalla finestra della mia camera vedo il paese, con i comignoli delle case che fumano come le ciminiere di una nave. Una nave con i motori sempre accesi, che però non salpa mai.
Dalla finestra della mia camera poi, se alzo lo sguardo, vedo il Cornetto che è il monte più alto della mia valle. Dalla sua cima si osservano monti a perdita d'occhio, si domina il piano con i paesi e le fabbriche, si ammira il gran fiume lucente che viaggia lento verso il mare.
Pare che dalla cima, nelle giornate di vento,lo si veda il mare. Ma a questo io non credo.
Sul Monte Cornetto non ci sono mai salito. Mio nonno invece sì. Lui, sul Cornetto, ci è salito tante volte quand'era giovane, e aveva le gambe forti come un toro. Mi ha descritto il sentiero, le rocce, gli animali, i segreti. Perché, lui, li conosce tutti i segreti.
Ci voglio andare anch'io sul Cornetto: un po' di tempo fa ne ho parlato ai miei amici e loro giù a ridere come scemi. Adesso, appena mi vedono, mi prendono in giro: vuole andare sul Cornetto, il bimbetto.

Nicolò Nicoletto vuol salire sul Cornetto

Sul Cornetto questa notte è scesa la neve. Altra ne verrà, tanta ne verrà e, a mezza estate, quando il caldo e le brume se la saranno mangiata tutta, proverò ad andare in punta. Seguirò il sentiero che sale prima nel bosco e poi sui pascoli, infine si inerpica sui ghiaioni e sulle pietraie.
Nel fitto dell'abetaia incontrerò sicuramente cervi e caprioli, forcelli e coturnie. Più in alto, sui prati, udrò fischi di marmotte e camosci. Gracchi scherzosi mi guideranno sulle ghiaie, tra le nebbie sotto la cima alzerò le pernici. Vedrò da vicino le penne dell'aquila, regina dei cieli.
Si, sono proprio deciso, l'estate che viene ci andrò.

Ci andrò in un giorno di vento che se vedrò il mare sarò contento.

Sarò contento perché io, il mare, non l'ho mai visto. Sono contento perché luglio è arrivato, il sole è caldo e le giornate sono lunghe, sono contento perché oggi, dopo il temporale, si è alzato il vento. Domani sarà il gran giorno, mi alzerò alle prime luci dell'alba e, zaino in spalla, mi incamminerò. C'è un problema, però: la sentirò la sveglia?
"Driiiiiiin, driiiiiiin... driiiiiiin" Accidenti, è già ora! Mi butto giù dal letto, un po' rincitrullito tracanno un bicchiere di latte, mi infilo calze e scarponi e via.
Via nel fresco del mattino, via che il giorno sta nascendo, via che l'avventura è iniziata.

Via, che al Gran Cornetto voglio salir sul tetto

"Monte Cornetto - ore 7", dice il cartello. Strano, mi pareva che le ore fossero solo tre e, soprattutto, che il sentiero andasse dall'altra parte. Si vede che sto ancora dormendo, non importa, la brezza mi desterà.
Una grande luna rosata scompare dietro le creste, io scompaio nel bosco. Che buio, nel bosco. Battiti d'ali, frusciare di fronde, rumore di passi. I miei, passi.
Accidenti come sale il sentiero, qualche minuto e devo fermarmi a prendere fiato. Rumore di passi... passi? Non sono miei, questi passi. Cerco di sentire meglio e... silenzio, ora è tornato il silenzio. Un sospiro di sollievo e riparto.
"Uh-uh, uh-uh, uh-uh. Ciuit-ciuit, ciuit-ciuit. Fiuu-fiuu, fiuu-fiuu." Nel bosco c'è chi si sveglia e chi si accinge al riposo. Nel bosco che si dirada, mentre il cielo si fa sempre più chiaro.
Una cascata di aria frizzante mi investe quando esco sul pascolo dell'Alpe del Fringuello. Il vento spazza l'erba, rimbomba sulle rupi, porta suoni da lontano.
Chissà dove prende la forza il vento, dove li prende quei suoni: "Fsss, fsss... fsss". A dire il vero questo suono è vicino, anzi, vicinissimo. Mi volto di scatto: un serpente grigio e marrone steso su un sasso mi osserva, mi sibila, mi... spavento da morire. E scappo, scappo come il vento e lui, lui mi insegue, veloce strisciando nell'erba.
Fine a quando: "frrr-frrrrrrrrr... zac, frrrrrr." Mi volto di scatto e vedo un grande falco che si alza verso il cielo.

Falco, falco sapiente, mi hai salvato dal serpente

Verso il cielo si alza il falco, il cielo che è sempre più luminoso. Di là della valle la luce del sole, oh meraviglia, accende i ghiacciai, e i nevai e... vai, Nicolò, che è la tua giornata.
Vai anche perché qui il sole ancora non c'è, e a star fermi si gela.
Così vado avanti, seguito dalla mia ombra. Ombra? Mah, se il sole non c'è, come fa ad esserci l'ombra?
Ora corro, corro a perdifiato sull'erba, per staccare l'ombra. Mi fermo, mi volto piano e, sollievo, l'ombra è scomparsa. Come la luna oltre i monti.
-Nicolò, Nicolò, cosa fai tutto solo sulla montagna?- Un vecchio con una lunga barba bianca è apparso sull'uscio dell'alpeggio. -Nicolò, Nicolò, bimbo coraggioso, vieni a bere un po' di latte appena munto- Ha la pipa in bocca, ha gli occhi furbetti, il latte però è buono, come la mozzarella. Mozzarella? Mah, mi pareva che il formaggio di quassù si chiamasse Tomella. E che la mozzarella arrivasse di là dal mare. Il mare, lo vedrò, dalla punta, il mare?
-Nicolò, Nicolò, torna indietro, torna a casa,-mi dice il vecchietto. Come faccio a tornare, che penserebbero di me amici e compagni,- gli rispondo.- Nicolò, bimbo screanzato, segui allora il sentiero al di là del ruscello, è più rapido e anche più comodo- aggiunge lui.

Il sentiero al di là del ruscello è più largo, è più bello.

Aveva ragione, è proprio comodo, evviva il vecchietto. Il quale però, dopo qualche istante, mi urla dietro: -Nicolò, Nicolò, bimbo testone, stai almeno attento ai lupi.
Mi volto, ma, del vecchietto con la barba bianca non c'è più traccia: Anche l'Alpe del Fringuello è scomparso. Accipicchia!
Lupi..., lupi? Mah, sapevo di camosci, caprioli, marmotte, si vede che avrà voluto burlarsi di me.
Di me che ora cammino più svelto, di me che ora mi illumina il sole. Che caldo, che delizia, che... "uhuuu, uhuuu, uhuuu... uhuuu". Ecco, avete presente le lepri? Io ora sono una lepre che corre e corre, sul sentiero, sul prato, sulle rocce. Una lepre che, però, non ha più fiato quando arriva sul ghiaione.
Non ho più fiato quando la nebbia avvolge me e le montagne, meno male che il sentiero ancora si vede. E che i lupi non si sentono più.
Riparto, con questa nebbia però non capisco se salgo oppure scendo, con questa nebbia... nebbia, mah, se ne andata la nebbia. D'improvviso com'era venuta. Evviva!... Iva, iva, ivaaa. Divertente l'eco, provo a giocare con lui:
-Heilà!- grido forte- Oilì, oiliii- mi risponde. Mi prende in giro, l'eco. Riprovo:
-Nonno, nonnooo-, grido, e lui:-sonno, sonnooo.- Si burla di me, l'eco.
Di me che cammino, cammino e ancora cammino.

Cammino, cammino, che alla cima ormai son vicino.

Si, sono vicino alla cima, alzo gli occhi e la vedo proprio sopra di me. Come mi sento forte, adesso, Cornetto, sei mio!
Ora il sentiero è una piccola traccia. Sul ghiaione tre passi avanti e due indietro. Due passi avanti e tre indietro: che fatica! Nebbie che tornano, nebbie che corrono.
-Ciao Nicolò, dove stai andando? Stai attento che il Cornetto è da questa parte.
Impettito su una roccia un grosso alce mi indica con le corna la giusta direzione. Meno male, per fortuna il bravo alce... alce? Qui c'è qualcosa che non quadra. Lo ammetto, sono confuso, ci mancano solo le renne e avrò salito il Cornetto di Lapponia. Sono veramente confuso e, lo ammetto, ho anche paura.
Nebbie che vagano, nebbie che se ne vanno. La vedo di nuovo la punta, è sempre lì, conto i passi:
-Uno, due, tre... duecento uno, duecento due... mille uno, mille due: accidenti, sembrava lì.
-Lo sai Nicolò, in montagna le distanze a volte ingannano- Così mi dice spesso il nonno. Come ha ragione, il nonno.
Cammino e la punta è sempre lì, corro e la punta è sempre lì, mi arrampico come un capra e... ma, dov'è il Cornetto?

Cornetto benedetto, Cornetto maledetto. Dov'è il mio letto?

Sono stanco, ho sonno, ho paura. E grido, grido a più non posso:
-Mamma, mamma... mammaaa...

Mamma mammina, dove sono stamattina?

-Mamma, mamma aiuto, dove sono? Dov'è il Cornettoooo?
-Nicolò, Nicolò, su bimbo mio, sveglia. Che ti succede stamane, sei tutto sudato. Dai, alzati, altrimenti farai tardi, le tue caprette sono già a pascolare e gli amici ti aspettano.
Ah, dimenticavo, è già in tavola, ripieno di marmellata... il cornetto.

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