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Barbòeros!

Nella Sede di Valdieri del Parco naturale delle Alpi Marittime, sino al 21 marzo è esposta la mostra dedicata al carnevale di Villar dì Acceglio in Valle Maira

  • Aldo molino
  • febbraio 2015
Lunedì, 23 Febbraio 2015
Il "sotterratore del carnevale" di Viillar d'Acceglio foto A.Molino (1989) Il "sotterratore del carnevale" di Viillar d'Acceglio foto A.Molino (1989)

Barboreos, vuol dire barbuti, e per estensione essendo il più semplice dei travestimenti, maschere.
Cortei mascherati percorrevano un tempo, nei giorni di fine inverno, prima della pausa quaresimale e della ripresa delle attività all'aperto, i sentieri e le mulattiere visitando villaggi e borgate con una certa predilezione per quei luoghi dove si sapevano esserci ragazze da marito. Carnevali questuanti in cui riti ancestrali si sovrapponevano alle innovazioni della tradizione. Quasi ogni paese aveva il suo gruppo, rigorosamente maschile ( alle donne il compito di custodire gelosamente i preziosi "bindei, i nastri di seta, dei costumi e di cucire gli stessi), che si impegnava in quei festeggiamenti carnevaleschi.
Due "grandi guerre", la crisi del vivere in montagna, lo spopolamento, talvolta il rifiuto della propria identità, ne hanno decretato la scomparsa. Poche le feste rituali che sono sopravissute dopo il secondo conflitto mondiale, ancor meno quelle che hanno attraversato i turbolenti anni 'settanta.
La maggior parte dimenticate o perdute per sempre. In alta Val Maira si ricordano sfilate carnevalesche a Lottulo, Ussolo, Preit di Canosio ... Solamente Villaro di Acceglio ha lasciato una solida traccia. L'ultima edizione nel 1964, poi due riproposte nel 1979-80 ancora una ripresa tra il1989 e il 91 gli anni in cui la Val Maira cercava faticosamente di invertire una decadenza che sembrava inarrestabile e quindi nuovamente l'abbandono.
-"Dorme", è la risposta laconica di una delle protagoniste e delle organizzatrice delle ultime edizioni interrogata sul futuro del carnevale di Villaro.
Documenti e immagini fortunatamente consentiranno un giorno, se le condizioni lo permetteranno e se le comunità lo riterranno opportuno, di riprendere le antiche usanze. La Behò di Bellino è rinata dopo quarant'anni quando ormai era data per definitivamente estinta, analoga sorte a avuto il carnevale di Champlas du Col (Sestriere) anche se quest'ultimo da qualche anno non fa di nuova più parlare di sé o quello di Laietto a Condove.

Facevamo "barbòeros" perché poi la segale cresceva meglio, affermava un compianto valligiano.
In ciò sta molto del senso del carnevale e del far festa. Riti propiziatori arcaici ma anche la consapevolezza che una comunità attaccata ai propri valori e che assieme è in grado di auto organizzarsi e di costruirsi un futuro.

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