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Una escursione al Colle di Sià

"Prima di cominciare ad arrampicare ho imparato ad amare la natura, mi sono innamorato della montagna in tutti i suoi aspetti, dal prato di fondovalle, alle grange dei pascoli al colle tra le rocce".

  • Toni Farina
  • Ottobre 2014
Lunedì, 27 Ottobre 2014
Sul Colle di Sià Foto Toni Farina Sul Colle di Sià Foto Toni Farina

Esordiva così uno scritto di Gian Piero Motti sul numero 1 della Rivista della Montagna.
"Una escursione al Colle di Sià" è uno di quegli articoli che ogni tanto si avverte la necessità di leggere. Perché danno il senso del distacco. E il distacco è un elemento importante per capire: il tempo andato e l'oggi.
Era il 1970. La Rivista era in bianco e nero. Il digitale, Internet, le app, neppure la più fervida immaginazione si spingeva a immaginare tanto. Non c'erano siti web a dirti dove e come andare sui monti, o a dirti se nel tal posto e alla tal ora pioveva o c'era il sole. Si andava e basta.
Nostalgia? Certo, ma in fin dei conti cos'altro ci spinge sui monti se non la nostalgia?
Ed è la nostalgia a spingermi quasi ogni anno al Colle di Sià. E per la nostalgia la stagione giusta è l'autunno.

Ed era autunno la mia prima volta. La meta era il Bivacco Giraudo, nel Vallone del Roc. Un'avventura, un viaggio nelle pieghe del Gran Paradiso. Il Colonnello Edmondo Bernacca prevedeva bel tempo (un promontorio di alta pressione...). Ma, in barba alle previsioni, c'era la nebbia, dalla Ca' Bianca in su si camminava nella bambagia. E fu così che al Colle di Sià sbagliai direzione: anziché proseguire in piano nel Vallone del Roc mi feci attirare da quegli "ometti" di pietre sul crinale scendente dal Courmaon. Seguendo un vaga traccia continuai a salire nella nebbia sempre più fitta. Su e ancora su, tra erba, rocce scabre e, infine, neve. La prima neve d'autunno. Ero conscio dell'errore, ma proseguivo. Giovanile incoscienza? Forse. Ma si sa che sopra la nebbia c'è sempre il sole...

Il sole infine lo incontrai. Quando ormai si approssimava il panico "bucai" le nuvole. Un sole accecante e, davanti a me, stupiti quanto me, un branco di camosci in livrea quasi invernale. Un attimo, un'eternità. Non avevo macchina fotografica, né digitale né analogica, ma quell'immagine è impressa nella mia mente. In alta definizione.
Poi, come sempre accade, i camosci si dileguarono sollevando polvere di neve. E così lo sguardo si alzò sull'orizzonte, colmato da una catena di altissime montagne innevate di cui non sapevo il nome. Una visione, come l'Aguille Noire sulla copertina in bianco e nero del numero 1 della Rivista della Montagna.
Seguì un'interminabile e insidiosa traversata su pietraie per ritrovare la "giusta via".
E il Bivacco Giraudo? Lo raggiunsi alle luci del crepuscolo. Una sosta breve e poi giù quasi di corsa, senza sbagliare sentiero.
Arrivai a Ceresole che era notte fonda, avvolto da una fitta nebbia. Ma, si sa, sopra la nebbia ci sono sempre le stelle.

Una escursione al Colle di Sià

"Una gita in Valle Orco che si svolge per mulattiera ben segnata e con lieve pendenza. Consigliabile Anche con la famiglia ed i bambini, non abituati a lunghe fatiche.
A metà percorso, un bellissimo pianoro, ricco di fontane e di fiori. E la magnifica possibilità di avvicinare stambecchi e camosci".

                                                                                                                                              Gian Piero Motti

Così era nel 1970 e così è oggi. Una camminata raccomandabile all'inizio dell'estate, ma anche in autunno, con la neve già scesa in alto a ingentilire le pietraie, a rendere accettabile per l'occhio l'odierno venir meno dei ghiacciai.
Il Colle di Sià è un valico interno della Valle Orco, sul versante piemontese del Parco nazionale Gran Paradiso. A 2300 metri, un'interruzione pianeggiante del crinale che scende dalla cima del Courmaon al fondovalle, separando il Vallone del Roc dalla valle principale.
Il colle costituisce un punto di transito per accedere al Vallone del Roc da Ceresole Reale. Allo stesso tempo una meritevole meta a sé stante, come ben sanno i camminatori canavesani. Dalla Borgata Prese di Ceresole Reale si sale sul percorso GTA in un bel lariceto sul lato a solatio della valle. La "lieve pendenza" della mulattiera consente di occhieggiare tra gli alberi alla ricerca di fauna, oppure di divagare sul fitto mantello di conifere che copre il lato opposto della valle.
L'uscita dal bosco è un classico. L'incontro con la Ca' Bianca, il riposante Pian Brengi, le "dentate e scintillanti vette" delle Levanne che movimentano l'orizzonte a occidente sono ragione di sommo stupore per i neofiti, ma non lasciano indifferenti gli habitué. Sosta d'obbligo, poi si riparte per i colle, ben visibile in alto. La mulattiera prosegue tranquilla, si cammina distesi con lo sguardo in bilico fra il solco della valle e la prua di gneiss del Courmaon. Una volta sul colle, neofiti ed habituè si stupiscono ancora:
"Dal colle si gode un'ampia e magnifica veduta sul gruppo del Ciarforon, della Tresenta, della Becca di Monciair e sul vicinissimo Courmaon che si presenta con un affilatissimo spigolo verticale, al centro di un'imponente parete triangolare rossastra e compatta".
Ancora le parole di Gian Piero Motti vengono in soccorso per descrivere il superbo colpo d'occhio. Un'animo sensibile e fragile quello di Motti, come fragile era l'animo del Fortissimo: Giusto Gervasutti, che per primo si cimentò "sull'affilatissimo spigolo verticale" del Courmaon.
Se il colle è luogo di passaggio, dopo opportuna sosta di contemplazione si proseguirà nel Vallone del Roc, per la meta non c'è che l'imbarazzo della scelta. Notevole in particolare il sentiero che con lungo tragitto a "balcone" taglia tutto il vallone per raggiungere la Casa reale di Caccia del Gran Piano di Noasca, nell'attiguo Vallone di Ciamosseretto (da camoscio: gli ungulati in questa zona sono più numerosi dei fili d'erba). Se, al contrario, il colle è la meta si tornerà sui propri passi alla Ca' Bianca. Dove, in alternativa alla discesa a Ceresole sulla mulattiera di andata (GTA), si potrà optare per un altro sentiero balcone con meta il Casotto di sorveglianza delle Cialme (2300 m). Dal casotto un discesa diretta porterà alla borgata capoluogo.
Un'alternativa davvero raccomadabile. Dalla Ca' Bianca alle Cialme si cammina al limite del lariceto, con le Levanne che fanno capolino fra le fronde. Usciti dal bosco si sale al casotto, nido d'aquila con vista lago. O meglio, nido di guardiaparco, perfetto per scandagliare con il binocolo l'envers della valle, dalla conca del Lago del Dres alla cima della Galisia. Il limite meridionale del Parco nazionale Gran Paradiso.
Già, siamo nel Parco. E allora, per finire, ecco l'invito di Motti:
"Ricordo di rispettare rigorosamente il regolamento del Parco soprattutto per non arrecare danno al patrimonio naturale e per non disturbare gli animali".
Parole sante, nel 1970 e oggidì.

Al Colle di Sià

Partenza: Borgata Prese di Ceresole Reale, 1570 m.
Arrivo: Colle di Sià: 2274 metri
Dislivello: 700 metri
Tempo di salita: 2, 5 h

Info: Parco nazionale Gran Paradiso

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