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Loazzolo, dove il moscato incontra la robiola

Tra le colline del moscato, un'azienda agricola dell'eccellenza vinicola, ma anche un'oasi di natura protetta e un bosco ricchissimo di biodiversità in attesa di tutela

  • Aldo Molino
  • ottobre 2010
  • Giovedì, 2 Settembre 2010

Vitigno antico il moscato ha trovato la sua terra d'elezione sulle propaggini settentrionali di Langa che sfumano verso i colli monferrini. Dolce frizzante dal profumo intenso e penetrante, era il vino dei giorni di festa, uno dei pochi piaceri al femminile del mondo contadino fatto di gran lavoro e immense fatiche. Moscato naturale e Asti spumante (industriale), ma anche in tempi più recenti moscato passito, che trova a Loazzolo una delle sue terre di elezione costituendo la più piccola DOC italiana. L'ambrato nettare magnificamente si sposa con quel gioiello caseario che è la Robiola di Roccaverano DOP, altro paese di quest'angolo del Piemonte che a non conoscerne la storia stupisce per la sua improbabile chiesa, autentico gioiello del Rinascimento. Un mare di colline, le Langhe, che si distendono per spegnersi come onde di risacca nella lontana pianura, creste sferzate dal vento, ripidi pendii boscosi. Oscuri ritani (profonde e selvagge forre scavate nella marna e nell'arenaria), dolci crinali con gli interminabili filari delle vigne interrotti nella loro sinfonia dalle capezzagne in un contrasto di orizzontalità e verticalità.
A Loazzolo, un pugno di case e molte cascine sparse qua e là, ci si arriva da Canelli la capitale dell'enologia piemontese oppure da Santo Stefano Belbo, seguendo i percorsi pavesiani: una stretta strada asfaltata che sale a lato della collina di Gaminella e raggiunge il crinale oltre il quale si scende verso Bormida. I pannelli del percorso di "Fischia il vento" rimandano alla lotta partigiana che ebbe nelle Langhe uno dei suoi terreni d'elezione.
Mitologia, retorica e compianto si inseguono di monumento in monumento, di cippo in cippo. Vagando in cerca di ricordi e sensazioni ecco le indicazioni per il "Forteto della Luja", un area protetta che non ti aspetti; seguendo i cartelli si scende lungo uno sterrato sino a raggiungere il cortile di una casa colonica. Il dubbio di aver sbagliato strada e di essere finiti nel cortile di una delle tante cascine della zona dura il tempo di incontrare Giovanni Scaglione o sua sorella Silvia: il "Forteto" infatti è un'azienda agricola e nel contempo oasi del WWF atipica, trattandosi di un'area privata affiliata, con pochi altri esempi in Italia. L'attività vinicola ha come obiettivo produzioni di altissima qualità e soprattutto la conservazione dell'ecosistema attraverso pratiche colturali biologiche e sostenibili. Dal 2003 la cantina, prima in Piemonte, produce e utilizza energia elettrica solare finalizzata alla produzione vitivinicola.
Il Forteto, che è documentato dal 1826 (ma la grotta-cantina risale al 1700), è giunto all'attuale proprietatrio dalla famiglia materna. Con il WWF è stato intrapreso un progetto di conservazione nella Langa astigiana. In particolare la famiglia Scaglione si è dichiarata disponibile a mettere a disposizione alcuni terreni boscati per realizzarvi un'area protetta regionale. Altri proprietari nel frattempo si sono aggiunti portando la superficie della riserva a circa 100 ettari. Il disegno di legge licenziato dalla precedente giunta regionale ha trovato però difficoltà a essere convertito in legge per l'opposizione in sede locale, che iniziative di questo genere incontrano spesso. Nell'attesa che i boschi di Loazzolo diventino parco, è stata istituita nel 2007 l'Oasi Affiliata WWF.
I 15 ettari attorno alla cascina consentono già da ora un percorso ciclo-pedonale dotato di bacheche didattiche che tocca i vari ambienti tipici di queste zone: il prato stabile, il bosco, il vigneto, il frutteto con varietà autoctone quasi dimenticate. C'è anche un giardino delle farfalle dove sono coltivati appositamente cespugli di piante aromatiche. Fra le presenze più significative spicca quella di Maculinea arion, specie in direttiva Cee.
In primavera i nidi artificiali sistemati sugli alberi sono tutto un andirivieni di uccelletti e grazie alle telecamere sistemate con poco rispetto della privacy si può vedere in tempo reale che cosa accade all'interno delle cassette-nido.
I boschi di Loazzolo sono localizzati nell'alto bacino del Rio Luja e rivestono particolare interesse naturalistico e paesaggistico. Il tipo di bosco dominante è l'orno-querceto di roverella con diffusa presenza di pino silvestre, l'unica conifera spontanea di langa, specie relitta che in alcune aree si comporta da entità pioniera. A primavera boschi e praterie annesse, ospitano una ricchissima flora tra cui spiccano per bellezza le orchidee spontane. Le orchidee rappresentano una delle famiglie più evolute delle fanerogame, essendo presenti in tutti i continenti con un numero elevatissimo di specie (oltre 20.000) in continua evoluzione. Mentre nei paesi tropicali sono per lo più epifite, cioè vivono sugli alberi, da noi sono principalmente terresti. Si tratta di piante estremamente specializzate, talvolta legate per l'impollinazione ad un solo e unico insetto pronubo che attraggono con l'emissione di ferormoni femminili: producono un numero elevatissimo di semi però quasi privi di endosperma, la sostanza nutritiva dell'embrione, e che per germinare hanno bisogno di condizioni molto particolari come la simbiosi con particolari funghi con cui formano complesse micorrize.
Nell'area del bosco della Luja sono state censite 21 specie appartenenti alla famiglia (sulle poco più di 60 della flora italiana) tra cui alcune rarità botaniche come l'Himantoglossum adriaticum, la più strana delle nostre orchidee, e la "elleborine minore" presente con la seconda stazione di tutta la provincia di Asti. Altre sono diffusissime come l'orchidea purpurea, la cimicina, la cefalantera rossa e l'ofride dei fuchi.
Il bosco è anche l'habitat di molte specie di mammiferi: capriolo, cinghiale, tasso, volpe, lepre, ghiro, scoiattolo, moscardino, riccio e faina. Camminando nel fitto degli alberi è facile udire il canto del fringuello, della cinciarella oppure il caratteristico richiamo del picchio rosso maggiore o del picchio muraiolo.
La visita inizia e finisce in cascina, dove è attiva anche una piccola biblioteca e dove si possono degustare i vini prodotti in azienda: il moscato passito ottenuto da uve vendemmiate tardivamente perché vengano attaccate da una particolare muffa e fatte "appassire" per un paio di mesi su graticci prima di essere pigiate, il "brachetto passito" (il vitigno è lo stesso del brachetto d'Acqui), ma le uve sono tenute all'ombra per circa un mese prima di diventare mosto, che costituisce un'autentica e soave rarità, il barbera invecchiato in botte di rovere, il moscato naturale.

INFO
Il "Forteto della Luja" è aperto in occasione delle giornate "Oasi aperte del WWF" manifestazione che si tiene abitualmente nelle domeniche di maggio, oppure tutti i giorni previo appuntamento con Giovanni e Silvia Scaglione (tel. 0144 87197, oppure 0141 8315969).
Giovanni effettua contestualmente visite guidate alla cantina e ai vigneti, brevi lezioni di viticultura biologica e introduce ai prodotti del territorio.
Su Internet:
www.provincia.asti.it/hosting/WWF;
www.fortetodellaluja.it

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