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Migrazione, una sfida sempre più pericolosa

Le specie animali migratorie nel Mondo sono in declino e il rischio di estinzione globale è in aumento ma un'azione congiunta e coordinata a livello internazionale potrebbe invertire la tendenza. E' quanto emerge dal primo "Rapporto sullo stato delle specie migratorie nel mondo" presentato a Samarcanda (Uzbekistan) in occasione dell'apertura di un'importante conferenza delle Nazioni Unite sulla conservazione della fauna selvatica (CMS COP14). 

  • Serena Fornò
  • Aprile 2024
  • Martedì, 2 Aprile 2024
Megaptera novaeangliae con piccolo Wikimedia - National Marine Sanctuaries Megaptera novaeangliae con piccolo Wikimedia - National Marine Sanctuaries

Da sempre la migrazione ha rappresentato per molte specie un'opportunità i cui benefici evolutivi hanno superato i costi in termini di sopravvivenza ed il comportamento migratorio si è quindi evoluto, favorendo le specie migratorie e rendendole più resilienti. Tuttavia, molte delle minacce che oggi esse si trovano ad affrontare sono causati da fattori globali che incidono sulla perdita di biodiversità e sul cambiamento climatico, e sempre più spesso sono la conseguenza di attività antropiche insostenibili che minacciano il futuro di queste specie. Affrontare il declino delle specie migratrici richiede pertanto un'azione trasversale, in primis da parte delle Istituzioni, ma anche di tutte le parti interessate. E' quanto emerge dal Rapporto sullo Stato mondiale delle specie migratorie - frutto della Convenzione sulla conservazione delle specie migratorie animali selvatici (CMS), anche nota come Convenzione di Bonn - che ha presentato i dati raccolti ed elaborati dagli scienziati ambientali per la conservazione del Centro di monitoraggio della conservazione mondiale del Programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP-WCMC), e che si basano sui contributi di istituzioni tra cui BirdLife International, l'Unione internazionale per Conservazione della Natura (IUCN) e la Zoological Society of London (ZSL).

Cos'è la Convenzione di Bonn

E' un trattato intergovernativo, sottoscritto nel 1979, al fine di favorire la cooperazione internazionale per la conservazione delle specie migratorie selvatiche. La Convenzione riunisce a oggi 133, tra Paesi e parti interessate nei vari Continenti, e ha lo scopo di concordare le azioni necessarie per garantire la sopravvivenza e il benessere delle specie migratorie. Infatti, il concetto su cui si fonda la Convenzione è garantire la sopravvivenza durante l'attraversamento dei confini nazionali, grazie all'impegno e alle tutele dei Paesi coinvolti nel passaggio.

I dati del Rapporto

Il set di dati e le funzionalità sulle specie presentate in questo Rapporto innovativo, il primo su quelle migratorie del Mondo, si fondano su una solida base scientifica che permette non solo di conoscere il loro stato di conservazione, le aree importanti di partenza e destinazione delle migrazioni e le minacce da affrontare, ma anche di sintetizzare e raccogliere le informazioni necessarie per promuovere politiche e azioni efficaci per la loro tutela.

Il Rapporto si concentra su 1.189 specie animali che sono state riconosciute ed elencate dai Membri della CMS come bisognose di protezione internazionale in quanto definite a rischio di estinzione o perché necessitano di un'azione internazionale coordinata per migliorare il loro stato di conservazione, ma presenta anche analisi legate a oltre 3.000 specie migratorie aggiuntive non CMS.

Come stanno le specie migratorie

Lo stesso Rapporto rileva che lo stato di conservazione delle specie migratorie si sta complessivamente deteriorando, infatti più di una su cinque (22%) tra quelle considerate nell'elenco CMS è minacciata di estinzione, e quasi 400 di quelle minacciate, che non sono attualmente incluse nell'elenco della Convenzione, meriterebbero maggiore attenzione. Sebbene alcune specie stiano migliorando, quasi la metà (44%) delle presenti in elenco stanno invece mostrando un calo della popolazione; in particolare alcune, classificate in pericolo critico e in pericolo, comprendono il 79% di tutte le specie marine e d'acqua dolce e il 43% di tartarughe marine incluse nella lista CMS.

Il Rapporto oltre a fornire una panoramica dello stato di conservazione e delle tendenze della popolazione degli animali migratori, combina tali dati con le informazioni più recenti sulle loro principali minacce e sulle azioni utili a preservarli. Emerge così che le attività antropiche non sostenibili stanno mettendo a repentaglio il futuro delle specie migratrici le quali, oltre a svolgere un ruolo essenziale nel mantenimento degli ecosistemi mondiali, fornendo cibo, impollinando le piante, trasportando nutrienti chiave, predando i parassiti - e quindi svolgendo un ruolo importante di resilienza nel nostro Pianeta in qualità di ecosistemi complessi - fungono anche da indicatori ambientali del cambiamento.

Quali sono le minacce

La perdita di habitat, la frammentazione e le barriere che ostacolano i movimenti migratori continuano a rappresentare le principali minacce per le specie migratorie, nonostante i procedimenti autorizzativi di tutela messi in campo in alcuni Stati. Anche se il 49% dei siti già identificati come importanti per le specie elencate nel Rapporto CSM sono soggetti a un qualche tipo di protezione, molti siti critici devono essere ancora mappati. Tali informazioni risultano fondamentali affinché sia le misure di conservazione sito-specifiche, sia gli investimenti in infrastrutture e in altre attività economiche, vengano regolarmente applicate e siano pienamente soddisfatte.

Ma il risultato più sorprendente che emerge dal Rapporto CSM è che l'eccessivo sfruttamento si rivela la minaccia più importante per molte specie migratorie, andando oltre alla perdita e alla frammentazione dell'habitat. Lo sfruttamento include il prelievo di individui in natura attraverso la rimozione intenzionale (essenzialmente caccia e pesca), ma anche la cattura accidentale che, nella pesca ad esempio, risulta essere una delle principali cause di mortalità di molte specie marine negli elenchi CMS. Altre minacce sono rappresentate dall'inquinamento (compreso quello luminoso e acustico), il cambiamento climatico e le specie invasive.

Possibili soluzioni

Una delle le più importanti azioni da mettere in campo per tutelare le specie migratorie è intensificare gli sforzi per affrontare le catture insostenibili e illegali di specie. Contemporaneamente devono essere ridotte in modo massiccio le catture accessorie e le catture accidentali, inserendo quasi tutte le specie ittiche a maggior rischio negli elenchi CMS.

Impedire la pressione antropica significa soprattutto mappare i luoghi vitali che fungono da siti di riproduzione, alimentazione e sosta delle specie migratorie e adottare misure adeguate per proteggerle: il Rapporto indica come 10.000 aree chiave della biodiversità del mondo siano importanti per le specie migratorie elencate dalla CMS, ma più della metà (per superficie) non siano designate come aree protette o di conservazione. Inoltre, il 58% dei siti monitorati importanti, sono minacciati da attività antropiche.

Infine, gioverebbe mitigare gli effetti del cambiamento climatico, ridurre l'inquinamento luminoso, acustico, le sostanze chimiche inquinanti e l'utilizzo della plastica. Soluzioni che già da qualche anno si sta cercando di rafforzare con la Green Economy e lo sviluppo sostenibile, laddove applicati.

La fatica di migrare

La migrazione è un fenomeno importante per la regolazione delle popolazioni e può essere definita come uno spostamento periodico di una popolazione (o di una sua parte) tra specifiche zone in cui si hanno condizioni ambientali favorevoli differenti a seconda del periodo. Sincronizzata con i cambiamenti ambientali, si verifica da una precisa area, in cui si ha un declino delle risorse, verso un'altra in cui l'ambiente consente di sopravvivere con maggiori probabilità grazie a una maggiore disponibilità di risorse alimentari e alla presenza di climi più favorevoli e habitat ottimali per il compimento del ciclo vitale. La migrazione è pertanto una risposta adattativa a fattori esogeni, che comportano cambiamenti stagionali o geografici con conseguenti variazioni delle risorse alimentari, e fattori endogeni, in cui allo stimolo alla migrazione è associata l'irrequietezza di migrare geneticamente determinata.

Di solito le migrazioni seguono percorsi precisi, generalmente lineari: i viaggi, lunghi a volte migliaia di chilometri, sono molto dispendiosi e talvolta gli animali esauriscono le energie, morendo, prima di giungere a destinazione. Durante il percorso, così come nelle destinazioni in cui si riproducono o si nutrono, gli animali affrontano sfide e minacce enormi. Con i loro incredibili viaggi, che collegano diverse parti del Mondo, le specie migratorie forniscono una "lente" attraverso cui comprendere la portata dei profondi cambiamenti ambientali che interessano il nostro Pianeta. Il comportamento migratorio ha, ad esempio, un forte impatto sulle reti alimentari nonché una grande importanza economica e sociale e la ricerca in ambito etologico è molto importante, oltre che per la conservazione delle specie anche per fini più strettamente "antropocentrici".

Per questo, rispettare gli impegni della Convenzione sulla conservazione delle specie migratorie degli animali selvatici significa non solo tutelare quelle migratorie, ma anche garantire un futuro migliore per la Natura e quindi il genere umano. Le specie migratorie costituiscono infatti una ricchezza naturale e la loro sopravvivenza rappresenta una responsabilità di conservazione condivisa che trascende i confini nazionali.

La comunità globale ha oggi l'opportunità di tradurre i dati emersi da questo approfondito studio sulle pressioni, che insistono sulle specie migratorie, in azioni di conservazione maggiormente efficaci e su scala più ampia per garantire che esse continuino ad attraversare i cieli, le terre, gli oceani, i laghi e i fiumi del Mondo.

 

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