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E' allarme pesce nei nostri mari

Fino al 5 settembre, non si potrà pescare in tutto l'Adriatico, fino al 16 ottobre nel Mar Ionio e Tirreno. Una misura necessaria per garantire il ripopolamento dei pesci nei nostri mari. Ma anche gli altri non sono messi benissimo.
Dal nostro archivio, ripubblichiamo 'Allarme pesce', un breve viaggio negli oceani del mondo.

  • Emanuela Celona
  • Agosto 2016
  • Mercoledì, 17 Agosto 2016
E' allarme pesce nei nostri mari

Dal nostro archivio: Piemonte Parchi n. 154/marzo 2006

"Terzo pescatore: Capitano, mi domando
come i pesci sopravvivano nel
mare.
Primo pescatore: Perché? Fanno come
gli uomini sulla terraferma, quelli grandi
inghiottono quelli piccoli".

William Shakespeare, Pericle, Atto secondo,
Scena prima

"Wembury, nelle vicinanze di Plymouth, Inghilterra. La nostra storia, come un film noir, comincia con un cadavere mutilato su una spiaggia. Era quello del sesto delfino gettato dalle onde ritrovato su un tratto di spiaggia lungo un chilometro.
[...] Il rostro spezzato e ritorto indicava che il delfino aveva passato gli ultimi minuti della sua vita cercando freneticamente di strappare qualcosa che gli impediva di arrivare in superficie, quasi certamente una rete".

Così comincia Allarme pesce, un libro di Charles Clover, corrispondente per lungo tempo del Daily Telegraph sulle tematiche ambientali e considerato uno dei maggiori esperti al Mondo sul tema. Un libro che, come definisce lo stesso autore, non è una guida per il consumatore, ma un viaggio attraverso gli oceani del Mondo, osservando metodi di pesca e il loro impatto su specie bersaglio e l'intero ecosistema marino.

La pesca a strascico, ad esempio, è un metodo praticato quotidianamente dovunque: dal Mare di Barents nell'Artico alle rive dell'Antartide, dalle acque tropicali dell'Oceano indiano e del Pacifico centrale a quelle temperate al largo di Cape Cod, nel Massachussetts.
Bisogna anche sapere che i due terzi dei più importanti stock di pesce destinato al commercio (tra cui merluzzo bianco, merluzzo europeo, passera di mare e sogliola) hanno oltrepassato i loro limiti di sicurezza biologica: ciò significa che sono sull'orlo di un collasso. E che nei mari comuni europei regna l'anarchia in quanto i pescatori, sfiduciati nei confrontidel sistema, non credono che questo riesca a pizzicarli quando trasgrediscono.

I pescatori spagnoli, ad esempio, catturano illegalmente il 60% del loro merluzzo europeo. L'Europa, dal canto suo, sembra incapace di mutuare le migliori pratiche da altri sistemi di pesca e di farle funzionare. Un esempio: in Nuova Zelanda, se il capitano di un'imbarcazione subisce una condanna per aver denunciato catture inferiori al vero, la sua quota di cattura viene confiscata insieme con la sua licenza di pesca e l'imbarcazione. Cosa che non avviene in Europa dove cresce la domanda di pesce: le richieste di tonno in scatola hanno superato, infatti, quelle degli Stati Uniti d'America. E oggi più che mai, mangiare pesce è di moda.

I nutrizionisti dicono che il consumo di pesce rallenta l'invecchiamento, e queste affermazioni contribuiscono allo sfruttamento "scellerato" degli abitanti del mare che non sono più, come un tempo si pensava, risorse rinnovabili. Traducendo, significa che "l'overfishing" (letteralmente eccesso di pesca e, concretamente, pesca praticata con la moderna tecnologia) è la causa principale dell'esaurimento di molte specie ittiche come il merluzzo settentrionale, lo sgombro del Mare del Nord, il merluzzo antartico, il tonno rosso dell'Atlantico occidentale. Intento del libro è rivelare la portata di quello che sta succedendo negli oceani per causa nostra, attraverso il racconto di un viaggio attorno al Mondo, riportando conversazioni e informazioni sul tema.

E sicuramente ha il pregio di far riflettere su quel punto di non ritorno al quale le riserve ittiche e gli ecosistemi marini si stanno avvicinando.

Scarica l'articolo in versione pdf (Piemonte Parchi n. 154/marzo 2006, pag 34)

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