L'emergenza sanitaria ha sconvolto la nostra vita, in queste settimane l'ordinario e il quotidiano si sono velocemente e necessariamente adattati a nuove coordinate. L'emergenza dichiarata già a fine gennaio, solo a inizio marzo si traduce in misure di contenimento via via sempre più stringenti e imperative. Per le aree protette significa un forte e brusco stop alle attività di fruizione, di ricerca, di territorio; sospesa la didattica, gli stages, i tirocini, l'informazione turistica e di contatto al pubblico, le attività commerciali, l'allestimento delle mostre, i convegni, le missioni, le trasferte, i sopraluoghi tecnici e tutto quanto non essenziale e indifferibile o che non si possa essere realizzato in isolamento e da remoto.
Attivato il lavoro agile per la maggior parte del personale si mantiene il presidio del territorio attraverso l'attività dei guardiaparco con funzioni di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza, chiamati a controllare che non si verifichino pericolosi assemblamenti e a vigilare sul rispetto di tutte le misure di contenimento.
Se nel Parco naturale dei Laghi di Avigliana è più difficile contenere con massimo rigore i numerosi fruitori abituati allo sport in natura, tanto che si è dovuto ricorrere anche a un'ordinanza comunale per vietare l'accesso al lungo lago, nei Parchi di montagna le condizioni sono più tranquille e rispettose. In questi momenti di limitazioni sociali, di dolore e anche di nostalgia, la natura sa regalare emozioni, spunti, storie e pensieri che è importante, proprio in questo triste momento, condividere.
Domenico Rosselli, responsabile della vigilanza dei Parchi Alpi Cozie, in attività sul territorio della Val Chisone racconta di un insolito ritrovamento.