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Una donna fra i lupi

La storia di Francesca Marucco, zoologa con una passione per il magnetico predatore

  • Mauro Pianta
  • ottobre 2013
  • Mercoledì, 12 Marzo 2014
Una donna fra i lupi

Se una notte d'estate, in qualche posto lassù sulle Alpi, vi capita di afferrare un ululato, pensateci bene prima di avvertire il classico piccolo brivido. Perché, certo, potrebbe trattarsi di un lupo (ad oggi ce ne sono una settantina sulle Alpi e circa 800 negli Appennini), ma potrebbe anche essere tutta colpa di Francesca Marucco. Lei, 39 anni, cuneese, zoologa coordinatrice scientifica del Centro Grandi Carnivori delle Alpi marittime, non di rado se ne va a spasso tra boschi e monti, accompagnata dal suo cane, impugnando un registratore che riproduce il suono degli ululati. «Spesso gli animali rispondono - spiega Francesca a Piemonte Parchi Web -. È un metodo per monitorare la loro riproduzione: quando percepiamo la risposta dei cuccioli sappiamo che i lupi si sono riprodotti. C'è da dire – aggiunge sorridendo – che ormai, dopo tanti anni, abbiamo anche imparato a "ululare" a voce...». «Una notte – ricorda – il mio richiamo ha attirato una coppia di lupi: volevano scoprire chi li stava chiamando, si sono avvicinati fino a un paio di metri. Ho acceso la torcia elettrica, loro sono scappati. E anch'io...».

Ma davvero il lupo è cattivo per definizione? Questo animale, che può correre fino a raggiungere i 40 km/h, che si adatta a mangiare di tutto (dall'uva al cinghiale), che lasciato in pace potrebbe vivere sino a vent'anni, è così pericoloso? Risponde l'esperta Marucco: «Non è né buono, né cattivo: è semplicemente un predatore. In ogni caso, gli ultimi attacchi all'uomo risalgono a un secolo e mezzo fa. Statisticamente veniamo aggrediti molto più frequentemente dai cani o dai cinghiali che predatori non sono...». Ed esperta, Francesca Marucco, lo è sul serio: laureata a Torino in biologia, ha studiato otto anni negli Usa. Con un master di tre anni e un Phd dottorato di ricerca all'University of Montana, a Missoula. Oggi è professore a contratto per la facoltà di Biologia e Scienze naturali dell'Università di Torino. «Sono sempre stata affascinata dal lupo, un animale intelligente, carismatico, con una vita sociale, di branco, assolutamente particolare. Negli anni della laurea sono stata tre mesi a Yellowstone, a seguire un progetto per il lupo nord-americano». Lì sono avvenuti i primi incontri ravvicinati, lì si è consolidata la passione per lo studio di questo animale. Perché è così importante proteggerlo? «Per diversi motivi: etici, perché ogni essere vivente ha il diritto di esistere, ma anche estetici ed ecologici. Il lupo caccia dove la densità delle prede è aumentata, impedendo squilibri negativi per l'ecosistema. E poi è uno straordinario indicatore ambientale: vive solo dove la natura è in salute». Che cosa si prova a stare di fronte al suo sguardo magnetico? «Un'emozione vibrante, non ci si abitua mai»

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