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Come nascono i siti della Rete Natura 2000?

Una complessa procedura per individuare habitat e specie

  • Roberto Sindaco
  • Dicembre 2014
Martedì, 13 Gennaio 2015
Esemplare di Maculinea teleius foto F. Barbero/CeDrap Esemplare di Maculinea teleius foto F. Barbero/CeDrap

Come è avvenuta la scelta dei siti della Rete Natura 2000 in Italia?
In ottemperanza alle direttive "Habitat" e "Uccelli"gli Stati europei, e a cascata le Regioni e le Province Autonome, avevano il compito di individuare aree in cui fossero presenti habitat e specie di interesse comunitario. Non era sufficiente indicare un sito per ogni specie o habitat, ma un numero e una superficie atte a garantirne per un tempo indefinito, la conservazione sull'intero territorio europeo.
Quanti sono gli habitat e le specie importanti per la conservazione della biodiversità in Europa? Solo in Piemonte sono presenti oltre 50 habitat, 14 piante e oltre 50 animali (22 invertebrati, 13 pesci, 5 anfibi, 1 rettile, 10 mammiferi). Di queste solo una piccola parte sono specie protette a livello regionale o nazionale e non tutte quelle definite d'interesse comunitario dalla Commissione Europea sono così rare nella nostra regione.
Infatti, applicando i principi base dell'ecologia, la salvaguardia degli ambienti naturali in uno stato di conservazione favorevole garantisce da sé che la maggior parte delle specie animali che necessitano di questi ambienti per vivere continueranno a perpetuarsi.
Qualche esempio? Il mantenimento di un'estensione idonea di prati da sfalcio in coltura tradizionale permetterà la sopravvivenza di decine di specie di farfalle per un tempo indefinito, così come un bosco maturo ospiterà per molti decenni una ricchissima fauna di invertebrati e i loro predatori. In altri casi si sono scelte le cosiddette "specie ombrello" che necessitano di habitat particolari, tutelando i quali si proteggono decine o centinaia di altre specie, magari meno vistose o attraenti. E' il caso del Cerambice della quercia, che si tutela conservando le grandi querce, che a loro volta costituiscono l'habitat di moltissimi altri insetti, uccelli e mammiferi, ma anche funghi, muschi e licheni. Esistono poi situazioni particolari, come i pipistrelli coloniali, la cui popolazione si concentra in pochissimi luoghi con caratteristiche molto peculiari; in questo caso la tutela della grotta o dell'edificio storico che ospita una colonia riproduttiva o svernante è fondamentale per evitare l'estinzione delle specie nel raggio di molti chilometri.

Risultati attuali
La necessità di tutelare questa varietà di habitat e di specie, ha portato il Piemonte a individuare 123 siti ai sensi della Direttiva "Habitat" (Siti d'Importanza Comunitaria – SIC) e 51 siti ai sensi della Direttiva "Uccelli" (Zone di Protezione Speciale – ZPS), molti dei quali coincidono (o quasi) con Aree Protette regionali, interessando una superficie prossima al 16 % del territorio regionale. Dal Terzo rapporto nazionale su Natura 2000 in Italia, emerge però uno stato di conservazione generale sfavorevole, inadeguato o cattivo, per metà delle schede relative alle specie di interesse comunitario e per ben oltre la metà di quelle relative agli habitat (67%). Alcuni esempi: l'unica popolazione italiana della farfalla Euphydryas maturna è presente in Piemonte ma è minacciata di estinzione dal collezionismo; l'ittiofauna è minacciata dell'alterazione dei fiumi e dalla diffusione di pesci esotici; sono a rischio di conservazione la maggior parte degli anfibi, molti rettili e i chirotteri.

Prospettive future
Nonostante siano passati 17 anni dal recepimento della Direttiva "Habitat" in Italia, ancora molto resta da fare. L'individuazione dei Siti Natura 2000 non è sufficiente a tutelare gli habitat e le specie per i quali sono stati individuati, inoltre la consapevolezza sull'importanza della conservazione della biodiversità è ancora sostanzialmente scarsa. La pressione antropica sul territorio, soprattutto in pianura, continua a minacciare i residui habitat naturali, mentre in collina e montagna molti habitat aperti di interesse comunitario sono invasi dai boschi in espansione. I boschi, che apparentemente godono di buona salute, sono nella maggior parte dei casi troppo giovani, troppo sfruttati o troppo degradati (es. invasione di alberi esotici) per svolgere al meglio il loro ruolo ecologico.
Nei territori modificati dall'uomo per millenni, la conservazione della natura richiede un'attenta pianificazione del territorio, che può essere svolta solo da gruppi di lavoro multidisciplinari, capaci di considerare tutte le principali componenti dell'ecosistema e di operare scelte sulle priorità. In questo contesto, la responsabilità delle Regioni è indirizzare, coordinare e rendicontare i risultati ottenuti in termini di conservazione della biodiversità al Ministero dell'Ambiente e all'Unione Europea. Per concretizzare le azioni previste occorrono risorse economiche e competenze specifiche: in questo momento storico in cui è necessario combattere la disoccupazione, la corretta gestione della Rete Natura 2000 rappresenta anche un'opportunità di lavoro per professionalità diverse come zoologi, botanici, forestali, guardaparco, agricoltori, operai forestali, etc.

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