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Secondo me... il lupo

I partner del progetto Life WOLFALPS promuovono un concorso di disegno destinato ai bambini dai 6 agli 11 anni. Il termine per la partecipazione è il 20 aprile 2015 e sono previsti premi per tutti.

  • Emanuela Celona
  • Novembre 2014
Giovedì, 13 Novembre 2014
Secondo me... il lupo

Ma i bambini hanno ancora paura del lupo cattivo? Probabilmente è questa la domanda che si sono posti gli organizzatori del concorso "Secondo me ... il lupo", rivolto ai bambini iscritti alla scuola primaria. Con l'intento di capire quale sia oggi la percezione dell'animale in questa fascia di età infantile, i numerosi partner del progetto LIFE WOLFALPS – Museo delle Scienze di Trento, Parco naturale Alpi Marittime, Corpo forestale dello Stato, Ente di gestione delle aree protette Alpi Cozie, Ente di gestione delle aree protette dell'Ossola, Parco nazionale dello Stelvio, Parco nazionale Val Grande, Regione Lombardia, Regione Veneto, Parco nazionale Triglav e Università di Lubiana - hanno deciso di liberare la fantasia dei bambini e di farli disegnare, per poi raccogliere in una mostra tutti gli elaborati.

Il concorso "Secondo me ... il lupo" è soltanto una delle azioni previste dal progetto LIFE WOLFALPS che vede protagonisti molti dei parchi piemontesi impegnati nella tutela del grande carnivoro.

Oggi il numero dei branchi alpini italo-francesi di lupi è cresciuto da 1 a 32 (tra il 1994 e il 2009 - fonte: WAG 2009). Il solo numero dei branchi alpini piemontesi è cresciuto da 1 a 14 nel periodo compreso tra il 1999-2012, con una stima, nel 2012, di minimo 50 lupi presenti sul territorio regionale (fonte: Progetto Lupo Piemonte).

L'Unione Europea è da tempo impegnata nel dettare le linee guida su come gli Stati debbano lavorare insieme per la salvaguardia dei grandi carnivori (lupo, orso, lince, ecc.) favorendo la collaborazione tra ricercatori, monitorando la composizione dei branchi, studiandone il comportamento e le abitudini.

In Italia il lupo non è mai scomparso completamente, anche se il rischio di estinzione della specie è stato forte: negli anni '70 rimanevano in tutto il Paese solo un centinaio di individui limitati a poche aree montane dell'Appennino centro-meridionale. Le prime informazioni su quello che rimaneva della popolazione di lupo in Italia ci sono grazie a due ricercatori - Luigi Boitani dell'Università La Sapienza di Roma ed Erick Ziemen del Max Planck Institut di Monaco - che all'inizio degli anni '70, su commissione del WWF, hanno studiato la distribuzione della specie evidenziando il rischio di estinzione. I tempi erano maturi e una nuova consapevolezza si era diffusa nell'opinione pubblica: il lupo non era più visto soltanto come una potenziale fonte di disturbo, ma anche e soprattutto come un tassello prezioso della biodiversità italiana, da proteggere per garantire l'equilibrio degli ecosistemi. Questa nuova sensibilità è alla base dei primi provvedimenti di tutela a livello nazionale: il Decreto ministeriale Natali, del '71, che ha eliminato il lupo dalla lista degli animali nocivi e proibito l'uso dei bocconi avvelenati, e il Marcora, del '76, che ha sancito la protezione integrale e il divieto di caccia totale della specie.

I lupi che si trovano oggi sulle Alpi Occidentali sono lupi della popolazione italiana, i discendenti diretti dei lupi sopravvissuti all'estinzione nell'Appennino centro-meridionale all'inizio degli anni '70 che da allora hanno ricolonizzato prima le aree dell'Appennino settentrionale per poi ricomparire sulle Alpi Occidentali per espansione naturale all'inizio degli anni '90. Oggi, sulle Alpi centro-orientali stanno riapparendo per dispersione naturale anche i primi lupi provenienti dalla popolazione dinarica della Slovenia. Sono arrivati sulle loro zampe. A differenza di altre specie, scomparse dalle nostre montagne del tutto o in parte e reintrodotte in seguito dall'uomo, come per esempio il gipeto o lo stambecco, il ritorno del lupo è frutto di una ricolonizzazione naturale, facilitata da alcuni fattori: lo spopolamento delle zone alpine e rurali e l'abbandono delle coltivazioni che hanno portato a un progressivo aumento delle superfici boscate, habitat del lupo e degli ungulati selvatici di cui si nutre. La protezione accordata alla specie a livello nazionale ed europeo e l'aumento delle prede disponibili hanno contribuito a creare condizioni favorevoli al ritorno del grande carnivoro sulle Alpi.

Certo: i lupi, se ne hanno l'occasione, attaccano anche il bestiame domestico. In assenza di forme di protezione, gli animali domestici sono più vulnerabili, cioè più facili da predare, di qualsiasi selvatico. A livello italiano, la perdita complessiva provocata dagli attacchi del lupo è una frazione irrilevante della mortalità registrata sul bestiame, ma in alcuni casi, sul singolo allevatore può assumere dimensioni importanti.
Il conflitto tra allevatori e lupo è maggiore dove il predatore è tornato da poco, ovvero nelle zone in cui si era persa l'abitudine a sorvegliare gli animali in alpeggio e ad adottare sistemi di difesa. Ma esistono diversi metodi di prevenzione, che permettono - se non di eliminare totalmente - almeno di avvicinare allo zero gli attacchi al bestiame domestico come l'utilizzo delle recinzioni elettrificate, per rinchiudere il gregge specialmente di notte e la difesa dei cani da guardiania, nonché la presenza del pastore in alpeggio.

Uomini e lupi possono convivere e anche le campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica volte a spiegare una convivenza possibile hanno contribuito a creare condizioni favorevoli al ritorno del grande carnivoro sulle Alpi. Il concorso "Secondo me ... il lupo" è uno degli strumenti che il progetto LIFE WOLFALPS mette in campo per contrastare quel timore ancestrale che ci portiamo dentro, figlia di una lunga storia evolutiva che certamente prevede la paura dei carnivori, per millenni nemici e competitori dei nostri progenitori. Nel corso dei secoli leggende, dicerie e favole hanno dipinto il lupo come un concentrato di malvagità. Ma oggi le nostre azioni e i nostri pensieri possono trovare ispirazione nella ragione e nella conoscenza che suggerisce di avere un atteggiamento di prudenza e rispetto nei confronti dei grandi carnivori. Perché il lupo, in sintesi, è semplicemente un carnivoro selvatico, sul conto del quale la ricerca scientifica ha rivelato quanto basta per provare curiosità, rispetto, ammirazione, ma anche apprensione quando si avvicina ai luoghi antropizzati. Individuare una giusta distanza fra noi e il lupo significa imparare a rapportarsi con i selvatici, che vanno rispettati senza cercare confidenza ma neppure senza avere timore.

Informazioni dettagliate sul concorso "Secondo me... il lupo"

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