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Ri.Vauda, progetto per riscoprire la riserva

La Riserva della Vauda, oasi verde situata a circa 40 minuti da Torino e caratterizzata da zone umide e vegetazione tipiche della brughiera, è al centro di un progetto innovativo di riqualificazione ambientale e fruizione sostenibile.

  • Alice Gado
  • Dicembre 2023
Lunedì, 29 Gennaio 2024
La brughiera della Vauda, in primo piano le piante di Brugo - Foto EGAP Parchi Reali La brughiera della Vauda, in primo piano le piante di Brugo - Foto EGAP Parchi Reali

La Riserva della Vauda è un'oasi di verde situata a circa 40 minuti da Torino che si estende su un territorio pianeggiante di circa 2600 ettari. Qui si incontrano zone umide con boschetti, stagni e corsi d'acqua immersi in vasti spazi aperti caratterizzati da terreni ricchi di Calluna vulgaris e dunque definibili "brughiera".Si tratta di un Sito di Importanza Comunitaria (SIC) facente parte di Rete Natura 2000: la Vauda raccoglie siti importanti per la conservazione di habitat e specie di interesse comunitario.

Comprende un'area molto vasta che interessa il territorio di sette comuni ed è, per la maggior parte, di proprietà statale, in quanto demanio militare. Il termine Vauda, risale alle popolazioni germaniche dei longobardi che identificavano con la parola Wald ovvero selva, questi terreni poco popolati.

Le Vaude, storicamente, erano terreni poveri in cui le tradizionali attività erano rappresentate dalla caccia, dal pascolo del bestiame e dalla raccolta di legname. Nel 1833 il Regio esercito sardo-piemontese istituì qui il suo primo campo di istruzione militare e, da allora, l'area ricade nel demanio militare dello Stato. Nel 1912, nella limitrofa "vauda" di San Maurizio, fu ospitato uno dei primi campi di volo della storia italiana, che segnò gli albori dell'aviazione militare nazionale che tutt'ora prosegue la sua attività nella vicina città di Caselle.

Una nuova strategia di gestione

Per la conservazione di aree di brughiera e la gestione del sito risulta strategico il ruolo del territorio, come dimostrato dal Comune di San Carlo Canavese, che, in cooperazione con gli altri Comuni che hanno porzioni nella Riserva naturale, ha partecipato e vinto il bando "Next Generation We" finanziato dalla Fondazione Compagnia di San Paolo con 64mila euro per l'elaborazione di un progetto innovativo di riqualificazione ambientale e fruitiva. Si tratta di definire interventi che potranno rientrare in ambiti finanziati a livello regionale, nazionale o europeo e, grazie ai fondi ottenuti, nonché in sinergia con l'Ente di Gestione delle Aree Protette dei Parchi Reali - che si occupa della tutela ambientale della Riserva - è in fase di redazione il progetto Ri.Vauda - Ricreare habitat e valorizzare percorsi di fruizione sostenibile nei territori della Vauda.

La strategia alla base del progetto è quella di coinvolgere i cittadini in una progettazione il più possibile partecipata, agendo su tre ambiti di intervento: recuperare e ricostruire habitat naturali protetti e riconosciuti a livello europeo per la loro importanza in termini di biodiversità; valorizzare, migliorare e mettere in sicurezza gli itinerari escursionistici e ciclabili presenti sul territorio dei Comuni interessati dalla Riserva naturale della Vauda, anche in collegamento con quelli limitrofi lungo la Stura di Lanzo a sud e verso la Val Malone a nord; definire - infine - convenzioni volte alla concessione di aree e sentieri ad oggi facenti parte del demanio militare per attività di monitoraggio, miglioramento e fruizione dell'ambiente.

Professionisti incaricati dal Comune capofila stanno sviluppando i primi due punti del progetto, puntando ad una progettazione il più possibile partecipata, grazie anche ad incontri pubblici sul tema. Importante è anche il lavoro nell'ambito della Commissione escursionistica della Città Metropolitana di Torino in cui opera, su delega dell'Ente Parco, il referente Claudio Bianco. Si intende che le scelte a livello statale sul futuro di quest'area avranno un ruolo centrale sentito e condiviso dalla cittadinanza.

Essendo oggi classificata a livello europeo come Zona Speciale di Conservazione (ZSC), la tutela di questa Riserva resta un obbligo e ogni suo futuro utilizzo dovrà garantire l'assenza di potenziali incidenze su habitat, specie vegetali e animali tutelate.

L'impatto dell'uomo sul paesaggio

Le esercitazioni militari di tiro e le prove con i carri armati sono continuate fino al 2001, provocando la formazione di numerosi avvallamenti e crateri nel terreno che, in alcuni casi, hanno dato origine a stagni e zone umide vitali per molte specie. Il demanio militare occupa tutt'oggi una grande superficie nella Riserva dove vaste zone risultano inaccessibili, data anche la possibilità che vi sia la presenza di ordigni e munizioni inesplose, in relazione alla quale sono necessarie azioni di bonifica bellica.

Accanto agli usi militari si sono affiancati quelli degli agricoltori della zona che, praticando il pascolo e la raccolta di legname per i periodi invernali, hanno di fatto contenuto la vegetazione senza concedere alla foresta di espandersi e chiudere spazi che qui hanno dato luogo a brughiere.

La brughiera planiziale, un habitat raro da conoscere

Con "brughiera planiziale" si intende un terreno pianeggiante, povero di humus e nutrienti, caratterizzato dalla presenza del brugo, Calluna vulgaris, pianta spontanea appartenente alla famiglia delle Ericaee. Dall'aspetto asciutto e arido, con predominanza di piante basse ed arbusti, la Vauda è una brughiera sui generis poichè presenta una commistione con aree a maggior umidità caratterizzate da acquitrini che la rendono adatta a offrire riparo a moltissime specie di insetti, anfibi, volatili e piccoli mammiferi. Si tratta quindi di ambienti rari, ancor più a queste latitudini, preziosi scrigni di biodiversità e per questo importanti. La brughiera, in condizioni naturali tuttavia, tende ad evolvere verso il bosco e rischia di ridursi, per questo è necessario un piano di gestione.

Per la riqualificazione e gestione futura del sito, l'Ente di Gestione dei Parchi Reali ha aderito al progetto Ri.Vauda, di cui è capofila il Comune di San Carlo Canavese, che ha già coinvolto le associazioni del territorio per progettare una gestione strutturata e puntuale dell'habitat della brughiera planiziale.

Nel contempo, sono in corso di definizione apposite linee guida gestionali, per le quali saranno utilizzati i risultati dello studio del progetto europeo LIFE- Drylands, incentrato proprio sul ripristino e la tutela delle lande secche europee. Sono allo studio a tal fine anche format di specifici progetti didattici rispondenti alle esigenze di divulgazione evidenziate anche dalle associazioni del territorio, tra cui il CAI, l'associazione ATA, l'Associazione Sentieri Alta Val Malone e varie altre organizzazioni che operano in ambito naturalistico, agricolo e turistico-ricreativo, intervenute durante gli incontri pubblici.

 

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