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Il laboratorio nel fiume

A Ostana, piccolo borgo montano in provincia di Cuneo, si studiano i corsi d'acqua per gestirli meglio, difendere la biodiversità e trovare soluzioni al cambiamento climatico e alla siccità. Il progetto ha innescato un circolo virtuoso richiamando studenti, esperti e studiosi da tutto il mondo, ma anche turisti, rilanciando lo sviluppo del piccolo borgo e proponendo un modello di recupero dei paesi di montagna. 

  • Alessandro Paolini
  • Aprile 2023
Mercoledì, 5 Aprile 2023
Ostana e la valle del Po, vista dal drone - Foto Tobias Luthe (dal Sito del Comune Ostana) Ostana e la valle del Po, vista dal drone - Foto Tobias Luthe (dal Sito del Comune Ostana)

"Se non puoi portare un fiume in laboratorio, porta il laboratorio nel fiume!". E' questa l'idea, semplice e provocatoria al tempo stesso, alla base dei mesocosmi artificiali, canali al cui interno viene immesso un flusso d'acqua controllato, per realizzare esperimenti utili allo studio delle proprietà dei fiumi alpini naturali e delle loro dinamiche. Queste ultime infatti influiscono sulla vita di batteri, funghi, alghe e macroinvertebrati e sui cicli biologici di diatomee, insetti acquatici e pesci bentonici (che vivono cioè sui fondali).

Perchè studiare i fiumi alpini?

I mesocosmi sono stati realizzati a Ostana, piccolo borgo alpino di nemmeno cento abitanti a 1.200 metri di altitudine all'interno delle Aree protette del Monviso, ove ha sede il Laboratorio di eco-idraulica alpina. L'interesse a studiare i fiumi alpini consiste nel fatto che sono sistemi ecologici unici: dinamici, ricchi di biodiversità, molto complessi dal punto di vista funzionale, questi corsi costituiscono la più importante riserva d'acqua di cui disponiamo, sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo. Si tratta tuttavia di ambienti minacciati da numerosi fattori, quindi la gestione sostenibile degli ecosistemi fluviali e la difesa della loro biodiversità e della risorsa acqua sono obiettivi di primaria importanza, da perseguire con lo studio, l'aumento delle conoscenze e la divulgazione dei risultati.

Il progetto Alpstream e la sua importanza

Il Laboratorio di eco-idraulica alpina che ha realizzato i mesocosmi fa parte di Alpstream, il Centro per lo studio dei fiumi alpini, progettato dal Parco del Monviso e finanziato nell'ambito del Piano Integrato Transfrontaliero "Terres Monviso" (Interreg ALCOTRA 2014 2020).

Il Centro è stato realizzato grazie alla collaborazione del Parco con i tre Atenei del Piemonte (Università degli Studi e Politecnico di Torino, Università del Piemonte Orientale), all'interno dei quali sono presenti gruppi di ricerca che da anni studiano i fiumi sotto diversi aspetti.

Alpstream studia infatti i corsi d'acqua, in particolare quelli alpini, con un focus sugli effetti degli svasi, dei cambiamenti climatici, dell'impatto antropico, specie per quanto concerne l'inquinamento, dell'eccessiva captazione idrica e della distruzione degli habitat.

Questi studi sono importanti per la valutazione dei rischi e dell'impatto ambientale, oltre che per la gestione delle risorse idriche e la tutela della biodiversità, tanto che il Centro effettua perizie, fornisce consulenze e collabora con enti pubblici e parchi naturali.

Le collaborazioni hanno reso possibile, tra l'altro, la creazione di un tratto di pesca no kill di circa tre km sul fiume Po, e la creazione di numerosi corsi, summer e winter schools, progetti di didattica e ricerca, escursioni formative e altre attività volte alla divulgazione scientifica.

Le ricadute sul territorio

Alpstream è particolarmente interessante non solo per la sua valenza scientifica ma anche per le ricadute concrete sul territorio. Gli studi realizzati dal team di ricercatori sono svolti in collaborazione con una rete di studenti e ricercatori nazionali e internazionali che, grazie al Centro, frequentano il Parco del Monviso.

Ostana è sede del progetto UNITA - Universitas Montium, un'alleanza fra sei Università europee che hanno tutte la loro sede in montagna: oltre a Torino ci sono Timisoara in Romania, Pau e Chambery in Francia, Beira in Portogallo e Saragozza in Spagna. Il progetto prevede il bando "Rural Mobility" - una sorta di Erasmus - che offre opportunità di mobilità presso enti e aziende di comunità rurali dei Paesi membri da svolgere tra luglio e ottobre 2023. E' così che a Ostana arrivano molti studenti stranieri mentre quelli nostrani vanno sui Pirenei o sui Carpazi.

Altro esempio dell'internazionalità del centro è la presenza di due tra i principali esperti di ecologia e geomorfologia fluviale a livello europeo, il Professor Wood e la Dottoressa Mathers della Loughborough University (Gran Bretagna), che condurranno ad Ostana - nella primavera di quest'anno - un esperimento per valutare gli effetti dell'eccessiva sedimentazione fine sulle componenti biologiche dei corsi d'acqua alpini. Altri esperti arrivano ad Ostana dalla Slovacchia, dal Michigan, dalla Spagna, in particolare da Granada.

A settembre di quest'anno, poi, si svolgerà un incontro di tecnici dell'ARPA provenienti da tutta Italia.

La posizione del Centro ha permesso al piccolo comune di diventare il fulcro di attività svolte sui corsi d'acqua alpini dalle scuole di ogni ordine e grado, dalle Università e dagli enti pubblici, e anche un punto di riferimento per pescatori e appassionati naturalisti.

Tutto questo, unito ai recenti sforzi delle istituzioni regionali e nazionali per ridare vita ai borghi alpini, ha permesso una più assidua frequentazione di queste zone, rendendole vive e in fermento dal punto di vista scientifico, culturale ed artistico, e facendole conoscere anche all'estero.

Un mutuo scambio tra scienza e turismo che crea quindi un circolo virtuoso utile alla ripresa economica del territorio e permette di vedere in modo differente la ricerca, in un contesto dove l'ecosostenibilità è – soprattutto - una scelta di vita.

Inoltre il progetto Alpstream è diventato anche un punto di riferimento a livello comunicativo per quanto riguarda le tematiche del cambiamento climatico e della siccità. Prova ne sia il rilievo che trova sui principali media, con interviste e servizi su giornali e canali televisivi.

"Una della caratteristiche virtuose del progetto è indubbiamente la strettissima sinergia tra il Centro e gli altri attori coinvolti nella conservazione e gestione dei sistemi fluviali" spiega Stefano Fenoglio, zoologo, professore del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi (DBIOS) dell'Università degli Studi di Torino, che è referente del progetto per l'UNITO insieme alle ecologhe fluviali Francesca Bona e Elisa Falasco, quest'ultima grande esperta di alghe.

"Abbiamo lavorato con l'ARPA, la Regione Piemonte, la Provincia di Cuneo, la Città Metropolitana di Torino, oltre che con i Carabinieri forestali, che sono stati coinvolti nelle attività di perizia dell'inquinamento ai fini di perseguire gli autori di reati in campo ambientale" prosegue Fenoglio "ma collaboriamo anche con importanti aziende come IREN e SMAT. I fiumi alpini, fra tutti gli ambienti naturali, sono tra quelli più soggetti alle conseguenze del cambiamento climatico, con una drastica diminuzione della loro portata d'acqua. Da millenni sono il serbatoio idrico più importante per l'ambiente e per l'umanità e dunque le loro variazioni ci riguardano molto da vicino."

Per approfondimenti:

Sito Parco Monviso - Progetto Alpstream 

 

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