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Coming soon… le orchidee selvatiche!

ll Sito di Interesse Comunitario del Bric Montariolo è uno dei "set" scelti dalla regia del progetto LIFEOrchids per gli interventi di ripopolamento di orchidee selvatiche. Qui è stata individuata una "microriserva" dedicata al monitoraggio a lungo termine di questi fiori splendidi e minacciati di estinzione

  • Raffaella Amelotti
  • Marzo 2021
Martedì, 16 Marzo 2021
Orchidea selvatica - Foto R. Amelotti Orchidea selvatica - Foto R. Amelotti

Esterno/giorno: è una giornata limpida con un cielo di smalto che solo il vento che soffia da nord sa regalarci. Siamo sulla collina che si affaccia su Pecetto di Valenza e, più precisamente sul Bric Montariolo, anzi nel Sito di Interesse Comunitario Bric Montariolo. Se ci guardiamo intorno, scorgiamo un ambiente in buona parte agricolo: cereali e foraggere occupano il fondo valle, mentre i versanti meno ripidi e meglio esposti ospitano alberi da frutto e qualche vigna. I versanti abbandonati sono colonizzati da formazioni boschive composte da olmi, aceri campestri e ciliegi, ma sono le praterie il vero tesoro di Bric Montariolo. Le praterie aride o semiaride, che la Direttiva Habitat 92/43 indica come habitat 6210* - Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee) ospitano le comunità vegetali più ricche in Europa in termini floristici, rappresentando uno degli ambienti più rilevanti per gli insetti impollinatori.

Orchidea selvatica, bella come una star hollywoodiana

E proprio qui, sono state censite, fino ad ora, 13 specie di orchidee selvatiche: Anacamptis morio, Cephalanthera longifolia, Cephalanthera damasonium, Himantoglossum adriaticum, Barlia robertiana, Ophrys fuciflora, Ophrys apifera, Ophrys sphegodes, Ophrys appennina, Ophrys dinarica, Orchis anthropophora, Orchis purpurea e Serapias neglecta.

Ma le orchidee selvatiche, come le stelle del cinema, sono esigenti: la loro riproduzione non dipende solo dagli impollinatori ma anche da specifici funghi microscopici (simbionti micorrizici), indispensabili per la germinazione dei semi e la sopravvivenza della pianta. A questa complicata simbiosi, si aggiungono poi le minacce derivanti dalla pressione antropica diretta come le coltivazioni intensive o indiretta riconducibile al cambiamento climatico globale. Le orchidee selvatiche sono tra le piante a maggior rischio di estinzione: le praterie stanno scomparendo, soppiantate da specie arbustive e arboree che tendono ad escluderle. La conservazione dell'habitat 6210 richiede attività di sfalcio o di pascolo che oggi non sono quasi più praticate ma che servono a contrastare l'insediamento delle specie arbustive a favore delle popolazioni di orchidee selvatiche. Proprio per questa sua particolarità, la prateria è un ambiente semi-naturale.

Un progetto per la tutela delle orchidee selvatiche

Per contrastare il declino delle orchidee selvatiche, il Progetto LIFEOrchids intende ripristinare le praterie e reintrodurre le orchidee in zone  selezionate all'interno delle Aree protette del Po piemontese e del Parco di Portofino

E il Bric Montariolo è uno dei set scelti dalla regia del progetto LIFEOrchids per gli interventi di ripopolamento. Qui è stata individuata una delle "microriserve" camera-2112207 960 720dedicate al monitoraggio a lungo termine delle orchidee e della vegetazione associata.

Facciamo un salto indietro nel tempo, all'inizio di febbraio, quando sono andati in scena i lavori preparatori che hanno visto impegnati i guardiaparco del Po piemontese nella costruzione del recinto per delimitare la zona di studio per evitare le dannose incursioni dei cinghiali. Un grande quadrato di prateria è circoscritto da un nastro elettrificato a basso voltaggio e alimentato da batteria solare, come si usa nei pascoli alpini, ma questa volta a protezione del prezioso tesoro che sarà custodito al suo interno.

Ed eccoci, sul set: è il 25 febbraio 2021, il pomeriggio è limpido e un gruppo di volontari guidati dall'esperienza dei ricercatori universitari mette a dimora le piantine di orchidee selvatiche propagate presso il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (CREA) di Sanremo, tramite germinazione in vitro.

Le piantine sono inoculate con i rispettivi funghi micorrizici allo scopo di incrementare la possibilità di sopravvivenza. Un botanico ne seguirà le varie fasi di attecchimento, anche una volta che il progetto LIFE sarà concluso, e cioè dopo il 2023.

Per vederle fiorite occorrerà un po' di pazienza data la complessità botanica di queste piante. Se osserviamo l'apparato radicale di un'orchidea a fine fioritura ne comprendiamo il motivo. E' composto da due tuberi: quello, raggrinzito, "esausto" ha dato origine alla pianta dell'annata, mentre l'altro, turgido e chiaro, alimenterà la nuova pianta l'anno successivo oltre ad aiutarla, con le riserve accumulate, a superare il periodo estivo, quando la parte aerea della pianta si seccherà completamente. Solo con le prime piogge autunnali, incominceranno a spuntare le foglie e a formarsi il nuovo tubero che man mano si irrobustirà e prenderà le funzioni del precedente. Per generare e sostenere un fiore così grande, la piantina deve avere accumulato una buona quantità di energia e vigore, e questo non può avvenire certo nei primi anni di vita.

Contemporaneamente, i ricercatori hanno provveduto all'impollinazione manuale in situ di alcuni esemplari di Barlia robertiana (camera-2112207 960 720) in piena fioritura. Successivamente, i semi verranno 
raccolti in campo per essere poi fatti germinare in vitro. Nasceranno nuove piantine che, dopo un periodo di acclimatazione in serra, saranno messe a dimora nelle "microriserve".

Il LIFEOrchids si propone di trapiantare 3.600 piantine (400 per ciascuna delle 9 specie obiettivo individuate nel progetto), per garantire popolazioni di almeno 190 individui per specie.

E come nelle più emozionanti storie cinematografiche... to be continued, e a noi non resta che aspettare con pazienza!

Le foto contenute nel testo dell'articolo sono di Raffaella Amelotti

 

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