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Guardiaparco, i nostri occhi sulla natura anche in quarantena

Anche la grande area di fruizione della Riserva naturale delle Vallere, alle porte di Torino, ha chiuso le porte da qualche settimana per la pandemia. Durante l'emergenza, però, c'è stato un prima e un dopo...

  • Laura Succi
  • Aprile 2020
Domenica, 12 Aprile 2020
La basilica di Superga - Foto di Enrico Castello La basilica di Superga - Foto di Enrico Castello

Gli uffici del Parco del Po torinese sono chiusi ma i dipendenti continuano a lavorare come sempre. Sono tutti (o quasi) in smart working - il cosiddetto "lavoro agile" - nelle loro case tranne i guardiaparco che svolgono un servizio di pubblica utilità, prevalentemente in esterno. Loro hanno anche mansioni di pubblica sicurezza.

Non è così noto, però, nemmeno in certi casi alle forze dell'ordine: capita,infatti, che a volte anche i guardiaparco vengano fermati dalle forze all'ordine e apostrofati perchè devono stare a casa. Al che viene chiarito perchè si trovano in giro e perché non sempre vengano riconosciuti, nonostante indossino una divisa.

Pandemia, atto primo. 

Prima era possibile passeggiare, correre, andare in bicicletta, fare un giro con il proprio cane, inghiottire l'aria e il sole: erano già vietati gli assembramenti, ma molti si riversavano nei parchi e sulle sponde del Fiume Po anche perché in quei giorni le scuole erano già chiuse.

Non è successo solo alle Vallere ovviamente, ma anche, ad esempio, alla Mandria e dovunque ci fosse uno spicchio di verde accessibile, ma i parchi naturali in ambito urbano ne hanno patito più degli altri. I guardiaparco in servizio di vigilanza sul territorio hanno fatto in modo di impedire che le persone si ammassassero: le due aree più ambite sono state, soprattutto a Vallere, i giochi per bimbi e la zona degli attrezzi ginnici, per cui hanno scoraggiato le persone a sostare nei pressi e a utilizzare le aree, spiegando il motivo delle restrizioni.

Erano i primi giorni di quarantena e le disposizioni di polizia non erano del tutto chiare: la complicazione veniva anche da moduli e autocertificazioni da produrre, così si sono adeguati alle direttive della polizia municipale. Le giustificazioni avanzate da chi si trovava a spasso, sono state le più stravaganti: da 'il virus non esiste: è tutta un'invenzione dei massoni!', a persone che si dichiaravano claustrofobiche e non ce la facevano a stare casa, a stranieri che ci dicevano 'io non capisco', e poi le varie scenette di chi sapeva benissimo di trasgredire alle regole e, appena avvistata la divisa, scappava.

«I primi pomeriggi sono stati i momenti più duri perché c'era ancora parecchia gente in giro: in tanti si fermavano a chiacchierare con i cani al guinzaglio ed è stato chiesto a tutti di non girare in gruppo. Molte persone portano i cani alle Vallere arrivando da lontano, anche da Collegno o da Orbassano, perchè c'è un recinto fatto apposta per l'amico dell'uomo per eccellenza. Ci sono anche state diverse coppiette difficili da gestire, i soliti che si sono allenati in bicicletta o a piedi e un certo numero di persone che visibilmente non aveva mai fatto attività nella propria vita e di colpo erano diventate sportive: tutte  scuse  pur di uscire all'aria aperta", raccontano dal servizio di vigilanza. 

Pandemia, atto secondo.

Poi c'è stato il dopo: la stretta sui parchi. L'ordinanza ministeriale imponeva il divieto di frequentare i parchi così l'area pubblica delle Vallere è stata chiusa a doppia mandata, compresi gli accessi pedonali. «Piazzati i lucchetti, sistemati a tutti gli accessi cartelli di segnalazione e iniziato a girare: prima abbiamo fatto uscire tutti quelli che c'erano - ma c'era poca gente - più che tutto gente col cane. Poi nel pomeriggio ci siamo imbattuti in podisti e gente che faceva ginnastica ma a quel punto appena ci vedevano scappavano subito", aggiungono dal servizio di vigilanza. 

Un uomo aveva solo una tenda con sé per sistemarsi in un posto tranquillo e appartato, era visibilmente un vagabondo, forse non c'era neanche tanto con la testa, a lui è stato trovato un posto caldo al dormitorio di piazza d'Armi e non ha avuto neppure il tempo di piantare il primo paletto a terra. 

Oggi Vallere è in modalità riposo, Superga è silente. Solo rare figure a piedi, con o senza cane. Il problema è che sia a Superga sia alle Vallere si esce dai confini amministrativi del proprio comune senza accorgersene: succede a chi abita nei condomini di fronte al parco, arriva sul lungo Po e in quattro passi è a Torino, tra l'altro pochi sanno che lo spigolo di parco tra Po e Sangone è già Torino. A Superga invece ci sono alcuni punti dove il confine tra Baldissero e Pino Torinese è abbastanza difficile da individuare nei boschi, e a due passi da casa ci si può trovare in un comune differente.

I tempi sono bui e il modo di lavorare è stravolto anche per chi vigila: «Nei primi giorni l'accorgimento che abbiamo usato è stato quello di viaggiare da soli e di sanificare con i disinfettanti l'auto appena scesi, ora stiamo cercando di non affollare l'ufficio, così i nostri servizi si sono ridotti al massimo a due persone oppure da soli, negli orari in cui basta un minimo di presidio. Come tutti dobbiamo provarci la febbre prima di entrare in servizio, dichiarare quindi di non essere  Covid sospetti e usare i dispositivi di sicurezza», spiegano i guardiaparco.

Anche sul 'fronte' lupo tutto tace in questo momento. «Abbiamo avuto un'unica segnalazione di avvistamento e probabilmente il motivo è che i lupi si stanno preparando per le cucciolate, dato il periodo propizio. Quando le femmine si preparano a partorire passano molto tempo nella tana ed è solo il maschio a cacciare, stando attento perché deve badare a tutti, e se si facesse male lui, tutti sarebbero in pericolo. Per questo va in cerca di prede facili, deboli, piccole o ferite, e così le predazioni sono meno visibili», spiega Simona Zaghi, guardiaparco del Po torinese.

Monica Pogliano fa servizio nella zona di Chivasso e per lei le cose vanno così: «Si può descrivere come un'emozione sospesa, sulle sponde dell'Orco è tutto immobile, la sensazione è che la natura stia meglio senza la pressione degli uomini e che stia respirando a pieni polmoni. Non dimentichiamo, infatti, che l'inquinamento atmosferico è diminuito».
L'ISPRA a questo proposito dice che ci si attende una diminuzione dei gas serra a livello nazionale, nel primo trimestre 2020, del 5-7% rispetto a quello dello stesso trimestre dello scorso anno e che tali riduzioni saranno dovute principalmente al settore dei trasporti, a causa della riduzione del traffico privato in ambito urbano.

Intanto... Grazie! 

All'indomani della Pasquetta, appuntamento imprescindibile per i molti fruitori delle riserve del Parco del Po torinese, così vicine alle aree densamente abitate e così attrattive nel periodo pasquale i guardiaparco hanno ringraziato tutti coloro che hanno rinunciato a questo momento di aggregazione e di festa.

Esprimendo particolare apprezzamento per chi si è attenuto in modo ligio alle disposizioni e agli appelli, facendo registrare un afflusso pressochè nullo in molte aree, dimostrando che i frequentatori dei parchi sono responsabili e uniti in questo momento così particolare. Una gratitudine, la loro, ricompensata con una serie di foto scattate nel fine settimana pasquale nei pressi della Riserva naturale Le Vallere, che storicamente non è mai stata così poco frequentata in questo periodo dell'anno. Un invito, quindi, a prestare attenzione ai canali social dell'ente per scoprire, magari, angoli e scorci di aree protette ancora ignote.

Occhi sulla natura

In un tempo in cui siamo tutti chiusi in casa, i guardiaparco sono come i nostri occhi sul mondo naturale che vive e vegeta là fuori: hanno catturano per noi le immagini e ce le hanno consegnate. Un po' come le statue delle divinità induiste che vengono introdotte nel tempio per portare il respiro - prana in sanscrito -  a loro vengono aperti gli occhi (tradizionalmente con lo scalpello) per la prima volta, affinché, ormai dei viventi, permettano lo scambio di energia tra ciò che è fuori, nel mondo, e loro stesse che hanno preso dimora nel tempio. Questo è il rito induista del Prana Pratishtha.

Qui fuori, alle Vallere, le api continuano a volare come se niente fosse – e a essere curate dagli apicoltori che tengono le loro arnie in un angolo di verde anche a scopo educativo – e la natura ricomincia a fiorire: nel cortile della cascina le rose rugose sono quasi in boccio.

 

 

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