Stampa questa pagina

Un Parco fuori stagione

Gran Paradiso e inverno: l’abbinamento non è certo spontaneo. Le caratteristiche del primogenito dei parchi italiani non sono infatti tali da incoraggiare un’agevole e tranquilla frequentazione nella stagione della neve. Ma…

  • Toni Farina
  • dicembre 2009
Mercoledì, 30 Dicembre 2009

Sci o ciaspole?

I primi sono un attrezzo ormai classico, le seconde una recente riscoperta sull’onda del fiorire dell’escursionismo invernale. Per via del bosco fitto, le prime due escursioni proposte sono maggiormente propizie all’uso delle ciaspole, la terza al contrario è agevolmente fattibile anche con sci e pelli di foca.

In inverno, sempre e dovunque?

Certamente no, valanghe e maltempo vanno tenuti in debito conto nella scelta del “se, dove e quando” andare. Tuttavia, nella pratica dell’escursionismo invernale il fattore “rischio” non è esclusiva dell’escursionista. Un’orda di sci alpinisti in libera discesa in un sottobosco coperto da un manto misero e privo di adeguato fondo può infatti fare molti danni: al sottobosco e ai suoi abitanti. Mancando ancora nel nostro Paese regole incisive di salvaguardia, ovvero limiti all’attività (fanno eccezione i divieti relativi a zone particolari all’interno di parchi naturali), la salvaguardia è lasciata alla sensibilità e al comportamento dei singoli, che non sempre si mostrano all’altezza.
Nei paesi alpini confinanti la questione è stata invece affrontata da tempo, sia con opportune limitazioni, sia con iniziative di sensibilizzazione. L’inverno è duro sia sul versante valdostano che su quello piemontese. E in quest’ultimo, anche se collocato sul lato a mezzogiorno del massiccio, la verità si rivela ancora più “vera”. Nelle valli Orco e Soana la severità dell’ambiente è regola pressoché assoluta, violata soltanto da poche e timide eccezioni. Valli dall’anima profondamente canavesana, dove l’inverno significa lunghi mesi di neve e brina: mesi nei quali le ombre delle arcigne montagne del versante all’envers risalgono il versante all’indrit per decine e decine di metri, e il sole del buon Dio i suoi raggi li riserva a camosci e stambecchi. Li puoi vedere - e invidiare - lassù in alto distesi sulle cenge, o appesi a brucare su ripidi pendii di erba olina. Lassù dove la neve stenta a fermarsi, e il sole dispensa calore anche nei giorni più freddi.
E gli uomini laggiù, nei fondovalle, avvolti da luce siderale.
E siderale nel Gran Paradiso invernale è anche il silenzio. Gli alti valloni di Noaschetta, di Eugio, di Ciamosseretto, o di Forzo in Val Soana, già ardui e solitari d’estate, diventano luoghi del “nulla”, agli antipodi dell’universo umano. Lontani e irraggiungibili come è giusto che sia. Ed è bello, rassicurante, pensarli così.
Un tempio
Così è fuor di metafora il Gran Paradiso d’inverno. Un tempio nel quale, con le dovute cautele, e il dovuto rispetto, è possibile entrare. Evitando però (può apparire un paradosso) i versanti a solatio, nei quali l’azione del sole trasforma spesso la neve in ghiaccio, e il rigagnolo estivo si trasforma in una coperta di insidioso verglas stesa sul sentiero che costringe il visitatore ad azzardate varianti. Nei versanti in ombra, al contrario, il sole giunge tutt’al più radente e la neve rimane soffice, fredda, accogliente. Versanti in ombra che nella conca di Ceresole Reale madre natura ammanta di fitti boschi che proteggono la neve dalla frenesia del vento e il visitatore dall’insidia delle valanghe. Ed è qui, sopra al lago allungato come un fiordo, verso le dentate e scintillanti vette di carducciana elezione, che il visitatore può inoltrarsi senza eccessivi patemi. All’uscita dal bosco fitto la comparsa del sole sarà accolta come una benedizione. Timida e fugace benedizione.
Alla Punta Pruset, verso il Colle della Crocetta
Al Lago del Dres, verso il Gran canalone del Col Perdu
“Pruset” sta per piccola pera. E una pera ricorda la roccia (grande, a dire il vero) detta appunto il “Pruset”, ben visibile da Ceresole al margine orientale del bosco di conifere che copre per intero il versante destro della valle. Visibile come una prua in un mare di larici e abeti. Sul sentiero GTA verso il Colle della Crocetta (tradizionale passaggio verso la Val Grande di Lanzo), il Pruset costituisce uno splendido belvedere sia sull’alta valle che sulle cime del versante canavesano del Parco. Di poco esterno ai confini dell’Area protetta, il percorso segue fedelmente il sentiero, con la breve variante finale in direzione della meta.
Il percorso. Lungo la pista da fondo (tenersi ai margini), o usufruendo del ciglio della diga, si raggiunge la sponda destra del lago che si segue per un tratto lungo la pista. I segnavia indicano un cambio di direzione: dalla strada lungo-lago al sentiero nel fitto della macchia. In breve la via biforca: a destra prosegue la via per il Lago del Dres, a sinistra va il sentiero n. 520 per il Colle della Crocetta e il Pruset.
Una serie di tornanti innalza nel bosco fino all’ingresso nel vallone, verso la vicina radura dell’Alpe Gran Ciavana. Attraversato il rio si raggiunge l’alpeggio per rientrare in un lariceto meno fitto. Un ultimo pendio ripido precede un bel valloncello delimitato a sinistra dal crinale che si origina dal Pruset. Nei giorni più brevi dell’anno è qui che fa finalmente la sua comparsa il sole. Ed è inseguendone il timido ed effimero calore che si percorre per intero il valloncello. Passata l’Alpe Fumanova si raggiunge un evidente ripiano dove si lascia a destra il sentiero per il colle per svoltare a sinistra in direzione della vicinissima meta. Il premio è un sole più stabile e un colpo d’occhio di prim’ordine: dalle Levanne alle cime dell’alta valle, dal Gran Paradiso ai Becchi della Tribolazione.
Caratteristiche simili ma minor impegno riserva la salita al Lago del Dres. Al citato bivio, il sentiero n. 521 prosegue con percorso pressoché pianeggiante nel lariceto fino a passare il Rio del Dres. Entrati nel Parco, ci si innalza a pendenza costante e non troppo ripida. Aggirata sulla sinistra una cospicua rupe si percorre un breve mezzacosta che in condizioni non sicure può presentare rischi di distacchi nevosi (unico tratto a rischio del percorso). Si esce quindi all’Alpe Loslà, pre-ingresso alla vasta distesa pianeggiante dell’Arpiat, vera meraviglia non intuibile dal fondovalle. Al di là del piano si origina il gran canalone del Col Perdu. A destra del canalone, agevoli pendii conducono al Colle del Nel, passaggio verso l’omonimo piano e il Rifugio Jervis. La meta sta però altrove. Lasciato a destra il piano, si va a sinistra attraversando un paio di rii verso la vicina Alpe Foppa. E vicina è anche la conca del Lago del Dres, all’imbocco del vallone per il Colle della Piccola. Al di là della valle principale fa capolino il Gran Paradiso.
In sintesi
Punta Pruset. Tempo di salita: 2,30 h. Dislivello: 750 m. Quota max: 2300 m
Lago del Dres. Tempo di salita: 2,30 h. Dislivello: 600 m. Quota max: 2100 m.
Al Pian del Nel, verso le pareti nord delle Levanne
All’interno del Parco, una gita decisamente più nota e frequentata. Lo splendore invernale del piano compensa tuttavia l’eventuale “affollamento”. Il percorso segue il sentiero n. 531, via invernale di accesso al Rifugio Jervis.
Dalla Frazione Chiapili di Sotto (dove termina lo sgombero della neve), si risale il tracciato di una breve pista battuta. Al termine si entra nel lariceto per superare alcuni scomodi tornanti oltre i quali il tracciato diventa semplice. Con un lungo mezzacosta ascendente sulla destra orografica del Rio del Nel, si raggiunge il pendio rivolto a ovest che conduce verso il piano. Lo si segue senza problemi tra larici via via più radi e le Levanne sempre più protagoniste della scena. Usciti dal bosco, un traverso conduce verso il piano e l’ormai visibile Rifugio Guglielmo Jervis. Una volta raggiunto non rimane che indugiare al sole al cospetto delle pareti nord della Levanna Centrale e della sorella Occidentale. Ai loro piedi l’innevamento protegge gli ultimi lembi del Ghiacciaio del Nel, un tempo esteso a tutta la conca alla base delle pareti.
In sintesi
Tempo di salita: 2 h. Dislivello: 600 m. Quota max: 2250 m.
Altre possibilità In Val Soana, al Pian dell’Azaria
Val Soana, “Cenerentola” fra le valli del parco. Valle dove gli estimatori della natura alpina non banalizzata hanno di che deliziarsi, d’estate e ancor di più d’inverno. Lassù l’escursionismo invernale è severo sul serio e ben poche sono le mete possibili senza affanni. Fra queste il Pian dell’Azaria, gioiello apprezzato in particolare dai camosci (assai numerosi nella zona) alla testata della Valle di Campiglia, che insieme alle valli di Forzo e Piamprato movimenta la parte alta del bacino del Soana. Condizione in assoluto necessaria, la sicurezza del manto nevoso, i ripidi pendii laterali sono infatti apprezzati dalle slavine, talora di grandi dimensioni. Con neve stabile il percorso è invece una piacevole passeggiata: da Campiglia si segue la strada che, a lato del torrente, conduce in meno di un’ora direttamente al piano.
Nella Valle di Ribordone
Laterale della bassa Valle dell’Orco, costituisce per molti aspetti la classica eccezione alla regola. Superata la forra iniziale la valle concede infatti più solatie e invitanti prospettive. Piuttosto note sono la Cima d’Arzola e la più impegnativa Cima Testona, gite sul lato destro della valle. Sul crinale divisorio con il Vallone di Eugio, offrono entrambe la possibilità di esplorare con lo sguardo angoli fra i più remoti del Parco.

Nel Parco informati
Ente parco nazionale Gran Paradiso, via Della Rocca, 47 Torino.
Tel. 011 8606211; email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; www.pngp.it
Segreteria turistica via Umberto I, 1 10080 Noasca, Valle dell’Orco (To).
Tel. 011 8606233;
e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Potrebbe interessarti anche...

In questa primavera dal caldo anomalo, si va alla ricerca di luoghi in cui trovare un po' di ombr ...
Come ogni anno, nel mese di gennaio, nelle Aree protette del Po piemontese si è svolto il censim ...
Il paesaggio è dominato dalla presenza del complesso monumentale della Basilica di Superga, capo ...