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Nel Parco Gesso e Stura, c'è la Casa del fiume

Inaugurata nel 2013 e finanziata con fondi europei, la Casa del Fiume è un nuovo polo didattico del Parco fluviale Gesso e Stura a servizio del territorio. Accompagnati da Cecilia e Marta, due volontarie del servizio civile, scopriamo le funzionalità della struttura e il rispetto dell'ambiente che ha guidato la sua realizzazione

  • Emanuela Celona
  • Giugno 2017
Giovedì, 15 Giugno 2017
Nel Parco Gesso e Stura, c'è la Casa del fiume

«Queste due colonne sono tronchi di castagno provenienti dal greto del fiume», spiegano Cecilia e Marta, le due volontarie che hanno scelto di fare servizio civile al Parco fluviale Gesso e Stura e che ci accompagnano in una visita guidata alla Casa del Fiume, centro per l'educazione ambientale e principale struttura del parco.

L'occasione della nostra visita arriva durante un corso di formazione sulla distribuzione di lupo in Piemonte, e in effetti le due volontarie ci spiegano che la struttura spesso ospita attività didattiche e formative, laboratori ed eventi per avvicinare le persone alla natura.

Inaugurata nel 2013 e finanziata in gran parte con fondi europei con il fine di inserirsi in una rete di centri di educazione ambientale presenti sul territorio italo-francese, - in particolare quello dei Parchi Alpi Marittime e Mercantour, partner del progetto - la Casa del Fiume ha rappresentato da subito un nuovo giardino, ma soprattutto un nuovo polo didattico a servizio del territorio. Collocata a metà strada fra il centro città e il Torrente Gesso, è facilmente accessibile e costituisce la porta di accesso ad alcuni dei più frequentati percorsi del parco fluviale.

Un edificio rispettoso dell'ambiente

L'edificio è integrato nel paesaggio e si mimetizza nell'ambiente naturale tipico del fiume. «Una delle parti più interessanti è il tetto verde, fatto di terra e piante autoctone in grado di isolare il fresco d'estate e trattenere il calore d'inverno, spiegano le volontarie. Anche i ciottoli contenuti nelle gabbionate che conducono all'ingresso della struttura provengono dal greto fiume», aggiungono.

Tutta la Casa del Fiume è caratterizzata da un'elevata sostenibilità ambientale e dall'autosufficienza energetica in quanto utilizza pannelli fotovoltaici e un impianto di geotermia per la produzione di energia elettrica e il riscaldamento degli ambienti: il sole alimenta i pannelli fotovoltaici installati sul tetto e riscalda i locali interni grazie all'orientamento a sud delle ampie pareti vetrate mentre l'impianto geotermico orizzontale, posto a circa 1 metro di profondità, sfrutta, invece, le temperature costanti del sottosuolo per alimentare una pompa di calore e i radiatori a bassa temperatura con un sistema a espansione diretta.

Inoltre, i cinque strati delle pareti sono composti da materiali per lo più naturali e costituiscono un efficace cappotto termico che garantisce standard molto elevati di isolamento, anche superiori ai requisiti di legge, al fine di abbattere il fabbisogno energetico dell'edificio.

Per l'irrigazione del giardino si riutilizzano le acque piovane raccolte in apposite cisterne e le acque grigie dei bagni trattate con un sistema di fitodepurazione che raccoglie le acque dal tetto e le acque grigie di scarico dei lavandini.
Le acque piovane e le acque fitodepurate confluiscono nel biolago, un piccolo specchio d'acqua di circa 50 metri quadrati vivacizzato da una suggestiva cascata a gradini, habitat ideale per la microfauna, insetti, libellule, anfibi e per alcune specie di piante acquatiche come ninfee, crescioni e ranuncoli d'acqua.

Le attività della Casa del Fiume

Lo spazio esterno del giardino è organizzato in ambienti con diversa naturalità: «Per spiegare ai bambini il significato della biodiversità, teniamo un prato tagliato e un esempio di prato incolto. Così mostriamo la biodiversità che regna nei due ambienti», raccontano le due giovani volontarie.

E sono molte le scolaresche che passano alla Casa del Fiume, per una media di 10mila passaggi all'anno e con un totale complessivo di 37mila ragazzi che hanno svolto attività didattiche, soltanto lo scorso 2016. Va detto che l'Ente gestore del Parco fluviale Gesso e Stura, ovvero il Comune di Cuneo, non si 'risparmia' nell'offerta didattica – 97 le attività organizzate nel 2016 – ma anche nelle iniziative rivolte al pubblico: sono state infatti ben 365 gli appuntamenti organizzati nell'arco del 2016: nella media, quasi uno ogni giorno.

L'apiario didattico

A lato dell'edificio – lungo un percorso di accesso pensato come sentiero nella natura - si trova il fiore all'occhiello della Casa del Fiume: l'apiario didattico. Una struttura che esternamente richiama la forma di un'arnia e che all'interno è suddivisa in due locali per offrire ai ragazzi, ma non solo, l'opportunità di conoscere da vicino la società delle api e la sua organizzazione ricca di simboli e insegnamenti.
Entrando nell'apiario due file di celle esagonali di grandi dimensioni ripropongono ai visitatori lo stesso rapporto spaziale dell'ape nell'alveare. Il gioco e alcune attività proposte consentono di fare esperienza diretta della complessa organizzazione della società delle api. L'ultima sala, caratterizzata da una parete vetrata, permette l'osservazione di alcune arnie in totale sicurezza e nel rispetto delle api.

Altrettanto interessante è il 'bugs hotel', ovvero una struttura collocata all'esterno della Casa del Fiume che consente l'osservazione diretta anche di altri insetti che la scelgono come tappa di sosta, oltre alle api.

La bravura con cui Marta - laureata da poco in Scienze erboristiche - e Cecilia – laureata in Scienze naturali – ci accompagno a scoprire la Casa del Fiume, contribuiscono a rendere piacevole questa nostra visita. Il loro entusiasmo per il valore ambientale che questo polo didattico racchiude in sè è contagioso.

Arrivati alla fine, chiediamo loro cosa vorrebbero fare dopo l'anno di servizio civile. La risposta è unanime: «Lavorare per la Natura ci renderebbe felici. Lavorare per un parco, sarebbe in partcolare il sogno di Cecilia». E noi glielo auguriamo con tutto il cuore, perché i parchi hanno bisogno di giovani entusiaste come loro.

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