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Conoscere gli animali per rispettarli

Il 28 luglio scorso il Consiglio regionale del Piemonte ha nominato Paolo Guiso nuovo Garante per i diritti degli animali, una figura di tutela che - nella nostra regione - è prevista per legge.
Lo abbiamo ha incontrato per sapere quali sono i suoi progetti per l'impegnativo quinquennio che lo attende. 

  • Alessandro Santoni
  • Ottobre 2022
  • Lunedì, 14 Novembre 2022
Foto Pixabay Foto Pixabay

E' Paolo Guiso il nuovo "Garante per i Diritti degli Animali"  - questa la dizione esatta della carica - del Piemonte, che rimarrà in carica per il prossimo quinquennio.

Guiso succede in questo ruolo al primo e fin qui unico Garante, Enrico Moriconi, che ha svolto questa funzione a partire dal 2017, dopo essere stato consigliere regionale nella settima e ottava legislatura. Il nuovo Garante è Medico veterinario presso l'ASL TO5, dove è stato Responsabile del S.S. Igiene Urbana Veterinaria, ed è Coordinatore della Commissione I A della Regione Piemonte. Ma chi è e quali poteri ha il Garante degli Animali? 

Il Garante per i diritti degli animali è una figura di tutela istituita in Piemonte da una apposita legge fin dal 2010. Svolge numerosi compiti come ricevere segnalazioni sui maltrattamenti e denunciare all'Autorità giudiziaria eventuali reati. Si occupa anche di progetti e campagne di sensibilizzazione sociale in difesa degli animali e del contrasto al fenomeno dell'abbandono e può segnalare alla Giunta e al Consiglio regionali l'opportunità di adottare provvedimenti per la difesa degli animali.

"Sono molto contento ed onorato della fiducia che mi è stata accordata per ricoprire un ruolo così importante e prestigioso, ci dice Paolo Guiso. Un doveroso ringraziamento al mio predecessore per il lavoro sin qui svolto. Il Piemonte è l'unica regione a prevedere questa figura e, anche per questo, cercherò di adempiere scrupolosamente ai compiti che l'incarico affidatomi comporta". Ecco cos'altro ci ha raccontato nella nostra intervista. 

Che ruoli ha svolto prima di diventare garante degli animali?

Mi sono laureato in medicina veterinaria nel 1981 e, nei primi anni, ho esercitato la libera professione, soprattutto nel settore dei piccoli animali.

Successivamente ho lavorato in un grande ospedale veterinario e, in seguito, in un'Azienda Sanitaria dove ho organizzato lo Sportello degli Animali d'Affezione, le cui principali attività erano la lotta al randagismo, l'anagrafe canina e la prevenzione delle zoonosi.

Una ventina d'anni fa ho iniziato ad occuparmi di "pet therapy" ovvero di animali, in particolare cani e gatti, che supportano persone ammalate o in difficoltà, partecipando a progetti di lavoro, eventi formativi e organizzando convegni. Sono stato componente della Commissione regionale per gli Interventi Assistiti con Animali fino all'anno scorso, quando ne sono diventato il coordinatore.

Ho ricoperto la carica di direttore della struttura di Igiene Urbana Veterinaria dell'ASL TO5 fino alla fine del 2021. In questo ambito i miei collaboratori ed io avevamo in carico tutte le strutture che a fini professionali si occupano di animali (canili, attività commerciali, importazione, strutture veterinarie, etc.) oltre alla gestione delle lesioni causate da animali, degli esposti, della vigilanza sul benessere animale e delle problematiche relative alla presenza di animali sinantropi (cioè che vivono normalmente in compagnia dell'uomo). Quest'esperienza pluriennale mi ha insegnato che chi lavora nelle istituzioni, oltre alle attività di vigilanza e di repressione, deve avere una funzione di intermediario, cercando di favorire una corretta convivenza tra gli animali e l'uomo. Nessuno di noi è obbligato ad amare e detenere degli animali, ma nessuno è titolato a maltrattarli, a mantenerli in uno stato di malessere o a causare loro sofferenza. Questo concetto riguarda tutti gli animali presenti sul nostro territorio e non solo gli animali da compagnia.

Tornando al suo nuovo ruolo, quali dovrebbero essere le priorità?

Innanzitutto interfacciarsi con le istituzioni, gli enti e le associazioni e, con la loro collaborazione, rilevare criticità, proporre soluzioni anche sotto forma di modifiche o integrazioni alla normativa. Ritengo molto importante l'informazione rivolta sia a chi opera professionalmente nel mondo degli animali, sia ai cittadini. Spesso le persone si pongono nei confronti del mondo animale con atteggiamenti scorretti dettati soprattutto dalla scarsa informazione.

Le popolazioni animali sono estremamente diverse per specie, tipologia di detenzione, inquadramento normativo e sensibilità delle persone nei loro confronti. Pensiamo agli esotici, totalmente privi di libertà; ai sinantropi, a volte invisi a una parte della popolazione; agli animali zootecnici, costretti a vivere negli allevamenti intensivi; ai selvatici, in competizione territoriale con la popolazione umana o agli animali famigliari umanizzati, snaturati e trattati come giocattoli! Per non parlare di vivisezione, caccia di frodo, spettacoli con animali, etc.. Si tratta di situazioni e problematiche diverse, che richiedono differenti approcci, confronti e soluzioni.

Che rapporto ci dovrebbe essere, secondo lei, tra uomo e animali selvatici?

Il problema dell'avvicinamento delle popolazioni animali ai centri urbani è molto complesso e investe una realtà a cui afferiscono la gestione del territorio, la sicurezza dei cittadini, la diffusione delle malattie trasmissibili e, ovviamente, la tutela e la gestione delle popolazioni animali e l'ordine pubblico.

Perché ci sono i lupi alle porte dei centri urbani? Perché ci sono le volpi sulle colline o i cinghiali che condividono i nostri itinerari escursionistici e, ormai, arrivano anche all'interno delle nostre città? Tra le probabili cause, unitamente all'espansione urbana, dobbiamo considerare l'incremento numerico della fauna selvatica, l'aumento delle aree protette, la regolamentazione della caccia e l'aumento delle superfici incolte. L'ambiente urbano e le periferie godono inoltre di di una temperatura invernale più mite, con presenza di rifugi all'interno degli edifici e nel sottosuolo, cibo comodamente disponibile, rappresentato dai rifiuti, e presenza di prede facilmente cacciabili.

La presenza nelle aree urbane di animali selvatici può tuttavia portare a problemi di vario tipo: incidenti stradali, danni agli edifici, ai terreni o ad altri beni. Senza contare le aggressioni o la paura di subirle, lo spargimento di rifiuti e la fecalizzazione ambientale. In ultimo, ma non meno importante, il rischio di passaggio di patologie trasmissibili sia agli animali domestici che all'uomo.

La soluzione del problema è sicuramente difficile da individuare, ma dev'essere ricercata, come ho detto, innanzitutto nelle molteplici cause del fenomeno e - per quanto possibile - occorre eliminarle o ridurle. E' necessario informare i cittadini, senza falsi allarmismi, sui reali rischi e sulle modalità di comportamento in caso di contatto o di incontri ravvicinati con i selvatici.

E' necessario che le soluzioni dettate da scienza e ragionevolezza siano effettivamente realizzabili considerando anche problemi di carattere generale, legati alle risorse economiche, alle risorse di personale, alla capacità di gestione del territorio e anche alla conoscenza della dinamica di una popolazione.

Si fa in fretta a gridare "al lupo, al lupo" ma poi, in realtà, bisogna sapere perché c'è il lupo e da dove è arrivato, cosa ci sta a fare, come si comporta e cosa presumibilmente farà in futuro.

Non è il garante che risolverà il problema dei cinghiali, delle nutrie e - men che meno - dei lupi, ma il garante osserva, considera e mette in luce le proposte e le azioni più opportune, sempre nell'interesse della serena convivenza tra esseri umani e animali.

Cosa si può fare per scongiurare le zoonosi?

Per zoonosi si intende una malattia trasmessa dagli animali all'uomo, il contagio può avvenire per contatto diretto con un animale infetto o con materiale contagiato, attraverso l'assunzione di alimenti o bevande contaminate, oppure per mezzo di insetti vettori. Non sempre gli animali contagiati, pur potendo trasmettere la malattia, si ammalano mentre nell'uomo le zoonosi sono spesso gravi e talvolta letali. Come tutte le malattie anche le zoonosi suscitano preoccupazione e paura nella gente, provocando in questo caso atteggiamenti di ostilità nei confronti degli animali.

Nel caso degli animali d'affezione le pratiche di profilassi antiparassitaria e vaccinale, unite ai controlli veterinari, sono una buona garanzia di prevenzione e salvaguardia della salute umana.

Per quanto riguarda gli animali selvatici, sinantropi, o quelli introdotti da altre realtà territoriali, il discorso è molto diverso. Sappiamo che il passaggio di agenti patogeni dagli animali all'uomo, anche con la complicità degli insetti vettori, avviene continuamente, seppur in misura differente da un Paese all'altro in ogni parte del mondo.

La movimentazione di persone, merci ed animali, unitamente ai cambiamenti climatici, possono, in caso di salto di specie tra animali ed esseri umani, trasformare una semplice infezione in forma epidemica o pandemica. La pandemia da Covid 19 probabilmente ha seguito questo itinerario.

Se viene abbattuta una parte della foresta e le scimmie che ci abitano vengono a contatto per la prima volta con gli esseri umani dei villaggi, le malattie di cui sono portatrici possono fare il salto di specie e provocare il contagio interumano.

Bisogna sempre considerare con attenzione gli spostamenti o l'aumento eccessivo delle popolazioni animali, perché queste possono essere accompagnate dall'aumento della presenza di patogeni, spesso non evidenti, ma molto pericolosi: pensiamo alla Leptospirosi nei roditori o alle zecche portatrici della Malattia di Lyme.

La cosa migliore per evitare i contagi è quella di mettere in atto alcune azioni di prevenzione che ci potranno essere consigliate dal nostro medico di famiglia o dal veterinario. Nel caso di viaggi nei Paesi esotici sarebbe bene informarsi sui siti medici specializzati circa le misure di prevenzione e i comportamenti corretti da adottare (ad esempio non avvicinarsi agli animali selvatici che appaiono mansueti o ai cani randagi).

Quali sono i suoi progetti per il futuro?

Per il momento non ho ancora progetti definiti, ma sicuramente è mia intenzione mettere in evidenza le criticità presenti sul territorio e predisporre eventuali azioni mirate. Ho bisogno che ci sia uno scambio di idee, di opinioni e soluzioni, tutto il resto verrà dopo. Questo significa raccogliere le istanze di tutti coloro i quali, per differenti motivi e ruoli, operano nel mondo degli animali attraverso incontri, tavoli di lavoro ed anche eventi informativi, per poi operare "in piena autonomia e con indipendenza di giudizio e di valutazione", come recita la legge istitutiva.

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