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Cambiamenti climatici e OGM

Il riscaldamento globale causerà la rottura degli attuali equilibri, con immediate conseguenze negative in alcuni ambienti geografici e per alcune attività umane.

  • Elvio Lavagna
  • maggio 2016
  • Martedì, 24 Maggio 2016
Cambiamenti climatici e OGM

Proponiamo gli interessanti spunti di riflessione del geografo Evio Lavagna, già docente dell'Università di Genova, pubblicati sull''ultimo numero del mensile "Liguria Geografia".

C'è oggi da parte degli esponenti di una certa cultura politica prevalente tra molti mass media un forte allarme per i cambiamenti climatici, attribuiti essenzialmente a un modello di sviluppo economico largamente basato sull'impiego di fonti energetiche non rinnovabili, attento solo al profitto e non alla sostenibilità economica e politico-sociale. Al tempo stesso si è affermata una totale opposizione nei confronti degli organismi geneticamente modificati (ogm) che le multinazionali vorrebbero introdurre in tutto il mondo a danno delle colture tradizionali per acquisire un controllo assoluto sull'agricoltura e sul cibo. Il riscaldamento climatico è ormai accertato e indubbiamente causerà la rottura degli attuali equilibri tra società umane e ambiente naturale di vita e di lavoro, con immediate conseguenze negative dappertutto, più gravi in certi ambienti geografici e per certe attività umane.
Sui tempi lunghi tuttavia il riscaldamento in alcune parti del mondo potrà avere anche effetti positivi, come la possibilità di introdurre nuove colture in zone oggi troppo fredde o di aprire nuove rotte marittime. Di fronte ai cambiamenti climatici proprio l'introduzione di sementi ogm nelle colture, in grado di resistere meglio alla siccità o di contrastare efficacemente l'attacco di funghi o parassiti senza bisogno di un eccessivo uso di fitofarmaci pesantemente inquinanti, può offrire agli agricoltori uno strumento in grado di mantenere tradizionali produzioni delle nostre regioni.
Invece, purtroppo, mi è capitato di leggere in certi testi di geografia economica e sentire affermare da colleghi docenti, anche dotati di eccellente preparazione pedagogico-didattica, che, contrariamente a quanto evidenziato dalla ricerca scientifica, le colture ogm sarebbero pericolose per la nostra salute e per la salvaguardia delle altre colture, quasi si trattasse di germi pestilenziali. Indubbiamente sono da adottare provvedimenti tesi a porre limiti allo sfruttamento commerciale della ricerca scientifica da parte delle società multinazionali a danno dei piccoli produttori agricoli, specie dei paesi più poveri. Ma il messaggio ambientalista di Vandana Shiva, dalla stessa largamente propagandato nel mondo e in Italia attraverso interviste ai giornali, incontri televisivi e conferenze, ha avuto tale presa sull'opinione pubblica, i sindacati degli agricoltori, la stessa classe politica che addirittura si è giunti nel nostro paese a vietare non solo la coltivazione, ma la stessa ricerca scientifica nel campo degli ogm ad uso agricolo.
L'agricoltura ha grande importanza, specialmente in Italia, non solo per la produzione enogastronomica, ma anche per la ricaduta sul paesaggio. E ciò dovrebbe molto interessare la geografia e i docenti di geografia, ai quali ultimi mi pare opportuno richiedere attenzione per i risultati della ricerca scientifica in campo agronomico (che in Italia è sempre stata molto avanzata). A proposito di competenze scientifiche e geografia sono pienamente d'accordo col prof. Soraci, che in un suo intervento a riguardo di una mia nota su "Liguria Geografia" (Geografia termine ambiguo, n. 2/2016) rileva che per la ricerca geografica occorre una certa specializzazione che comporta l'esigenza di distinguere, anche per certe peculiarità metodologiche, geografia fisica, geografia ecologica e geografia umana.
Sono però convinto che la geografia nelle scuole secondarie abbia il delicatissimo compito di far cogliere agli alunni il
complesso legame tra scienze fisiche e biologiche e scienze umanistiche che tutte interagiscono nella costruzione/caratterizzazione dei luoghi e degli uomini che li abitano. E' lecito quindi attendersi che gli insegnanti di geografia abbiano competenze essenziali non solo storiche e socio-economiche, ma anche nelle cosiddette scienze dure per poter affrontare temi complessi come quelli del cambiamento climatico e degli ogm dai diversi punti di vista.

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