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Il Piemonte ha sete

A partire dal Rapporto siccità del Piemonte, pubblicato da ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente), riflettiamo su situazione, scenari e strategie per combattere la siccità che è una delle conseguenze dell'emergenza climatica. 

  • Laura Succi
  • Marzo 2023
  • Lunedì, 27 Marzo 2023
Immagine da Pixabay Immagine da Pixabay

L'emergenza climatica ce la racconta l'anguilla europea (Anguilla anguilla) che si riproduce nel Mar dei Sargassi: uno spicchio di Oceano Atlantico fra le Grandi Antille, le Azzorre e le Bermuda. Questa anguilla, col suo corpicino lungo lungo, vestito di nero e argento (la femmina non supera il chilo e mezzo di peso per 80 centimetri di lunghezza) affronta un immane viaggio di sei, settemila chilometri per tornare dov'è nata e completare il suo ciclo vitale, dopo aver trascorso tutta la sua vita - 9 anni per i maschi e 12 per le femmine - dall'altra parte del mondo, in un fiume o in un lago.

Questo frammento di vita comporta, per il piccolo pesce, ogni sorta di pericolo: le turbine delle centrali idroelettriche sovente la dilaniano e le acque dolci sono sempre più frenate da barriere artificiali che non le permettono di spostarsi per alimentarsi o di mettersi al riparo dai predatori. Ciò non bastasse, la siccità la sta mettendo a dura prova. E dire che si tratta di una specie straordinariamente interessante da un punto di vista scientifico e naturalistico, che è ancora una voce economica importante sul Po.  Eppure, in Piemonte, è estinta da qualche decennio e risulta in pericolo di estinzione secondo l'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN). Per tutti questi motivi è in corso il progetto di conservazione Lifeel Home - LIFEEL a sua tutela. 

Perchè il Piemonte è messo peggio

Secondo Barbero, direttore generale di Arpa Piemonte, mentre la crisi climatica colpisce ovunque, il Piemonte è uno dei luoghi del Mondo dove gli effetti del cambiamento climatico sono più marcati e aspri: "Nell'inverno appena concluso, la situazione complessiva delle risorse idriche a disposizione non è stata migliore dello scorso anno. Nel caso di un'altra primavera calda e secca, ci troveremmo nuovamente a dover affrontare la prossima estate in condizioni di siccità e con conseguenze di tipo socioeconomico. Non possiamo più pensare all'acqua come 'risorsa infinita' e non sempre le riserve sotterranee potranno venirci in soccorso in caso di siccità prolungata. Il cambiamento climatico gioca un ruolo IMPORTANTE nel modificare le condizioni di disponibilità idrica anche sulle Alpi e la sfida, come sempre, è l'adattamento". (Dal rapporto siccità in Piemonte di Arpa).

Ormai lo sappiamo: il 2022 è stato l'anno terribile della siccità. Ma non è finita, la situazione sta diventando cronica e dunque occorre trovare rapidamente soluzioni nuove. Ma come?La Regione Piemonte ha adottato una Strategia sul cambiamento climatico, il cui primo stralcio è stato approvato a febbraio dello scorso anno nella direzione di un coinvolgimento attivo delle diverse strutture regionali ma anche degli Enti locali e della società civile.
Nella Strategia confluiscono molti dati, elaborati da sistemi informativi, raccolti con satelliti, droni e sistemi di rilevazione terrestri, che permettono di inquadrare la situazione nel suo complesso: le azioni che verranno adottate, infatti, non potranno che basarsi su un metodo scientifico.

Il mondo universitario dà il suo fondamentale apporto alla Streategia regionale. Sul tema della sostenibilità sono impegnati insieme alla Regione Piemonte anche tutti i quattro atenei piemontesi, parte della rete delle 84 Università italiane per lo Sviluppo Sostenibile (RUS). L'obiettivo è  cambiare il modo di agire degli Atenei in primis: com'è possibile altrimenti essere credibili e stimolare gli altri a modificare le proprie abitudini? La responsabilità di enti di formazione, quali le Università, è enorme anche sulle competenze da mettere a sistema perché un cambiamento culturale implica il coinvolgimento di molte discipline, tecnico-scientifiche ma anche umanistiche.

Rivali dell'acqua

Gli argomenti sul tavolo sono tanti. Insieme al risparmio idrico e alla manutenzione degli impianti esistenti, c'è anche il riuso delle acque. Su questo tema l'Università di Torino ha aperto la scuola internazionale di formazione permanente e il tavolo di lavoro multidisciplinare Water Re-use, in particolare per il riutilizzo delle acque reflue urbane trattate per un ipotetico uso in ambito agricolo e industriale. A tale proposito esiste anche un'indicazione della Banca Mondiale per il riuso delle acque grige: AYALA Israeli Circular Economy Solutions and Wastewater Management - YouTube World Bank, mentre risponde alle necessità di gestione e di risparmio idrici la Fondazione Agrion Fondazione Agrion – Agricoltura Ricerca Innovazione, creata dalla Regione Piemonte nel 2014.

Fin qui avanti tutta, ma le soluzioni non sono ancora a portata di mano e i problemi restano. "Se l'acqua è poca è poca: possiamo trattenerla, trasferirla ma non si riducono i consumi, si scontenterà sempre qualcuno. Il 2022 in questo senso è stato emblematico, racconta Giuseppe Bogliani, accademico dell'Università di Pavia. Si è verificata una contesa fra gli agricoltori di monte e quelli di valle, proprio sotto il nostro naso, noi che siamo abituati a pensare che le guerre per l'acqua siano lontani affari altrui".
Per inciso, la parola rivale deriva dal latino rivalis, cioè chi spartisce con un'altra persona l'acqua del medesimo corso, e deriva da rivus, fiume, ruscello. La storia poi ci racconta che le contese sono sempre state così frequenti che il termine rivale è diventato nel tempo sinonimo di contendente".

"Stante la situazione critica, la volontà di creare nuovi invasi per trattenere l'acqua in Piemonte è evidentemente molto viva anche se c'è molta narrazione non documentata su questo tema, spiega Bogliani. Se per esempio, costruisco un invaso lungo il corso della Dora Baltea devo anche sapere che quell'acqua, sottratta al flusso verso valle, non potrà compiere il suo ciclo naturale infiltrandosi nel terreno e ricaricando così le falde acquifere. Inoltre, il riempimento avverrà nei momenti di notevole portata – che ci sono ancora - cioè durante le piene autunnali o primaverili, quando l'acqua trasporta una grande quantità di particolato, con il risultato che quei sedimenti si accumuleranno velocemente sul fondo dell'invaso rendendo in breve tempo l'opera inefficace". Un sussurro risuona in sottofondo: l'acqua da qualche arriva e da qualche parte va, perché deve tornare al mare...

"Questo, aggiunge Bogliani, è uno sfacelo dal punto di vista ecosistemico: i tratti a monte verrebbero sommersi solamente in alcuni periodi dell'anno lasciando, in altri, fasce di centinaia di metri o di chilometri di terreno sterile. Peraltro, a livello europeo, si sta andando nella posizione opposta, ovvero, rinaturalizzare quanto più possibile i corsi d'acqua". A questo proposito sono già anche stati stanziati i fondi per la rinaturazione del Po, con interventi anche in Piemonte.

"Si sente dire spesso che per aumentare la portata di un corso d'acqua occorre scavare in profondità. E' questa un'affermaizone senza base scientifica, poichè biosgna, invece, allargare l'ampiezza lasciando che si riprendano le dinamiche naturali di movimento ed espansione. Questo significa anche sicurezza per gli abitati: non possiamo continuare a costruire dove non si deve. Prima del '900 le costruzioni erano molto arretrate rispetto alle sponde dei fiumi perché era naturale comprendere che i fiumi si muovono", afferma Bogliani. 

Riflettiamo su tutta la pianura piemontese 

Sorge anche un altro dubbio: se il sistema di invasi avrà tempi lunghi di realizzazione, potrebbe accadere che una volta ultimato, l'acqua sia talmente poca che si riveli meno efficace del previsto? Visti i dati, le informazioni e gli attori in gioco per sviluppare e realizzare un sistema sostenibile, il "luogo" deputato per ragionare sui pro e sui contro non può che essere il bacino idrografico del Po, governato dall'Autorità Distrettuale del Fiume Po, che mette insieme in maniera organica il territorio di Liguria, Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Trentino, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Marche e si estende anche a porzioni di territorio francese e svizzero.

"Molti comuni attingono acqua dalla falda profonda per gli acquedotti urbani a uso civile, spiega lo studioso. Si tratta di acqua caduta sulle Alpi tra gli ottomila e gli undicimila anni fa, all'inizio della nostra Era. Per abbondante che sia, quella riserva è destinata a esaurirsi, e se la usiamo per innaffiare l'orto, tirare lo sciacquone del bagno o lavare la macchina, si va ben oltre lo spreco, andiamo a infrangere l'etica. Quella è una scorta delle future generazioni per situazioni di emergenza. Tra l'altro, bisogna sapere che non è possibile scendere ancora più in profondità con i prelievi: più in basso non potremo che trovare acqua salata, i resti di quel mare che ricopriva la Pianura Padana circa 5 milioni di anni fa". E allora perché usiamo quelle riserve?
"Perché la falda più superficiale non è di buona qualità, spiega il docente.  Intorno agli Anni '80 ci si è accorti che era contaminata da atrazina e molinate, sostanze usate come antiparassitari in agricoltura e quindi scavare pozzi più in profondità, in quel momento, è stata la soluzione più semplice. 
Oggi sappiamo per certo che la crisi idrica durerà e quindi l'unica via è modificare i nostri stili di vita, dobbiamo tenere buone le scorte d'acqua, non sprecarle e riciclarle quanto più possibile, perché l'abbondanza è terminata", conclude Bogliani. 

Il cambiamento culturale atteso 

Un profondo cambiamento culturale si impone: dobbiamo imparare a vivere nei limiti di un solo Pianeta. Tanto che il filosofo Bruno Latour ci invita ad atterrare (o riatterrare) sulla Terra ed è un invito a guardare in giù, a essere umili, riconoscendo le molteplici relazioni di cui facciamo parte e da cui dipendiamo. Lo stesso fa la filosofa cuneese Laura Boella in quattro puntate su Radiotre nella trasmissione "Uomini e Profeti".

Dice l'artista inuit Tanya Tagaq in "Cold/ Retribution": "Se prendi un grammo d'acqua e una caloria per riscaldarla, innalzerai la sua temperatura di un grado Celsius. Ma per sciogliere il ghiaccio e farlo diventare acqua portandolo a zero gradi servono 81 calorie, quindi il calore che serve per trasformare il ghiaccio in acqua è 81 volte maggiore di quello necessario ad alzare di un grado la temperatura dell'acqua. Quando tutto il ghiaccio si sarà sciolto la superficie che prima era ricoperta di ghiaccio si riscalderà 81 volte più in fretta e non ci sarà modo di fermare questo processo. Si spera che evolva un nuovo equilibrio resistente al forte calore ma la civiltà umana che conosciamo non esisterà più".

Alcune banche dati di riferimento

- anagrafe agricola regionale Anagrafe agricola del Piemonte

- Telerilevamento Piemonte - Geoportale Piemonte, che comprende il programma coordinato e gestito dalla Commissione Europea Copernicus.

- Nel 2020 la Regione Piemonte ha avviato l'implementazione del Database Nazionale degli Investimenti Irrigazione e Ambiente DANIA

- Alcotra PITER, Anagrafe agricola piemontese e geoportale Piemonte 

- Sistema informativo bonifica e irrigazione Sistemapiemonte - Agricoltura

- Sistema informativo nazionale per la gestione delle risorse idriche in agricoltura| sistema informativo nazionale per la gestione delle risorse idriche in agricoltura

Convegno "La risorsa idrica in Piemonte", 1 e 2 marzo 2023

LA RISORSA IDRICA IN PIEMONTE - Le strategie di gestione idrica in agricoltura 1 Marzo 2023 - YouTube

LA RISORSA IDRICA IN PIEMONTE - Cambiamento climatico e ambiente 2 marzo 2023 - YouTube

 

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