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Dall'Appennino piemontese, un inno alla senilità

Tonino, l'incantatore di buoi. Giovanni e Maria di Cascina Merigo. Loro sono i residenti più anziani delle Aree protette dell'Appennino piemontese. Il Covid-19 sembra essersi dimenticato di loro. Ma gli uomini? 

 

  • Lorenzo Vay
  • Lunedì, 4 Maggio 2020
In senso orario, dall'alto a sinistra: Giovanni e Maria, Giovanni con la falce, Tonino e il suo bue, il gioco della morra a Capanne di Marcarolo - Foto Archivio APAP In senso orario, dall'alto a sinistra: Giovanni e Maria, Giovanni con la falce, Tonino e il suo bue, il gioco della morra a Capanne di Marcarolo - Foto Archivio APAP

Numero di morti, contagi, guariti. Soprattutto questi dati hanno riportato i media quotidianamente, fin dall'inizio della pandemia. 

E insieme quasi una 'rassicurazione': i più colpiti sarebbero stati gli anziani, oppure le persone con patologie pregresse, dando quasi scontata una loro 'utilità sociale' minore. 

Nella società odierna il numero degli anziani è in continuo aumento grazie a un miglioramento delle condizioni di vita. Secondo le statistiche Eurostat 2019, l'Italia ha la popolazione più vecchia d'Europa con il 22,8% over 65 anni a fronte di una media europea del 20,3%.

Ma gli anziani non sono solo una data anagrafica o un numero statistico.  Sono anche coloro che hanno fatto la Resistenza e che celebriamo ogni 25 aprile. Sono coloro che hanno combattuto per i diritti dei lavoratori e delle donne e che oggi badano ai nipoti e fanno (spesso) quadrare i bilanci domestici. Ma soprattutto gli anziani sono un patrimonio di esperienze vissute, di saggezza e valori.

Gli anziani, custodi della memoria

Per secoli sono stati gli anziani ad avere il compito di tramandare il sapere, attraverso la narrazione, trasformando la memoria individuale in memoria collettiva, elemento costitutivo di un'identità locale e culturale specifica.

Il Parco delle Capanne di Marcarolo in collaborazione con l'Ecomuseo di Cascina Moglioni ha dedicato molte energie per la raccolta di questo enorme patrimonio culturale locale finanziando diverse ricerche toponomastiche, linguistiche, etno-antropologiche che hanno prodotto pubblicazioni e video ora disponibili nella biblioteca del Centro di Documentazione per la Storia e la Cultura locale di Palazzo Gazzolo a Voltaggio.

Nella mia esperinza, attraverso le parole e i racconti degli anziani è stato possibile conoscere e apprezzare il territorio dell'Appennino Piemontese.

Tonino, l'incantatore di buoi 

Tonino di (cascina) Tendivere l'ho conosciuto alla Fiera del bestiame di Capanne di Marcarolo. E' un uomo piccolo ma "tutto muscoli" con il quale stare a parlare è sempre un piacere. Mi ha raccontato infiniti aneddoti della sua vita contadina, ma quelli più appassionati sono le storie dei suoi buoi e delle sue imprese "epiche" nel bosco.

Quand'era un ragazzo si era fatto un nome come "addestratore" di buoi, ereditando la passione e le capacità da uno suo vecchio zio, "me barba de Maggie" (mio zio della - cascina - Maggie). Gli bastava la voce per farsi ascoltare dagli animali e fargli fare anche i lavori più difficili e impegnativi. Una volta si è dovuto anche difendere dall'accusa di imbroglio per aver venduto un bue bravissimo che però, una volta portato a casa dall'acquirente, non si dimostrò affatto collaborativo.

I buoi erano i "montagnini" dal colore fromentino e le caratteristiche corna a lira, la stazza non tanto grande e il passo lento, l'ideale per i bricchi dell'Appennino. Venivano usati per i lavori nei campi, dall'aratura alla fienagione, ma soprattutto per il trasporto della legna, da Capanne a Silvano d'Orba, dove c'era il mercato, a una trentina di chilometri di distanza, ma che fatti a piedi con i buoi e un carro pieno di legna erano tutte le volte un'avventura non priva di sorprese.

A far legna Tonino ci è sempre andato da solo e ha sempre tagliato i suoi boschi a regola d'arte nel pieno rispetto dell'ambiente e del paesaggio: racconta di piante come se stesse parlando di persone, ne descrive le caratteristiche, la storia, le peculiarità, i possibili utilizzi e ti incanta con mille aneddoti su abbattimenti complicati, tagli speciali o in condizioni difficili. Ha smesso di andare nei boschi due anni fa per un problema alle ginocchia. 

Tonino era anche un giocatore di morra tra i più bravi del posto. La morra è quel gioco tradizionale nel quale i giocatori, 2 o 4, devono indicare simultaneamente con le dita di una mano un numero da zero a cinque e indovinare la somma, dicendola ad alta voce. Il bello del gioco non è solo la sfida in se, ma anche il "contorno": le voci cantalenanti, gli sfottò, le "marmellate" per confondere gli avversari, il tifo di chi sta attorno e gli immancabili litigi per i punti presi o "rubati". Una quindicina di anni fa ha ancora vinto il torneo che viene organizzato tutti gli anni a Capanne, battendo anche una delegazione sarda di Urzulei (NU) appositamente venuta per uno scambio culturale sul gioco. Ogni volta che ci vediamo mi sfida, che io sia su un sentiero o per strada, in ufficio o in un bar, ma per ora non sono ancora riuscito a batterlo.

Giovanni e Maria, di Cascina Merigo 

Punti di riferimento sono stati anche i fratelli "Giovanni e Maria di (cascina) Merigo", classe 1928 lei, 1931 lui. Ancora oggi la loro cascina è una delle meglio tenute nel territorio di Marcarolo. Nelle pertinenze della loro cascina ci sono due orti ben curati, alberi da frutta, prati da sfalcio e castagni secolari ancora produttivi. Poco più in là pecore e capre al pascolo tra la macchia mediterranea, boschi di castagno o roverella e qualche faggeta. Un luogo che evoca alla memoria un mondo contadino antico, sospeso tra il presente e il passato, dove ogni cosa è governata dalla ciclicità e dalla scansione del tempo e della natura.

Li ho conosciuti il mio primo giorno di lavoro al Parco delle Capanne di Marcarolo, in una giornata di neve come non se ne vedono più. Mi hanno accolto in modo caloroso, invitandomi a sedere accanto alla stufa calda in cucina e offrendomi caffè e biscotti.  La loro ospitalità è un rito antico, fatto di incontro e condivisione.

Giovanni è un abilissimo narratore di storie di ieri e di oggi che racconta con una energia e una simpatia travolgente; Maria è meno loquace ma interviene spesso nei racconti del fratello con battute. La loro serenità riflette la pace e la bellezza del luogo dove vivono ed è facile farsi coinvolgere dimenticando per un attimo la frenesia e la superficialità della nostra società moderna.

Tonino, Giovanni e Maria sono tre persone che hanno ancora molto da dare e insegnare, e già solo per questo meritano rispetto. Rassegnarsi a considerare gli anziani inutili, significa chiudersi in un mondo piccolo e spoglio, senza alcun interesse per cosa ne sarà di loro, ma soprattutto che cosa ne sarà di noi. Perchè non ha futuro, chi non ha memoria del suo passato.

 

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