Il territorio piemontese in generale, e le aree protette in particolare, oltre a ospitare ambienti, esseri viventi stanziali, animali di passaggio, architetture del passato, peculiarità geologiche e zone particolarmente delicate e sensibili, conserva i racconti della tradizione. Storie che, se non curate, rischiano di perdersi inesorabilmente.
Spesso, non si conosce la persona che le ha create, ciononostante sono preziose perché caratterizzano i diversi territori. Un po' come una misteriosa e invisibile figura che, con passo ponderato, procede sulla neve. Lascia una, due, tre impronte... Presto questi segni diventano una traccia: pienamente tangibile da un lato, ma completamente incorporea dall'altro, soprattutto per quanto riguarda il riconoscimento dell'autore. Non si ha la certezza dell'artefice, ma l'importante diventa accorgersi della presenza della traccia e conservarla, al fine di poterla tramandare, come elemento tipico di una particolare cultura, strettamente interconnessa con il luogo. Una traccia che diventa importante semplicemente perché esiste.
Un fondamentale contributo per mantenere viva la cultura materiale e immateriale è stata data nel corso dei decenni da singoli individui (ricercatori, amanti della propria terra, curiosi, ...) e dalle istituzioni (musei, biblioteche, associazioni, università, ecomusei, ...). Anche le aree protette, non episodicamente, sono inserite a pieno titolo in questo percorso: i parchi hanno dato e continuano a dare il loro contributo nel preservare questo importante patrimonio grazie alla sensibilità, alla passione e alla dedizione di molte persone.