Da lontano scorgo una sagoma inconfondibile. Piccola e compatta se ne sta sulla cima di una conifera, abbarbicata sulla punta del sempreverde per osservare l'ambiente circostante da un punto privilegiato. E' la prima volta che incontro una civetta nana: nonostante sia un frequentatore abituale della montagna, di rado mi avventuro nel fitto del bosco, dove questo minuscolo rapace notturno trova il suo habitat elettivo. La foresta non è un luogo dove risulti semplice scattare fotografie, anzi. La scarsa quantità di luce che penetra tra le fronde degli alberi allunga i tempi di scatto della macchina fotografica e gli animali che abitano nel folto sono generalmente timidi e schivi. Scoiattoli e altri piccoli roditori, cince di diverse specie e picchi fuggono spesso al primo rumore di sottobosco calpestato o di ramo spezzato. Tra le ragioni di questa irrequietezza, ce n'è una alata, lunga appena 17 centimetri per 60 grammi circa di peso: si tratta appunto della civetta nana, predatore formidabile e vorace, strettamente legato all'ambiente boschivo d'alta quota.
Con le sue ali corte che permettono rapide manovre aeree e con la sua coda lunga utilizzata come timone, il minuto rapace si muove abilmente tra gli alberi, catturando in volo i suoi obiettivi. Capita tuttavia che il cacciatore si trasformi in preda: i margini del bosco possono rivelarsi, per la civetta nana, terreno di scontro con rapaci di dimensioni maggiori, quali gufi reali, allocchi e poiane. Uccelli imponenti contro cui non c'è partita.