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Sui sentieri di Salgari

Il cantore dei corsari visse tra il Po e la collina di Torino. Lo ispirarono le lunghe passeggiate sulle sponde del fiume, da solo o con i figli. Ma anche i resoconti di viaggio e le enciclopedie della Biblioteca Civica.

  • Furio Chiaretta
  • Aprile 2011
  • Domenica, 3 Aprile 2011

L'imponente massa delle acque si divide e suddivide in una moltitudine di fiumicelli, di canali e di canaletti che frastagliano in tutte le guise possibili l'immensa estensione di terre strette fra l'Hugly, il vero Gange, ed il golfo del Bengala. Di qui una infinità d'isole, d'isolotti, di banchi i quali, verso il mare, ricevono il nome di Sunderbunds.
Nulla di più desolante, di più strano e di più spaventevole che la vista di queste Sunderbunds. Non città, non villaggi, non capanne, non un rifugio qualsiasi; dal sud al nord, dall'est all'ovest, non scorgete che immense piantagioni di bambù spinosi, stretti gli uni contro gli altri, le cui alte cime ondeggiano ai soffi del vento..."
Così inizia I misteri della jungla nera. Difficile immaginare che l'autore non sia mai stato in India, non abbia visto il delta del Gange e non si sia mai spinto oltre il Mar Adriatico. Forse l'ispirazione gli venne passeggiando tra i prati e gli acquitrini alla confluenza della Stura nel Po, a due passi dalla sua casa di Torino.
Emilio Salgari - autore di 80 romanzi e oltre 150 racconti d'avventura - fece nella sua vita un solo vero viaggio, tre mesi a bordo di una nave nel Mare Adriatico, tra Venezia e Brindisi. Dunque tutti i suoi romanzi sono "solo" il frutto di un'eccezionale, sfrenata fantasia, unita a un approfondito studio su libri di geografia, esplorazioni, scienze naturali.
Eppure, anche se nate a tavolino, le sue descrizioni di luoghi e animali esotici sono precise, accurate e avvincenti.
Uno scrittore a lungo considerato "minore" dalla critica (che lo ha riscoperto in tempi abbastanza recenti), ma divorato da milioni di lettori - soprattutto ragazzi - dalla fine del XIX secolo fino ai giorni nostri.
Un autore da conoscere meglio a distanza di cent'anni della sua morte.

La vita di Salgari

Emilio nasce a Verona nel 1862. Ragazzino molto vivace, legge Verne. A 16 anni è dai parenti di Venezia e passa le giornate sui moli a guardare le navi. Si iscrive al Regio Istituto Nautico, con l'obiettivo di diventare capitano di lungo corso, ma dopo due anni il suo sogno si infrange contro una serie di pessimi voti. Nel 1880 si imbarca sull'Italia Una, e dai tre mesi passati lì ricava un'ottima conoscenza dei termini marinareschi e della vita di bordo.
Così comincia a scrivere avventure, soprattutto di mare, e nel 1883 pubblica i suoi primi racconti su "La nuova arena" di Verona. Qui nel 1884 esce a puntate - come usava allora - il romanzo La Tigre della Malesia, che diventerà il celebre Le Tigri di Mompracem, primo titolo del "ciclo della jungla" dedicato alle avventure di Sandokan e Yanez. Da allora sarà un susseguirsi ininterrotto di romanzi e racconti ambientati in ogni luogo esotico del pianeta: dalla jungla della Malesia al Far West, dalle isole dei Caraibi alle Filippine, dall'India all'Africa.
Nel 1892 si sposa e l'anno successivo si trasferisce a Torino. Qui cambia spesso casa, un po' per il suo istinto vagabondo, un po' per il crescere della famiglia, con la nascita di Fatima (1892), Nadir (1894), Romero (1898), Omar (1900). Presto sceglie i quartieri in prossimità del Po e della collina: abita vicino alla Gran Madre (al 15 dell'attuale via Martiri della Libertà) e poi - dopo alcuni mesi passati a Genova tra 1898 e 99 - va a vivere prima nel quartiere Vanchiglia (via Guastalla) e quindi alla Madonna del Pilone: all'epoca era un piccolo borgo stretto fra il Po e le ripide pendici della collina, collegato alla vera città solo dal Ponte di Sassi.
Pochi metri separano le case abitate da Salgari in corso Casale (un villino al n. 298, poi una casa di ringhiera al 205) dai fitti boschi della collina e dalla sponda del Po, che qui scorre ampio e lento fra cortine di alberi, spesso avvolto dalla nebbia.
Salgari fa lunghe passeggiate sulle sponde del fiume, da solo o con i figli, immaginando il delta del Gange o lo "sciabordio dell'acqua" sulla costa di un'isola tropicale.
Altre volte - come raccontano Arpino e Antonetto nella biografia Salgari, il padre degli eroi - coinvolge tutta la famiglia in spedizioni tra i boschi della collina, che vedono la costruzione di un accampamento, l'accensione di un fuoco "e subito quell'angolo si trasformava in una briciola di Malesia, sperduta, gravida di insidie e di attese". Molti testimoni dell'epoca ricordano l'eccezionale capacità di Salgari non solo nello scrivere, ma anche nel raccontare a voce avventure eccezionali immedesimandosi nei suoi eroi.
Ma più delle passeggiate in collina, per lui sono fondamentali le giornate passate alla Biblioteca Civica, per consultare enciclopedie e leggere resoconti di viaggi in terre lontane: è l'epoca delle esplorazioni in Africa Nera e ai Poli, e Salgari riesce a scriverne senza muoversi da Torino.
Anche perchè gli impegni con gli editori sono sempre più gravosi: alla ricerca di entrate economiche sicure, Salgari aveva sempre rinunciato ai diritti d'autore calcolati sulle copie vendute (che lo avrebbero reso ricco), stipulando invece contratti che prevedevano un pagamento periodico in cambio della stesura di almeno 4 romanzi all'anno. Da giovane aveva retto questa produttività esasperata, ma col passare degli anni comincia a temere che fantasia e creatività si affievoliscano. Il suo lavoro si fa stressante, scrive senza sosta e non riesce più a dormire.
La moglie Ada deve occuparsi di lui, dei debiti, dei quattro figli: la sua resistenza vacilla e il 19 aprile 1911 viene ricoverata in manicomio.
Il colpo per Emilio è durissimo: il 25 aprile sale in bosco della collina e si uccide.
In quei giorni si sta inauguratando l'Esposizione Universale, così la morte di Salgari - come la sua vita - passa quasi inosservata.
L'oblio nei confronti dello scrittore dura per gran parte del XX secolo. Pur con centinaia di migliaia di copie vendute in tutto il mondo per la gioia di giovani e adolescenti, la critica e il pubblico "colto" lo ignorano: i ragazzini per bene della borghesia leggono Verne, Stevenson, London, ma non possono avvicinarsi alle "diseducative" avventure di Sandokan e del Corsaro Nero. L'attenzione rinasce con gli sceneggiati televisivi ispirati ai suoi eroi: nel 1973 Le tigri di Mompracem, nel 1976 il Sandokan interpretato da Kabir Bedi, nel 1977 Il Corsaro Nero.
Negli anni successivi gli vengono dedicati mostre e convegni, ma Torino continua a dimenticare questo suo cittadino: lo ricordano solo una targa sulla casa di corso Casale 205, una scuola e una via sperduta, finché nasce in collina un'originale iniziativa.

L'avventura di conoscere

Il Salgari campus viene realizzato a partire dal 1989 su un pendio ombroso della valle di Reaglie, a pochi passi da corso Casale. È un'idea di Enzo Maolucci che, dopo aver fatto conoscere in Italia le tecniche di survival, decide di creare su 120.000 mq di ripido bosco questo "parco di ecologia umana", per scoprire in prima persona il rapporto tra la nostra specie e gli ambienti in cui si è confrontata nella sua evoluzione. Varcato il rio di Reaglie appaiono capanne in legno e paglia - per i pasti e il pernottamento degli ospiti - e un incredibile praho malese attraccato nel bosco, con vere sartie in corda che danno accesso ad aeree passerelle tra gli alberi (protette da reti, risultano percorribili anche da bambini). Allontanandosi dal campo base, ecco la radura per il tiro con l'arco e un ripido percorso di caccia, sempre con l'arco: in stile salgariano, i bersagli sono animali selvatici (in materiale plastico) nascosti tra le foglie.
In questo ambiente - molto selvaggio anche se a pochi passi dalla città - si organizzano attività per le scuole e per "Estate ragazzi", il sabato è riservato agli arcieri, mentre la domenica, da marzo a ottobre, chiunque può entrare per esplorazioni sui sentieri e sui ponti sospesi, o per partecipare alle iniziative: molto interessanti gli stage di archeologia sperimentale, in cui si imparano le tecniche di accensione del fuoco, di caccia, di costruzione di capanne dei nostri progenitori. "Qui i ragazzi - si legge sul sito www.salgaricampus.it - diventano protagonisti "adulti" di avventure e di esperienze motorie e culturali entusiasmanti. Sviluppano coordinamento e destrezza e si impadroniscono spontaneamente di cognizioni storiche e scientifiche. La fantasia è un elemento di conoscenza, e l'adattamento (anche al "disagio") è praticato come gioco, cioè come fattore indispensabile per l'innovazione e la creatività".

Sulle orme di Salgari

In cent'anni l'ambiente della collina più vicina alla città è profondamente cambiato, ma vi sono ancora angoli e sentieri dove provare suggestioni salgariane. Quasi certamente i Salgari, come tutti i torinesi, salirono a Superga con la tramvia a funicolare inaugurata nel 1884 e rimasta simile ad allora.
Da Sassi si può raggiungere in tramvia la stazione intermedia di Pian Gambino, e proseguire a piedi sul viottolo (segnavia 27-28) che sale per fitti boschi - oggi protetti dal Parco naturale della Collina torinese - fino alla Basilica di Superga.
Oppure dalla stazione di Superga si può scendere un poco con l'itinerario 29 e poi percorrere il sentiero 63 che va a mezza costa tra gli umidi boschi - quasi una jungla - che guardano verso San Mauro, per poi risalire a Superga lungo un crinale (segnavia 65).
Per chi è abituato alle camminate, da Superga c'è l'itinerario dell'Anello Verde (segnavia 29) che scende tra fitti boschi fino a corso Casale, e poi prosegue lungo il Po di fronte all'Isolone di Bertolla, ricchissimo di uccelli: qui davvero si possono immaginare Sandokan e Yanez mentre esplorano le sunderbunds.
Poi ci sono i prati del Parco della Colletta, che si estende tra la confluenza della Dora e della Stura con il Po, dove Salgari amava passeggiare. Infine un doveroso pellegrinaggio: da corso Quintino Sella (penultima fermata del 56) si sale per strada del Lauro, e presto si svolta in strada Lauretta, che piega a destra e termina di fronte a un ripido bosco. Risalendolo, dopo pochi passi si esce in un bel ripiano con un carpino: poco sotto c'è "uno dei burroncelli che voi conoscete, perchè andavamo a raccogliere i fiori", come scrisse Salgari ai figli prima di salire fin qui per togliersi la vita.
È un angolo di verde pubblico, accessibile a tutti e rimasto miracolosamente intatto. Un piccolo parco senza nome e quasi sconosciuto, ma assai suggestivo: perchè non intitolarlo a Emilio Salgari in occasione del suo centenario?

Info sulla mostra e altre iniziative in preparazione a Torino:
www.comune.torino.it/cultura/biblioteche

Furio Chiaretta
dal 1977 progetta, percorre e descrive itinerari a piedi, in treno, in camper. Nel 1985 ha ideato con Enrico Camanni la rivista Alp. Dal 1991 ha affrontato la libera professione, collaborando con diverse riviste e lavorando a progetti di turismo ecocompatibile. Le sue guide più recenti sono dedicate ai più bei sentieri della Provincia di Torino e del Parco del Gran Paradiso.

Il Parco naturale della Collina di Superga
Comprende due distinte aree: la collina attorno alla celebre basilica e il Bosco del Vaj a sud di Castagneto Po. Boschi di querce, castagni, e relitte popolazioni di faggio e panorami mozzafiato sulla città. La centenaria tramvia a Dentiera conduce da borgata Sassi a Superga quattrocento metri più in alto. E alla stazione superiore il Centro visita del parco con le sue molte iniziative: mostre, serate a tema, passeggiate guidate notturne, educazione ambientale e molto altro.
Un lungo sentiero segnalato conduce dalla Basilica al Sacro monte di Crea: una camminata lunghissima lungo tutta la dorsale della Collina Torinese.
L'area protetta ha una superficie complessiva di circa 500 ettari
Info: Aree protette del Po e della Colllina torinese

Per saperne di più

I romanzi più famosi di Salgari sono stati pubblicati da diversi editori. Molto bello il volume che raccoglie in 2200 pagine gli 11 romanzi dei cicli della jungla: Tutte le avventure di Sandokan, Newton Compton 2010, euro 19,90.
L'accurata biografia è di G. Arpino e R. Antonetto, Emilio Salgari, il padre degli eroi, Viglongo 1982-2010, euro 22,00. Per le escursioni c'è la carta e guida n.1, Sentieri della Collina torinese, euro 10,00.

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