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Salviamo la mela Ruscalla!

Aveva proprio ragione, Marcel Proust, quando scriveva: "Certi ricordi sono come amici di vecchia data, sanno fare pace". Ed è anche per 'fare pace' con i vecchi (e buoni) ricordi che oltre un centinaio di persone hanno già aderito alla campagna di recupero e valorizzazione della mela Ruscalla, frutto tipico di una piccola porzione del Monferrato

  • Raffaella Amelotti
  • Gennaio 2021
  • Lunedì, 25 Gennaio 2021
Mela Ruscalla del Giadino Condiviso di Camino | Foto arc. Giardino Condiviso Mela Ruscalla del Giadino Condiviso di Camino | Foto arc. Giardino Condiviso

 

Le mele del Monferrato sono a rischio di estinzione per via di un mercato che richiede produzioni elevate, frutti grandi, di bell'aspetto e tutti uguali nelle vaschette nel banco frigo del supermercato.

Ma facciamo un salto nel passato, in pieno Medioevo, quando i monaci, dopo le indispensabili operazioni di bonifica, iniziano a dedicarsi alla frutticoltura organizzata: le abbazie sono aziende modello in cui si sperimentano nuove tecniche agrarie volte alla produzione di mele, pere, fichi, prugne, pesche, albicocche, melograni, noci, castagne, olive, mandorle e azzeruoli.

Con l'avvicendarsi di guerre e situazioni di estrema povertà su cui si fortifica la dinastia Savoia, i frutteti sono un lusso per pochi: il privilegio di un cibo destinato alle classi più ricche, poiché le competenze agronomiche richieste e i rischi sul raccolto legati al meteo non ne fanno una pratica agricola sicura.

Alla fine del XVIII secolo, le famiglie nobili piemontesi, i Savoia in primis, importano cultivar e tecniche da tempo praticate nella vicina Francia: si ispirano ai jardins frutiers et potagers di Versailles.
Il consumo di frutta, pur rimanendo privilegio delle classi più abbienti, inizia la sua espansione: tuttavia, la frutticoltura non compare come voce autonoma nella Statistica Generale del 1752, proprio perché praticata su superfici ridotte e, spesso, in promiscuità con altre colture.

L'espansione avviene solo dopo la metà dell'Ottocento, quando il miglioramento delle condizioni economiche e la diffusione dei mezzi di trasporto determinano un aumento della domanda di frutta piemontese. L'impiego di macchinari alleggerisce il lavoro manuale, con un conseguente incremento della produttività, a cui si aggiungono nuovi sistemi che consentono di ovviare ai problemi di conservazione del prodotto.

Nel secondo Dopoguerra, l'assetto sociale è stravolto da un cambiamento radicale che coinvolge tutti i settori produttivi e tra questi anche la frutticoltura che ne esce trasformata: la produzione aumenta ulteriormente e si specializza prediligendo cultivar, spesso di provenienza straniera, adattabili a pratiche intensive e sempre più meccanizzate.

E' così che scompaiono specie, come l'azzeruolo, che non trovano più in Piemonte il loro ambiente vocato o non rispondono alle richieste mutate del mercato.

In queste condizioni diminuiscono fin quasi a scomparire le antiche varietà che, pur essendosi adattate alle condizioni ambientali, producono frutti con caratteristiche di pezzatura e aspetto non più rispondenti alle richieste dei consumatori. Si arriva a una riduzione tale di varietà per cui, negli Anni '70 e '80 del secolo scorso, il 70% delle cultivar di meli appartiene al gruppo Golden Delicious e il 20% al Red Delicious.

Ruscalla, piccola e dolce mela aromatica

Tra le antiche varietà, una piccola mela dolce e aromatica con la sua buccia gialla lentigginosa è la protagonista della campagna "Salviamo la mela Ruscalla, tradizione del nostro paese". Promotori di questo appello il Comune di Camino, in collaborazione con l'Associazione culturale Il Picchio e il Vivaio Miravalle di San Germano.

A Camino, era tradizione piantare in testa ai nuovi filari un melo, spesso recuperato a Po, dove, le mele trasportate dalle piene davano origine a nuove piantine. I meli impiantati nelle vigne e poi innestati regalavano ai viticoltori frutti spesso aciduli. Più fortunato è stato un contadino di nome Ruscalla: la sua piantina ha prodotto frutti precoci e dolcissimi, simili alle Golden per il profumo intenso e per il colore giallo della buccia!

Questa varietà si è diffusa rapidamente sul territorio di Camino, conosciuta proprio con il nome del contadino che per primo l'ha coltivata.

La Ruscalla, tagliata a spicchi e privata del torsolo, è l'ingrediente principale della Torta di "ciapette" (tùrta ad ciapétti), dolce pasquale tipico del Comune di Camino. La ricetta richiede tempo e dedizione, come tutti quei piatti di una volta, quando si apprezzava il tempo trascorso in casa, attorno alla stufa, tutti insieme.
Le fettine di mela, essiccate al sole di agosto e settembre, trascorrono l'inverno, in un luogo asciutto e areato, ben riposte nel sacchetto di carta del pane. Le cuoche del paese si raccomandano: "Non adoperate i sacchetti di plastica per il congelatore, perché rischiate di farle ammuffire".

Con l'arrivo della primavera e con l'avvicinarsi della Pasqua, si inizia la preparazione del dolce: le "ciapette" di mela, dopo una notte in ammollo, devono cuocere a lungo in acqua aromatizzata con cannella, chiodi di garofano, scorze di limone e arancia. Terminata la cottura, al composto, passato al setaccio, si aggiungono gli amaretti inzuppati nel moscato o nel liquore (marsala o amaretto), lo zucchero, le uova per amalgamare, un po' di vaniglia, una spolverata di noce moscata e il cacao in polvere che conferisce al tutto un profumo e un sapore di proustiana memoria.

E per l'occasione, si accende il vecchio forno a legna del cantone di Cornale: anche la cottura è una festa che ci conduce alla ricerca del tempo perduto. La cottura della torta richiede almeno due ore.

Nel marzo 2010, alla presenza del giornalista Paolo Massobrio, nel corso della manifestazione Golosaria, alla tùrta ad ciapétti è stata riconosciuta la De.Co., Denominazione Comunale che ne certifica qualità, originalità ma soprattutto lo stretto legame con il territorio di Camino. E' una torta morbida a cui il cioccolato e la mela Ruscalla conferiscono un inconfondibile sapore.

La campagna per salvare la Ruscalla

Sull'onda dei ricordi e delle tradizioni, oltre un centinaio di persone hanno già aderito alla campagna di recupero e valorizzazione di questo frutto tipico di una piccola porzione di Monferrato.

L'iniziativa è rivolta a tutti coloro che, per salvare dall'estinzione questa antica cultivar, decidono di riservarle uno spazio nel proprio orto o giardino.

Elisa Guttero e Pierangelo Iviglia sono i promotori del rilancio della coltivazione della mela Ruscalla: in passato, nel Giardino Diffuso di Camino, hanno piantato tre esemplari che, la scorsa stagione, hanno dato i primi frutti. Il loro sogno è quello di dare vita a un Frutteto Diffuso nel paese e nelle frazioni di Camino.

I caminesi sono invitati a prenotare la loro piantina, che avrà un costo indicativo di 7,5 euro. Dopodiché si dovrà procedere agli innesti, passaggio indispensabile trattandosi di una varietà antica. Nel 2022 le piantine potranno essere ritirate e messe a dimora nel proprio terreno. E chissà che tra qualche anno non ci si trovi tutti alla Sagra della Mela Ruscalla di Camino!

E' proprio grazie ad azioni come questa, che con l'impegno di amministratori pubblici, appassionati e vivaisti si attua il recupero dell'antico patrimonio, contribuendo alla conservazione e alla valorizzazione della biodiversità, un bene sempre più prezioso.

Per informazioni e prenotazioni: Elisa Guttero cell. 331 2378192 – Pier Iviglia cell. 345 0034982

Perchè parliamo di mele? 

Il Settore Biodiversità e Aree naturali della Regione Piemonte ha avviato, nel 2015, il progetto 'Parchi da gustare' per censire i prodotti tipici dei parchi piemontesi, i loro produttori e i loro ristoratori che li trasformano in deliziosi piatti.

Il progetto, che prende avvio ogni anno in occasione della Giornata Europea dei Parchi, il 24 maggio, intende portare attenzione sull'importanza della biodiversità agro-alimentare che contraddistingue i territori delle Aree naturali protette della regione, e quest'anno giunge alla sua VI edizione. 

 

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