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Il paesaggio sonoro, la sinfonia del mondo

In quei giorni, le orecchie degli uomini udivano suoni, di cui nessuna scienza e nessuna magia potranno mai ritrovare l'angelica purezza. Herman Hesse, Il gioco delle perle di vetro.

  • Elisa Salvalaggio
  • maggio 2012
  • Lunedì, 7 Maggio 2012

È con questa citazione di Herman Hesse che, nel 1977, lo scrittore e compositore canadese R. Murray Schafer introduce il primo dei capitoli della sua pionieristica opera intitolata The tuning of the world - Il paesaggio sonoro, testo che influenzerà tutta la riflessione etnomusicologica e accademica degli anni successivi. Per l'autore "un paesaggio sonoro è l'ambiente dei suoni, è un qualsiasi campo di studio acustico. Paesaggio sonoro può essere una composizione musicale, un programma radio o un ambiente naturale." "...una sola domanda: quale rapporto esiste tra l'uomo e i suoni del suo ambiente, che cosa accade quando questi suoni cambiano?". Paesaggio sonoro è dunque tutto quello che può essere ascoltato intorno: suoni naturali, urbani, un programma radiofonico, un frammento di brano musicale "afferrato" camminando in una via. Tre note che subito svaniscono, ma riescono tuttavia a modificare lo stato d'animo. "In questo libro il mondo viene considerato come un'immensa composizione musicale", alla quale l'umanità deve di nuovo imparare a porgere orecchio. Tutta la vita dell'uomo è scandita dai suoni, nel quotidiano e nei momenti più importanti del suo agire sociale. Egli ne è ascoltatore ma anche produttore e perciò deve essere consapevole della responsabilità che ha nello sviluppo della Grande Sinfonia del Mondo. In passato lo era: di suoni sono popolate le mitologie e le letterature di tutti i popoli della Terra. Per le religioni e filosofie orientali l'OM è il suono primordiale, dal quale ha preso inizio la Creazione. La filosofia occidentale parla anche del suono dell'Aldilà, dove tutto è silenzio e della musica delle Sfere (musica universalis), che governa l'Universo. La musica Una particolare forma d'arte, che può diventare paesaggio sonoro, oltre che esserne il riflesso. Un'arte attraverso la quale è anche possibile studiare le caratteristiche sonore dei diversi periodi storici, compreso il nostro. La musica è ricca di rimandi ai suoni del paesaggio. Suoni naturali sono rappresentati nelle opere di Haydn e Vivaldi. Secoli più tardi John Cage, esponente della "musica concreta", introduce nelle sale da concerto i rumori del traffico. Canzoni popolari esortano a sentire "le rane che cantano", e la musica dell'attuale corrente New Age è tutta un richiamo ai suoni (e ai silenzi) degli ambienti naturali. The sensual world di Kate Bush inizia con un suono di campane e tutto ciò che sente Marianne Faithfull "is the sound of rain falling on the ground". L'eclettico Brian Eno porta sulla Terra le sonorità del cosmo... con le quali accompagna viaggi nello spazio (la missione Apollo). E ancora, Jimi Hendrix, che porta sul palco i rumori stridenti della guerra. La sua chitarra come un'arma, per "ascoltare" della guerra la ferocia, la mancanza di senso. Infine, i Pink Floyd: gli uccelli che svaniscono in un organo solenne in Cirrus minor, la magistrale Alan's Psychedelic Breakfast, vera e propria "sinfonia per una colazione", con la goccia d'acqua finale: un suono domestico, in assoluto minimale, un suono da inizio del mondo... Già, quali erano i suoni primordiali, all'alba del mondo, i suoni che l'uomo udì all'inizio del suo tempo? All'inizio del tempo Millenni prima dell'era moderna, prima delle sue industrie e dei grandi agglomerati urbani. Erano i suoni della natura: le misteriose voci del mare, l'inquieto soffio del vento, il sorprendente scricchiolio del ghiaccio, il canto leggero delle foreste e il silenzio assoluto delle vette innevate e dei deserti. L'uomo viveva in una terra incantata. E in questa si sentivano i suoni della vita: il canto degli uccelli, il rumorio delle cicale e dei grilli, il ronzio delle api, la varietà dei versi di pesci e mammiferi che l'uomo dall'inizio dei tempi cerca di imitare. Secondo alcuni studi il linguaggio deriverebbe proprio dall'imitazione di questi suoni naturali, nel corso della storia sottoposti a un sempre più raffinato processo di astrazione, fino ad arrivare alla musica, il paesaggio sonoro della mente. L'uomo dà vita poi a un insieme carico di colori e voci: il paesaggio sonoro rurale. Con i suoni dei pascoli e i canti dei pastori, i fischi e i segnali dei contadini e i caldi suoni della fattoria, i canti nelle osterie e la musica delle feste di paese, i suoni del lavoro, del fabbro che batte il ferro, e il rintocco delle campane che scandiscono il tempo della vita. In questo capitolo del testo di Schafer si affaccia il concetto di rumore che rompe la tranquillità dell'ambiente rurale: un rumore denso di simboli però, come quello degli strumenti e dei crepitacoli usati nelle funzioni religiose durante la Settimana Santa, o un rumore spaventoso, come quello della guerra. Fino a circa due secoli fa, questi erano gli unici paesaggi sonori conosciuti. Poi arrivò la Macchina... Sensibile ai temi ambientali, Schafer affianca la sua opera alla riflessione scientifica sull'inquinamento acustico del mondo moderno. L'industrializza-zione ha significato la perdita della percezione di molti suoni naturali. In città si può finire sopraffatti dalla quantità di suoni presenti e soprattutto dal loro alto volume che li rende fastidiosi, li trasforma in rumori. La città potrebbe ancora parlare, come una volta, prima della rivoluzione industriale... ma oggi le sue voci forti si accavallano, stordendo. Nel suo World Landscape Project l'autore intende riunire tutti gli studi dedicati a questo aspetto: lo scopo è di creare nell'uomo moderno la consapevolezza di quanto sia preziosa l'infinita sono-diversità del mondo. A questo scopo i parchi naturali ancora una volta vengono in soccorso. Parchi naturali dove ritrovare frammenti di silenzio ("...and touched the sound of silence..." Simon and Garfunkel). "Il silenzio, che in montagna è sovente palpabile, quasi una presenza", annota la guida alpina Alberto Paleari in un suo scritto sul Monte Leone, nel Parco naturale dell'Alpe Veglia. Il silenzio assoluto e quello apparente che, pian piano, rivela le voci sussurranti della natura e del Mondo.

Un museo per il Paesaggio Sonoro Per salvaguardare la sono-diversità dell'ambiente rurale è stato realizzato un importante progetto nel Comune di Riva presso Chieri, ai confini del Parco della Collina torinese. Una realtà unica nel suo genere, volta allo studio della ricchezza del paesaggio sonoro della campagna circostante Chieri: il Civico Museo del Paesaggio Sonoro. Nato dalla collaborazione tra Domenico Torta, musicista e insegnante, che ha raccolto per vent'anni un'impressionante collezione di strumenti e oggetti musicali, e Febo Guizzi, docente di Etnomusicologia all'Università di Torino e con il prezioso contributo del comitato scientifico, dell'Associazione La Froja e di partners pubblici e privati, il Museo costituisce un'eccezionale testimonianza delle tradizioni sonore e musicali della zona, ormai quasi del tutto perdute o dimenticate. Ambiente ricchissimo in questo senso sino agli anni '50 del XX secolo, poi mutato e impoverito fino ai giorni nostri, è ancora oggi vivo grazie ai Musicanti di Riva presso Chieri, gruppo che propone un divertente e intenso spettacolo musical-teatrale utilizzando copie degli strumenti presenti nel Museo. Il percorso di visita, composto di esposizioni di oggetti, video e zone interattive, si sviluppa in 5 sale che portano il visitatore a scoprire gradualmente l'infinito mondo di suoni del paesaggio rurale e i modi di comunicare attraverso segnali, fischi e richiami, tipici della campagna rivese. Superando una fitta "nebbia" dei ricordi si possono incontrare volti del passato e curiosi strumenti musicali "poveri" della tradizione contadina, come il torototela, realizzato con una vescica di maiale. Oppure entrare in una "foresta che canta" e scoprire i chiassosi crepitacoli utilizzati durante la Settimana Santa, fino a giungere a una magica tenda "del tempo" che disvela suggestive sorprese al suon di polke e mazurke.

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