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Quando arte fa rima con ambiente

Richiamare e sottolineare l'importanza degli obiettivi strategici tracciati dell'Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile: questo il comune denominatore delle tre mostre organizzate nell'ultimo anno dai Musei Reali di Torino. Lo scopo? Quello di stimolare una presa di coscienza collettiva della fragilità del nostro pianeta, utilizzando registri espressivi diversi e presentando opere artistiche variegate, ma tutte ugualmente emblematiche.

 

  • Testo e foto di Alessandro Santoni
  • Novembre 2022
  • Giovedì, 12 Gennaio 2023
Il cervo di Merz  Il cervo di Merz

I cambiamenti climatici e la tutela della biodiversità sono sempre più al centro dell'attenzione della scena artistica. Prova ne sono le tre mostre esposte in successione ai Musei Reali di Torino: da Animali dalla A alla Z e Animali a Corte, conclusesi entrambe nel 2022, a Focus on Future, la nuova mostra visitabile fino al 19 febbraio 2023 nelle Sale Chiablese.

L'arte è un gioco da bambini

La prima mostra, "Animali dalla A alla Z. Una mostra dedicata ai bambini" - inaugurata il 3 dicembre 2021 e conclusasi il 19 aprile 2022 scorso - ha portato all'attenzione del pubblico, dai più piccoli agli adulti, le innumerevoli forme di vita che abitano il nostro pianeta, in particolare gli animali, sottolineando l'importanza di due obiettivi strategici dell'Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile delle società umane nel prossimo decennio: la vita sott'acqua e la vita sulla terra.

Curata da Rosario Maria Anzalone e allestita nello spazio aperto della Manica Nuova della Galleria Sabauda, un piccolo spazio per mostre temporanee,  è stata totalmente dedicata ai bambini. Ideata a loro misura, dall'altezza delle vetrine alle soluzioni grafiche, ha avuto come fil rouge il collegamento di ogni lettera dell'alfabeto con un'opera artistica che rappresentasse un animale. Il giovane e bravissimo illustratore Marco Vesco ha realizzato le illustrazioni sia delle opere e degli animali, che hanno contribuito a realizzare il catalogo tuttora disponibile nel bookshop. 

Tra dipinti, disegni, incisioni, reperti archeologici e oggetti d'arte decorativa, sono state esposte quaranta opere dei Musei Reali accomunate dalla raffigurazione di animali, da indovinare in una modalità di fruizione partecipata. Accanto a opere meno note, è stato possibile ammirare capolavori come la Sacra Famiglia con angeli offerenti burro e miele di Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone, il Toro in bronzo dalla città romana di Industria – Monteu da Po – del I secolo d.C., il monumentale arazzo La zebra della Manifattura di Gobelins – Etienne Claude Le Blond, Jacques Neilson e François Desportes – e Caccia alla balena nel Mar Glaciale Artico di Abraham Storck.

Obiettivo 2030

Il lungo monitoraggio del lento e inesorabile scioglimento dei ghiacci al Circolo Polare Artico. L'impegno delle organizzazioni umanitarie per garantire un'istruzione regolare ai bambini dei campi profughi. La drammatica mancanza di risorse che mette in ginocchio l'Africa subsahariana. Ma anche ritratti di donne dalle carriere eccezionali che hanno contribuito a compiere un importante passo avanti nella parità di genere. Sono soltanto alcuni degli straordinari scatti di Focus on Future. 14 Fotografi per l'Agenda ONU 2030, la nuova mostra ideata da Enrica Pagella e prodotta dai Musei Reali di Torino, aperta al pubblico dal 21 ottobre 2022 al 19 febbraio 2023 nelle Sale Chiablese.

Anche questa mostra si inserisce tra i progetti che i Musei Reali dedicano agli obiettivi strategici di sviluppo sostenibile indicati nell'Agenda delle Nazioni Unite, questa volta attraverso immagini dalla potenza narrativa unica, scattate da 14 fotografi, giovani o già affermati - con collaborazioni importanti su testate del calibro di The New York Times, National Geographic, Le Monde, El Pais e il Corriere della Sera - che propongono con più di 200 fotografie un inedito viaggio dedicato alle situazioni di fragilità del nostro pianeta.

Una pacifica invasione di animali coloratissimi

Reali o fantastici, sono stati tantissimi quelli che hanno preso possesso di Palazzo Reale a Torino e dei suoi giardini, sconfinando anche nella vicina Piazza Castello.

Un effetto dei mutamenti climatici? No, una voluta e piacevolissima conseguenza della mostra "Animali a Corte. Vite mai viste nei Giardini Reali" che si è svolta dal 5 maggio al 16 ottobre 2022, con un afflusso di circa 28mila visitatori. Il percorso espositivo, con oltre 25 installazioni di 16 artisti, si è snodato tra i Giardini Reali, Palazzo Reale, l'Armeria e la Galleria Sabauda. "Animali a Corte", insieme a "Animali dalla A alla Z", è stato parte del più ampio progetto Vite sulla Terra

Di questa mostra (cui si riferiscono le foto della galleria di questo articolo) abbiamo voluto saperne di più e allora abbiamo incontrato le curatrici Stefania Dassi e Carla Testore.

Come e quando è nata l'idea della mostra?

"Il progetto nasce circa tre anni fa ma, a seguito della pandemia, abbiamo pensato di organizzare la mostra prevalentemente all'interno dei Giardini Reali, anche per incontrare la voglia dei torinesi e dei turisti di vivere gli spazi all'aperto, e abbiamo scelto degli artisti italiani importanti nell'ambito dell'arte contemporanea che avessero realizzato degli animali, in materiali diversi: sono infatti una ventina le tipologie di materiali utilizzate" spiega Carla Testore

"L'idea è nata quando, con Carla, abbiamo deciso di partecipare ad un bando di arte contemporanea del Ministero della Cultura. L'idea non è stata subito attuata perché ci siamo rese conto che una location al chiuso non avrebbe funzionato. In seguito abbiamo proposto il progetto alla direttrice Enrica Pagella che ci ha dato la possibilità di utilizzare i Giardini Reali. L'idea, come ha detto Carla, è nata prima della pandemia, un periodo in cui gli animali si sono riappropriati dei loro spazi. Allora ci siamo chieste perché non potessero restare in questi spazi, anche dopo il lockdown. La mostra era stata programmata per il 2021, poi è è stata rimandata al 2022 ed è nata l'idea di ripopolare i giardini, che sono aperti al pubblico e a ingresso gratuito, con gli animali, e di portare la gente a visitare, grazie agli animali, anche le sedi espositive interne. Dei 16 artisti coinvolti quattro non sono più viventi: si tratta di Pascali, Marotta, Merz e Gribaudo, quest'ultimo scomparso a mostra iniziata. Gli altri sono stati tutti coinvolti, anche nella fase di sopralluogo. Lo stesso Gribaudo, la cui presenza all'inaugurazione è stata l'ultima in pubblico, teneva molto al'evento e alla sua opera, lo stegosauro che sta all'ingresso della manica nuova" aggiunge Stefania Dassi.

Quali le chiavi di lettura della mostra?

Spiega Carla Testore: "Le principali chiavi di lettura sono cinque. La prima, che per me è fondamentale, sono le connessioni con il luogo che ci ha ospitato, con l'utilizzo di simboli che ricordassero le residenze reali e richiami a opere d'arte già presenti in esposizione. Un esempio è la presenza della chimera, che compare anche in un affresco del museo. Altri animali emblematici sono i cani, utilizzati dalla famiglia reale per andare a caccia, ed il cervo.

La seconda chiave di lettura è la mitologia. Per far sognare una mostra deve richiamare significati mitologici ed epici legati alla storia dell'arte. Un esempio è il drago, che è presente in tutte le rappresentazioni di "San Giorgio e il drago" o la chimera, il grifone e l'unicorno, tutti animali fantastici e quindi fuori dal comune.

Terza chiave di lettura è quella legata ai bambini. Ho trovato fondamentale rendere la mostra accessibile anche ai più piccoli e lavorare sulla parte educativa. Un esempio su tutti è la presenza del drago, amato molto dai bambini, così come quello della Volpe che riprende le favole di Esopo. Questa selezione di opere, che parlano ai bambini, è nata anche grazie a uno studio sugli animali dei fumetti e dei cartoni animati che dialogano con l'immaginario infantile.

Ultime due chiavi di lettura sono la sostenibilità e i materiali. La prima fa riferimento ai rischi che sta correndo la bodiversità e all'Agenda 2030. I più emblematici in questo senso ovviamente sono il cavalluccio marino di Justin Hofman e l'opera dedicata alle balene.

Per quanto riguarda i materiali, nelle varie installazioni sono presenti la plastica riciclata, il marmo, il bronzo, e molti altri ancora, a sottolineare la bravura degli scultori italiani capaci di lavorare con una così ampia quantità di materiali".

Nelle opere in mostra ce n'è qualcuna cui tenete particolarmente?

"Con quasi tutti gli artisti c'è un grande rapporto di amicizia, ma la mia opera del cuore è sicuramente i "bachi da setola" di Pino Pascali. Pascali è stato un grande artista poliedrico che ha lavorato con ogni tipo di materiale ed è sempre molto ironico e difficile da interpretare, è molto concettuale. Queste sue opere sono difficili da reperire ed averne una è stato qualcosa di straordinario ed è l'opera che mi ha commosso di più. Ma anche molte altre opere mi hanno commosso, come l'unicorno di Bolla che è lo stesso che partecipò alla Biennale di Venezia" dice Carla Testore

Stefania Dassi, invece, dice di non avere una preferenza. "Mi sono davvero affezionata a tutte perchè è stato davvero importante il rapporto personale con ciascun artista". 

Come si è avvicinato il pubblico alle opere?

Per Carla Testore "Ci sono stati tantissimi e diversi approcci. Alcuni visitatori si sono avvicinati e hanno interagito con le opere, ad esempio con i cani di Vitali esposti nel cortile interno, con cui si è creato un rapporto fisico, i bambini li hanno addirittura abbracciati; lo stesso dicasi per le opere della cracking art. Purtroppo però ci sono stati casi di opere rovinate e che abbiamo dovuto restaurare, una fra tutti l'elefante esposto in Piazzetta reale. In conclusione, però, devo dire che c'è stato un bellissimo rapporto con il pubblico che spesso è arrivato a comprendere opere anche difficili come quella delle balene".  

Quant'è importante la collocazione delle varie opere in questa mostra?

"La collocazione delle opere non è mai casuale ma sempre studiata. L'elefante che fronteggia il monaco, ad esempio, è un'opera di Stefano Bombardieri in omaggio a Colbert, che lo fotografò veramente dal vivo. Siccome l'elefante è un animale che dà il benvenuto, lo abbiamo posizionato all'inizio della mostra, nella Piazzetta reale. Questo opera inoltre è stata realizzata proprio per la mostra, a grandezza naturale, e l'autore, quando è venuto a fare il sopralluogo, dopo aver visto il Palazzo Reale, ha voluto realizzarla in bianco" spiega Stefania Dassi.

In conclusione, una curiosità: terminata la mostra dov'è possibile vedere le opere?

"Tutte le opere non provenivano da musei ma sono di proprietà privata, degli stessi artisti o di prestatori, quindi sono tornate a loro, e da un lato è stato un bene anche per un discorso di circolarità delle opere e della loro fruizione.  Purtoppo però si è trattato di un prestito temporaneo e al momento non abbiamo indicazioni se e dove potranno essere di nuovo esposte al pubblico" conclude Stefania Dassi.

 

 

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