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Il sentiero CAI 751

Un sentiero segnalato dal CAI, percorre la dorsale della Riserva dei Monti Pelati facendo scoprire un singolare paesaggio dove uomo e natura sino da sempre in competizione

  • Aldo Molino
  • novembre 2014
Martedì, 4 Novembre 2014
Il cartello segnavia del sentiero A.Molino Il cartello segnavia del sentiero A.Molino

La Riserva naturale dei monti Pelati, di interesse provinciale, è quella singolare area collinare che per le sue caratteristiche geologiche e ambientali si differenzia nettamente dalle aree circostanti.
Il centro abitato principali nei suoi dintorni è Castellamonte da cui seguendo la strada provinciale n.222 si raggiunge Baldissero Canavese. Si continua in direzione di Vistrorio superando la comunità di Damanhour con i suoi templi sotterranei e le cave che purtroppo inesorabilmente si stanno mangiando questa porzione di colline. Proprio a Vistrorio dal 15 al 25 novembre sarà visitabile la mostra Fotografica: Il Parco in un Click con immagini di Matteo Ferrarese, Simone Gaetano, Michela Mangolini.
Al bivio si svolta a sinistra e ancora a sinistra si va al successivo bivio. La strada sale stretta passa accanto all'area pic-nic "la Lucertola", gli hanno dato questo nome per via della sua forma allungata, e poco oltre giunge nei pressi della chiesetta di san Rocco nel punto in cui la breve giogaia dei Monti Pelati termina e inizia quella del Bric Forcola. Uno slargo in alto sulla sinistra consente un comodo parcheggio ed di quì inizio l'itinerario (525 m). A piedi si imbocca lo stradello chiuso da sbarra che sale lungo la collina . Dove la strada effettua un tornante si ha un bello scorcio panoramico sul lago artificiale di Vidracco. Interessante notare come il Chiusella invece che continuare in direzione sud, sfondi il cordone morenico e percorsa la dirupata gola della Gurzia al Ponte dei Preti pieghi bruscamente a est. Poche centinaia di metri e si raggiunge la spianata sommitale della collina (585 m, 10 min.) nel punto più elevato si trova la Torre Cives o di San Silvestro simbolo di Vidracco eretta in periodo medioevale (XII sec) all'epoca della rivolta dei "tuchini". Tempo addietro da queste parti è stato rinvenuto un interessante "tesoretto" Nel 1956 furono scoperte cinque monete d'oro d'epoca bizantina: un "tesoretto", costituito da una moneta dell'Imperatore Leone I (457-473 d.C. – zecca di Costantinopoli) e da quattro monete dell'Imperatore Basilisco (476- 477 d.C.). Al fondo della spianata un moderno monumento ricorda l'opera di Adriano Olivetti singolare figura di imbrenditore filantropo e intellettuale:" Il valligiano non desidera più emigrare, sente di dover vivere sui luoghi dove è nato, dove a una casa, dove ha una famiglia, portare le fabbriche più vicine all'uomo, nelle campagne, nelle valli ... AO", riporta la targa in bronzo alla base della scultura.
Appena sotto la torre il segnavia del sentiero 751 indica la strada da seguire per scendere alla sottostante spianata. Il sentiero si abbassa ripido tra le macchie di roverella e giunge a un bivio: a destra è il percorso di ritorno che consente di raggiungere il parcheggio senza risalire alla Torre. Si prosegue confluendo in un largo sterrato e superato il piazzale risistemato alla belle meglio dopo i lavori di cava, si piega a destra. Quasi subito ritroviamo il sentiero e un ambiente che adesso è quello tipi dei Monti Pelati, un oasi xerotemica con rada vegetazione. Dopo alcuni saliscendi si giunge nei pressi dei ruderi della chiesetta dedicata a San Rocco e San Grato: si tratta di due santi taumaturgi molto venerati in ambiente rurale. Grato, vescovo di Aosta è invocato come protettore dei raccolti dalle tempeste, specie dalla grandine. Rocco da Montpellier gran viaggiatore e popolarissimo nel Medioevo , come protettore dal terribile flagello della peste, e invocato per salvaguardare il bestiame. La cappella che sorgeva in una località strategica è abbandonata da decenni e i pochi ruderi inarrivabili si ne intravedono a malapena nella fitta e impraticabile vegetazione arbustiva.
Il sentiero aggirato un affioramento roccioso giunge in prossimità delle antiche cave di magnesite ormai abbandonate che si possono osservare deviando a destra lungo il Sentiero natura n.1. La magnesite, ossido di magnesio oltre che essere strumento di lavoro per climber e ginnasti (serve ad asciugare il sudore e a migliorare l'aderenza) è il materiale principe da cui ricavare il magnesio metallico, si origina per metamorfismo delle peridotiti e dei serpentini.
Pochi metri in discesa e si perviene ad un nuovo bivio: a sinistra si può raggiungere il paese di Baldissero, mentro dritto si prosegue con la breve salita al Bric Carlevà. Dalla cima nord dove si staccano i Sn n.4 e 2 il 751 scende alla modesta insellatura a quota 488 per attraversarla ed aggirare la cima sud sul versante che guarda ad est. Giunti ai piedi del Bric Vailera il sentiero scende decisamente e raggiunge la strada asfaltata che segna il confine della riserva. Meglio allora seguire le indicazioni n.4 (aggira il Bric a ovest ) o n.3 (segue la dorsale) per ritornare sui propri passi. Si torna indietro così sino alla basse del Colle Cives ma invece di risalire si continua sullo stradello di sinistra che presto raggiunge la strada asfaltata che seguita in salita verso destra riporta al punto di partenza. In tutto sono un paio d'ore di passeggiata contemplativa con dislivelli davvero contenuti.
Avendo ancora del tempo a disposizione, dal parcheggio di Vidracco situato all'inizio del paese, si può scendere all'Ecomuseo dell'acqua, che ha come cellula principale il vecchio mulino idraulico e percorrere il breve sentiero natura "Sulle tracce dell'Uomo" che porta al coronamento della Diga della Gurzia.

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