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Una zattera galleggiante sul mare delle risaie

Una zattera verde, un bosco galleggiante sul mare delle risaie circostanti. É il Bosco della Partecipanza, una foresta che è giunta fino ai nostri giorni grazie alle rigide regole di gestione dei tagli rispettate sin dal 1275, quando l'area venne assegnata in comune proprietà, la "partecipanza" appunto, ai cittadini di Trino.

  • Denise Giusto
  • Febbraio 2024
Martedì, 20 Febbraio 2024
Chiome degli alberi del Bosco della Partecipanza - Foto arch. EGAP del Po piemontese Chiome degli alberi del Bosco della Partecipanza - Foto arch. EGAP del Po piemontese

Il grande Bosco (600 ettari circa) è l'ultimo residuo di bosco planeziale del basso Vercellese, sopravvissuto grazie alle sue regole medievali e alle cure dei soci, discendenti delle famiglie di un tempo. Un modello di gestione delle risorse naturali sostenibile e secolare che funziona ancora oggi. Il momento più importante è a inizio novembre, quando c'è l'estrazione delle sorti con l'assegnazione dell'appezzamento in cui i soci potranno fare legna nel corso dell'anno.

La storia

Situata nel vercellese, poco a nord del fiume Po, l'estesa foresta ancora all'inizio del III secolo andava da Crescentino a Costanzana e subì le più varie azioni antropiche: dall'agricoltura e pastorizia nomade dei liguri (incendio e successiva coltura di zone forestali in seguito abbandonate), allo sfruttamento su larga scala da parte della colonizzazione romana a scopo di bonifiche e per uso del legname da costruzione e per fonderie, fino alla lenta riduzione a coltura operata dalle comunità agricole monastiche (grange) soggette all'Abbazia di Lucedio (dal secolo XII), a cui tenne dietro l'intervento agricolo signorile (dal XV secolo), in conseguenza della sistemazione idrografica e della diffusione della risicoltura. Quest'ultima corrose, via via, lembi di foresta e serrò sempre più da vicino il Bosco delle Sorti, fino a farlo apparire quale è oggi: quasi una zattera galleggiante sul mare delle risaie.

I motivi per il quale il Bosco delle Sorti sopravvisse alla secolare pressione esercitata dai molteplici interessi umani sono almeno due: il primo, quello che lo salvaguardò dal pragmatismo romano, consiste nel fatto che la Selva era parte del "Lucus Dei" cioè del bosco sacro alla divinità, probabilmente Apollo, e come tale protetta a fine di culto; il secondo, valido sicuramente a partire dal XIII secolo, quando si costituì di fatto la Partecipanza, cioè quell'insieme di persone divenute proprietarie per concessione marchionale del 1275. La comunanza di interessi e l'amministrazione collettiva furono sufficienti a tutelarla dalla speculazione agricola che segnò la fine di tutta la vasta area boschiva del basso Vercellese. Così soltanto due furono i dissodamenti che vennero operati nel Bosco delle Sorti: uno venne attuato nel 1593 per 450 moggia (157 ettari) trasformati in campi e vigne; l'altro nel 1868 per 14 ettari, poi ridotti a risaia.

In seguito anche i velleitari socialisti trinesi del primo Novecento, pur considerando la Partecipanza "una società per eccellenza collettivista" e addirittura "un esempio concreto di comunismo" non mancarono di sottolinearne l'anacronismo colturale. Proporranno perciò, a parità di fatica, di realizzare "un sogno che sarà la realtà di domani: la messa a coltivazione delle seimila giornate di terreno dalla Partecipanza". In tempi più recenti (1955), quando si trasformerà in pioppeto un'altra minuscola parte del Bosco, il concetto della "trasformazione generale in coltivo della massima parte della Selva" verrà assunto come indirizzo programmatico di gestione. Entrambi i tentativi, peraltro mai approvati dei soci, non saranno concretizzati.

Il governo tradizionale del Bosco

La fruizione del Bosco da parte dei soci-partecipanti è regolato oggi come lo era nei secoli passati. Ogni anno una zona ("presa") di Bosco viene messa in turno di taglio e suddivisa in un determinato numero di aree minori dette "sorti" o "punti". Ciascun "punto" è poi diviso in quattro parti, da qui il nome di "quartaruoli". Ad ogni punto è assegnato un numero ed i Partecipanti sono chiamati annualmente, nel mese di novembre, ad estrarre la sorte uno dei "punti". La sorte deciderà in quale zona ciascun socio avrà diritto di abbattere uno o due "quartaruoli" di ceduo. Per questo il Bosco è detto "delle Sorti". Per incrementare la fustaia il socio deve salvaguardare nel corso delle operazioni di esbosco un numero di "quinte" che oscilla tre le 12 e le 8 per "punto". Il lavoro nel Bosco era, un tempo, cadenzato da un ritmo stagionale che da gennaio a dicembre (agosto escluso) impegnava molti "Partecipanti" in svariate attività.

Il Bosco, oggi

Dal 1991 è protetto e oggi fa parte delle aree naturali protette del Po Piemontese: una grande isola verde di 600 ettari dove trovano rifugio diverse specie animali che difficilmente riuscirebbero a sopravvivere nell'ambiente circostante, ormai così influenzato dalla monocultura risicola. Di grande rilievo è l'entomofauna: sono segnalate 23 specie di libellule, 20 di cavallette, 150 di lepidotteri e ben 68 di coleotteri carabidi, che rendono questo bosco il più ricco in Piemonte. Il Bosco della Partecipanza è luminoso, gli alberi lasciano intravedere i colori del cielo ed è ricco di sentieri segnalati da apposita cartellonistica da percorrere a piedi o in mtb. Non mancano poi le aree attrezzate per godersi un picnic immersi nella natura, a due passi da Vercelli. Dopo l'istituzione del Parco, si è mirato al riequilibrio del bosco planeziale, coniugando la funzione naturalistica, paesaggistica, didattica e scientifica con la continuità della tradizione della Partecipanza, depurata però, quest'ultima, dal risvolto speculativo, una delle cause determinanti dell'involuzione dell'ecosistema. L'obbiettivo a lungo termine è quello di riportare il Bosco a ritrovare la sua identità planeziale (un cammino da misurare a decenni), applicando un metodo colturale flessibile.

Progetti di didattica

Il Bosco della Partecipanza Trino si presenta come luogo ideale anche per imparare il rispetto della natura sin dalla più tenera età. Sono diverse le proposte didattiche, quindi, indirizzate alle scuole dell'infanzia, primarie e secondarie. Tra queste, si segnala l'attività Le storie degli alberi, che prevede l'uscita al parco con un focus sugli alberi, osservati anche alla luce dei vari racconti degli educatori del Cra, tra leggende tradizionali e storie inventate. La piccola grande ghiandina permette la conoscenza di un albero simbolico come la quercia, attraverso un racconto adattato dal mito classico delle driadi ed amadriadi. Per gli ultimi tre anni della scuola primaria e per le secondarie di primo grado, la visita guidata Botanico per un giorno, con giochi a tema e compilazione di schede di campo; Ho perso la bussola, una visita guidata con esercizi e giochi per acquisire la capacità di lettura e uso delle mappe per imparare ad orientarsi, anche attraverso la bussola. Oppure, Il giro del mondo in 80 chicchi, per conoscere le caratteristiche del riso e la sua importanza a livello mondiale (con, al termine, anche un laboratorio di cucina), Alla scoperta del bosco con il nordic walking, una camminata nel bosco con tappe per l'osservazione dei diversi ambienti che si attraverseranno e per attività ludico sportive, e Che buone le erbacce, passeggiata attraverso diversi ambienti per osservare e conoscere le erbe alimentari, erbario fotografico e attività per focalizzare l'attenzione sulle diverse caratteristiche che permettono la distinzione delle erbe.

Rifugi

Per chi decide di inoltrarsi all'interno del Bosco, sono a disposizione tre rifugi. Innanzitutto, Cascina Guglielmina, edificata nel 1903 e totalmente ristrutturata nel 2005. Prende il nome in ricordo del Marchese del Monferrato Guglielmo il Grande a memoria della donazione agli abitanti di Trino, nel 1275, di un territorio silvicolo per ricavare legna da ardere per le famiglie residenti. La Cascina Guglielmina offre la possibilità di soggiornare, immersi nella natura, per di scuole, gruppi organizzati e famiglie nell'ambito del turismo ambientale. La struttura può essere utilizzata come sede di iniziative culturali, sportive, didattiche e anche come matrimoni o conferenze. C'è poi il Rifugio Crocetta, due locali con 38 e 14 posti a sedere, è dotato di servizi igienici e area esterna attrezzata con tavoli da pic-nic e giochi in legno per bambini, e il Rifugio Termini, un locale con 16 posti, all'esterno è presente un'area attrezzata con tavoli da pic-nic e giochi in legno per bambini. Per usufruire della struttura è necessario presentare una richiesta.

Per ulteriori informazioni:

Sito ufficiale del Bosco della Partecipanza Trino

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