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Monviso, piccole aquile crescono

Al Parco del Monviso una coppia di aquile reali si è riprodotta: entrambe le uova deposte si sono schiuse e tutti e due i due pulcini hanno preso il volo nel corso dell'estate, un evento piuttosto raro.

  • di Giorgio Ficetto, Marco Rastelli e Davide Rossi
  • Gennaio 2024
Lunedì, 5 Febbraio 2024
Primo piano di un'aquila reale - Foto Pixabay Primo piano di un'aquila reale - Foto Pixabay

Lieto evento in Alta Valle Po: nel 2023 il personale del Parco del Monviso ha documentato la riproduzione di una coppia di aquila reale (Aquila chrysaetos), tra la primavera e l'estate. Non si tratta di un evento raro, per fortuna, ma raro è il fatto che entrambe le uova deposte dalle aquile si siano schiuse e i due pulcini abbiano preso il volo nel corso dell'estate, sani e salvi grazie alle cure dei genitori. L'involo di due pulcini è infatti una circostanza abbastanza sporadica, considerato che i dati presenti nella letteratura scientifica riportano una media di circa 1,1 nuovi nati per coppia riproduttiva.

Un nido da monitorare, ma da lontano

La vicenda è stata seguita con attenzione ma a debita distanza da guardiaparco e tecnici dell'Ente di Gestione delle Aree protette del Monviso: una volta individuato il nido, si è preferito tenerlo sotto osservazione da lontano per evitare di disturbare i genitori o addirittura indurli ad abbandonare il nido, condannando i pulcini a morte certa. Ciò si ripercuote necessariamente sulla qualità del materiale fotografico che è stato possibile realizzare: la foto che documenta l'evento camera-2112207 960 720 è piuttosto sgranata proprio perchè si è scelto di mantenere il punto di osservazione a un'elevata di distanza dal nido. Avvicinarsi al nido, anche con il solo intento di scattare una "bella fotografia" direttamente o con l'uso di droni, che peraltro ricordiamo essere vietati nel Parco del Monviso, avrebbe potuto disturbare aquile adulte e pulcini durante questa delicata fase della loro vita. Ci si è dunque limitati a utilizzare un cannocchiale con ingrandimento fino a 60x al fine di documentare la crescita dei pulcini e seguire i movimenti dei genitori.

A proposito di sicurezza degli animali, la comunicazione di questo "lieto evento" viene effettuata quando ormai le due giovani aquile hanno superato il primo periodo di vita, il più critico, e naturalmente non viene comunicata in maniera precisa l'ubicazione del nido, che potrebbe essere riutilizzato in futuro come dimostrano le osservazioni sul comportamento dell'aquila.

Giovani aquile in valle Po

A conferma del successo della nidificazione avvenuta l'anno scorso, durante l'inverno è stato possibile osservare i due giovani individui in volo accompagnati dai genitori. Le giovani aquile reali, infatti, spesso restano con i genitori per tutto il primo inverno. I nuovi nati sono riconoscibili in volo per la presenza di ampie macchie chiare nella parte inferiore dell'ala camera-2112207 960 720 caratteristica che si riduce progressivamente con le mute del piumaggio. Intorno al quarto o quinto anno di vita l'ala risulta completamente marrone: ciò consente di distinguere gli individui adulti da quelli giovani. Con i suoi oltre 2 metri di apertura alare, l'adulto di aquila reale è uno dei più grandi rapaci che è possibile osservare nel Parco del Monviso.

Dove osano le aquile?

La posizione dei nidi delle aquile è un tema dal quale si può partire per fare ancora qualche riflessione. Contrariamente a quanto vorrebbe la tradizione popolare, essi non si trovano sulle vette delle montagne, ma soprattutto a quote comprese fra i 800 e i 2.000 m, e talvolta anche ad altitudini ben inferiori: nel 2019, per esempio, alcuni autori hanno documentato un'eccezionale nidificazione di aquila reale a soli 380 metri di quota, in provincia di Imperia. In luoghi più bassi di quelli di nidificazione poi, si possono trovare i territori di caccia dove è possibile vedere volteggiare questi maestosi uccelli durante le nostre escursioni estive. Le aquile reali depongono una o due uova a marzo o aprile e i giovani pulcini si involano a luglio.

Ma quante sono le aquile reali nel nostro territorio? La loro diffusione è limitata dalle caratteristiche biologiche e dalla necessità di ampi territori di caccia: gli studi documentano, infatti, per i settori alpini occidentali circa 9,5 coppie di aquile reali ogni 1.000 chilometri quadrati. Si tratta delle concentrazioni più elevate nel nostro Paese, poiché nel settore alpino centrale il valore scende a 5,6 coppie ogni 1.000 chilometri quadrati, per ridursi ulteriormente nell'Appennino. In Italia è presente una popolazione stabile di circa 1.000 esemplari, che vivono per lo più sull'arco alpino. L'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN) classifica la popolazione italiana di questo rapace nella categoria NT (Near Threatened / Prossima alla minaccia), rendendola, quindi, una specie meritevole di attenzione e tutela.

L'aquila non cattura le mosche

"Aquila non captat muscas" recitava un antico adagio latino, a significare che i grandi non si curano delle piccole cose ed evidenziando come gli uomini sono da sempre stati attratti da questo maestoso rapace. Infatti, sono molte le tradizioni che identificano varie specie di aquila come simbolo di grandezza e superiorità, richiamandone l'immagine negli stemmi araldici: Stati Uniti d'America, Emirati Arabi, Egitto, Albania sono solo alcuni degli Stati che, anche oggi, hanno scelto l'aquila come loro emblema.

Se il detto degli antichi romani appura che questi rapaci non si nutrono di mosche, non fornisce però altre informazioni sulla loro dieta che invece è stata oggetto di alcuni studi scientifici condotti analizzando i resti ritrovati in prossimità dei nidi. L'analisi delle ossa, per esempio, ha consentito di definire con una certa precisione le prede di questi uccelli che si nutrono di una grande varietà di animali, adattandosi a quanto è disponibile in un dato territorio: dai piccoli roditori di qualche centimetro di dimensione fino agli ungulati attorno ai 20 kg; l'aquila reale è anche un uccello opportunista che, all'occorrenza, non disdegna le carcasse.

 

 Le foto all'interno dell'articolo sono state gentilmente concesse dall'EGAP del Monviso.

 

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