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Falene, quelle della notte

L'empatia che può suscitare lo sguardo di una falena ci farà aprire gli occhi sui patrimoni di biodiversità custoditi nel nostro territorio? Ai piedi del Gran Bosco di Salbertrand, nell'anno pandemico, è stata censita la presenza di oltre 300 specie diverse di falene e, tra queste, ben tre importanti particolarità.

  • Nadia Faure
  • Febbraio 2021
Mercoledì, 10 Febbraio 2021
Luperina dumerilii, muso | Foto M. Rosso Luperina dumerilii, muso | Foto M. Rosso

 

Il poster delle falene è una tavolozza di colori, dal bianco della Zeuzera pyrina, al giallo caldo del Rhyparia purpurata, dal rosa della Deilephila porcellus al verde della Hemistola chrysoprasaria. Sono 162 i tasselli che Massimo Rosso* – guardiaparco delle Aree protette delle Alpi Cozie - ha organizzato in un primo grande poster "Ali di Luna" (ben un metro quadro di immagini) per suscitare interesse verso il mondo delle falene che, come le farfalle, appartengono all'ordine dei lepidotteri ma sono per la maggior parte notturne.

Le falene del Gran Bosco

Durante l'anno pandemico, dalla primavera all'arrivo del freddo inverno, a Salbertrand in Alta Valle Susa, il personale del Parco naturale del Gran Bosco non ha mai interrotto la propria attività. Nell'area verde retrostante la sede, dove da alcuni anni è coltivato un giardino con fiori e piante che attirano le farfalle e allestito a percorso didattico, è stata installata una nuova stazione mobile di osservazione delle falene notturne. Costruita in modo artigianale, con pannelli di compensato, lastre di plexiglass e una fonte luminosa, la piccola cabina ha svolto un ottimo lavoro. Accesa all'imbrunire, ha davvero incuriosito tante falene, oltre ogni aspettativa.

L'obiettivo è attirare con la luce le falene e fornirgli una stanza da letto per il sonno, dopo il loro importante lavoro di impollinazione. Durante la fase di sonnolenza del primo mattino, Massimo verifica la loro presenza all'interno della piccola cabina e con molta attenzione, senza arrecare alcun danno, immortala con la macchina fotografica gli insetti. Un paio di scatti e via perché il tempo a disposizione è poco. Nei mesi più caldi dell'estate, soprattutto dalle 22 alle 24, le falene sono più attive e aumentano così le catture. Dopo uno scatto macro che inquadra il muso dell'insetto e coglie espressioni davvero uniche e curiose, segue uno scatto d'insieme ad ali e corpo, generalmente paffuto e peloso, significativo per la successiva identificazione della specie. La falena è liberata nel minor tempo possibile e la documentazione fotografica raccolta è sufficiente per attestare la presenza dell'individuo.

Uno sguardo d'insieme

I 162 ritratti del poster rappresentano le falene più collaborative e vanitose su un campione di oltre 300 individui determinati. Un risultato molto interessante se si considera che in Valle di Susa le specie registrate al 2004 erano 973 e in Italia si contano attualmente circa 3000 specie e 160.000 in tutto il mondo.

Per riconoscere e catalogare le falene fotografate, Massimo utilizza lo studio di Ferruccio Hellmann - Edgardo Bertaccini, I Macrolepidotteri della Valle di Susa - Italia Nord-occidentale (Alpi Cozie-Graie)pubblicato come monografia XL, dal Museo di Scienze Naturali di Torino, nel 2004.

Gli autori relazionano qui otto anni di ricerche - dal 1996 al 2003 - sui Macrolepidotteri della Valle di Susa (Piemonte occidentale) e censiscono, sommando i dati storici e quelli inediti messi a disposizione da alcuni collaboratori, 1159 specie delle quali 973 falene. Grazie alla consultazione della monografia che elenca per ogni specie, in ordine sistematico, l'indice di frequenza, l'ambiente e il periodo di volo, e l'aiuto di entomologi esperti, Massimo identifica le 162 falene contenute nel poster e con soddisfazione fa alcune interessanti scoperte.

Tra vecchie e nuove specie

Massimo ha registrato nel poster una nuova specie per la Valle di Susa: la Luperina dumerilii. Ha raccolto la presenza della falena Cleoceris scoriacea che non veniva più segnalata dal lontano 1920, esattamente da cento anni (segnalata come Episema scoriacea, nello studio citato, che la descrive come "specie localizzata e poco comune in tutte le regioni del settore alpino. In Valle di Susa fu segnalata, per l'ultima volta, all'inizio del secolo scorso. Da allora non è più stata trovata, ma non si può escluderne la presenza, in quanto le piante nutrici del bruco (Liliaceae) sono diffuse in diverse aree di questa Valle e le ricerche nel periodo dell'anno in cui la specie solitamente vola (settembre) non sono state molto intense. Segnalata a Susa da Ghiliani nel 1852; da Rocci nel 1911 e da Gribodo nel 1920").

Infine, ha documentato due importanti osservazioni della falena Isturgia murinaria, unica segnalazione attestata da immagine in Italia, tanto che il dato ha suscitato l'interesse di Claudio Flamigni di Bologna, esperto entomologo, che utilizzerà la preziosa osservazione nell'aggiornamento della checklist ufficiale della Fauna Italiana, per quanto riguarda la famiglia delle Geometridae.

Tutto questo paziente e meticoloso lavoro è reso pubblico e soprattutto condiviso tramite la piattaforma di citizen scientists iNaturalist, dove le osservazioni, sulla base di regole proprie del social network, suscitano confronto, dibattito e convalida da parte di esperti di tutto il mondo.

Il 'lato B' delle falene

Nel periodo invernale Massimo dedicherà a questi insetti un secondo poster, questa volta mostrando il "lato B" delle falene, con ali e corpo in primo piano, con l'intento di tenere accesi i riflettori su questi importanti impollinatori che, anche se meno "star" delle api, contribuiscono in maniera determinante all'impollinazione di numerose specie di piante selvatiche. E poi è dimostrato: le falene sono meno "schizzinose" delle api, dei bombi e delle farfalle, e concentrano il loro lavoro sulle piante che offrono meno nettare e polline. La sperimentazione di Massimo è l'ennesima conferma dell'enorme quantità di biodiversità della Valle di Susa, una ricchezza che non è scontata e che non va mai banalizzata, ma piuttosto indagata e conquistata, stagione dopo stagione. L'empatia che può suscitare lo sguardo di una falena potrà farci aprire gli occhi?

*Massimo Rosso è guardiaparco delle Aree protette delle Alpi Cozie, svolge il suo servizio dal 1987 nel Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand, è appassionato di fotografia naturalistica e da oltre vent'anni svolge attività di ricerca sul campo relativamente al monitoraggio del lupo.

 

 

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