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Una foresta (gestita) per il Massiccio dell'Antola

Un ambiente silvo-pastorale di stampo appenninico, con una impronta mediterraneo montana. Sono queste le caratteristiche della Zona Speciale di Conservazione "Massiccio dell'Antola, Monte Carmo e Monte Legna" che vede, finalmente, l'approvazione del Piano Forestale Aziendale che contribuirà alla tutela di habitat e specie.  

  • Lorenzo Vay
  • Dicembre 2020
Martedì, 1 Dicembre 2020
A sinistra, una faggeta dell'Appennino piemontese (foto G. Panizza); a destra, esemplare di Osmoderma eremita (foto Wikimedia)  A sinistra, una faggeta dell'Appennino piemontese (foto G. Panizza); a destra, esemplare di Osmoderma eremita (foto Wikimedia)

La caratteristica che rende peculiare, in ambito piemontese, la Zona Speciale di Cosnservazione (ZSC) "Massiccio dell'Antola, Monte Carmo e Monte Legna" è quella di rappresentare un esempio di ambiente silvo-pastorale di stampo appenninico con impronta mediterraneo montana.

Nel complesso lo stato di conservazione degli habitat forestali della ZSC è buono e caratterizzato da una dinamica naturale di ricolonizzazione di ambienti aperti a causa dell'abbandono delle tradizionali attività silvo-pastorali, minacciando la conservazione degli habitat di prateria e prato pascolo di interesse comunitario. Nel contesto paesaggistico, storico e di elevato valore per la biodiversità, i vecchi castagni da frutto, distribuiti in patches o "tessere ambientali" (superfici che differiscono dalle superfici vicine) nei pressi delle frazioni, rappresentano una specificità gestionale in quanto in gran parte versano in avanzato stato di abbandono colturale. Queste formazioni, in condizioni idonee, rappresentano l'habitat di coleotteri saproxilici di interesse comunitario e conservazionistico, quali per esempio Osmoderma eremita (specie "prioritaria" cioè che richiede una protezione rigorosa oltre alla designazione di zone speciali di conservazione). All'opposto, pur in un quadro evolutivo non rapido, dopo oltre 50 anni di abbandono della gestione, si assiste all'arricchimento delle faggete con specie mesofile e alla ricostituzione dell'originaria fascia di transizione della cerro-faggeta, localmente mista con carpino nero; anche negli orno-ostrieti si assiste ad un arricchimento in aceri e querce ed all'invasione di numerose specie dei castagneti da frutto non più coltivati, parallelamente al deperimento della specie.

L'approvazione del Piano Forestale Aziendale (PFA)

Sulla base di questi presupposti il 10 novembre scorso, la Giunta regionale ha approvato il PFA del sito "Massiccio dell'Antola, Monte Carmo e Monte Legna" - redatto nell'ambito del progetto P.A.N.T.A. (Pianificazione Aree Naturali in Territorio Appenninico) e finanziato dal Piano di Sviluppo Rurale 2014/2020 - che si pone come obiettivi strategici il miglioramento compositivo e strutturale delle faggete, con finalità di conservazione e recupero dell'habitat, garantendo il favorevole stato di conservazione dei gruppi faunistici ad essi associati quali la chirotterofauna e i coleotteri saproxilici, puntando alla disetaneizzazione e all'arricchimento della biomassa; la rivitalizzazione e conservazione di patches di vecchi castagni da frutto e valorizzazione della castanicoltura dove ancora praticabile, anche a fini di tutela della biodiversità, paesaggistici, turistici e didattici; la diversificazione dei prodotti forestali utilizzabili; la conservazione, ricostituzione e recupero funzionale di habitat non forestali di interesse comunitario in un'ottica di gestione silvo-pastorale (praterie, prato pascoli, prati da sfalcio).

Il Piano interessa i comuni di Carrega Ligure, Cabella Ligure e Mongiardino Ligure, in Val Borbera, per un'estensione di circa 6.000 ettari, e rappresenta lo strumento di programmazione e gestione degli interventi selvicolturali delle proprietà forestali e delle opere connesse.

È stato redatto dall'IPLA (Istituto per le Piante da Legno e l'Ambiente, struttura tecnica di riferimento per lo sviluppo di azioni innovative e per il supporto alle politiche nel campo forestale, ambientale e in quello delle risorse energetiche) su incarico dell'ente di gestione delle Aree Protette dell'Appennino Piemontese in qualità di Soggetto Gestore della ZSC "Massiccio del Monte Antola, M. Carmo e M. Legnà".

A cosa serve un PFA

La funzione del Piano Forestale Aziendale, che avrà valore normativo per una durata di 15 anni, si esplica nel contesto delle finalità delineate nel documento della Commissione europea "Natura 2000 e foreste" (Unione europea, 2016), ovvero "ottimizzare la gestione delle foreste ubicate nei siti Natura 2000 al fine di raggiungere uno stato di conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie associati alle foreste contemplati da Natura 2000; ciò costituisce un passo fondamentale per contribuire al rispetto degli obiettivi della strategia Europa 2020 di porre fine e invertire il processo di perdita di biodiversità nell'Unione europea."

Il PFA è redatto ai sensi della Legge forestale regionale (L.r. 4/2009) ed è, unitamente alle Misure di conservazione Sito specifiche, lo strumento gestionale operativo per il conseguimento degli obiettivi strategici delineati dal Piano di Gestione (PdG) e le Misure di conservazione per la tutela della Rete natura 2000 in Piemonte

Il Piano tuttavia non riguarda soltanto la materia prettamente "forestale" ma integra anche elementi di pianificazione agronomica-pastorale e ambientale, al fine conciliare la tutela di specie di interesse conservazionistico legate agli habitat forestali, in particolare anfibi, coleotteri saproxilici e mammiferi (...) con la ripresa o il rafforzamento delle attività agro pastorali tradizionali in accordo con le esigenze manifestate a livello locale. 

Una procedura decisionale partecipata 

La redazione del PFA ha rappresentato un'occasione di partecipazione attiva al processo decisionale da parte dei "portatori di interessi". Gli incontri sono infatti stati organizzati attenendosi alla metodologia EASW (European Awareness Scenario Workshop), promossa dalla Commissione Europea nel'ambito del programma Innovation, nella quale i partecipanti possono intervenire nelle scelte, discutendo e proponendo necessità e scenari per la soluzione delle problematiche e per il miglioramento dell'efficacia del Piano stesso.

Il metodo EASW è particolarmente utile per la promozione del dibattito e della partecipazione sociale sui temi connessi allo sviluppo sostenibile. Consente ai partecipanti di scambiarsi informazioni, discutere i temi ed i processi che governano lo sviluppo locale ed il suo impatto sull'ambiente naturale e sociale, stimolando la capacita di identificare e pianificare soluzioni concrete ai problemi esistenti. L'attivazione di una Procedura decisionale partecipata si inserisce nel quadro della necessità di assicurare nel tempo l'efficace applicazione delle previsioni degli strumenti di pianificazione della ZSC, in relazione agli specifici obiettivi di conservazione, al fine di assicurare la coerenza della Rete Natura 2000 in armonia con le esigenze di assetto del territorio e sviluppo dell'economia forestale e agro pastorale praticata all'interno del territorio di competenza.

Per prendere visione del Piano Forestale Aziendale della ZSC IT1180011 Massiccio dell'Antola, M. Carmo e M. Legna : http://www.sistemapiemonte.it/montagna/sifor/dwd/pfa/schede/PFA-0049.zip 

Per maggiori informazioni

Aree Protette Appennino Piemontese : https://www.areeprotetteappenninopiemontese.it/2020/08/25/zsc-it1180011-massiccio-dellantola-m-te-carmo-m-te-legna/

Regione Piemonte : https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/foreste/gestione-bosco-taglio/piani-forestali-aziendali-pfa 

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