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Rocchetta Tanaro, oltre il grande faggio

Continua il nostro viaggio alla scoperta del Parco naturale di Rocchetta Tanaro, nell'Astigiano: tra boschi, frutteti ritrovati e animaletti sorprendenti. 

  • Alessandra Fassio
  • Novembre 2020
Martedì, 1 Dicembre 2020
In senso orario: la Casa del Parco, il grande Faggio, un sentiero nel parco e un tritone crestato. | La foto del tritone è di Böhringer Friedrich - Opera propria, CC BY-SA 2.5. Le altre sono dell'archivio del parco. In senso orario: la Casa del Parco, il grande Faggio, un sentiero nel parco e un tritone crestato. | La foto del tritone è di Böhringer Friedrich - Opera propria, CC BY-SA 2.5. Le altre sono dell'archivio del parco.

Duecento anni, altezza 40 metri, diametro della chioma 20 metri: l'unico faggio ad alto fusto esistente nei boschi di Rocchetta è una presenza importante perché cresce alla quota minima per il Piemonte (140 m s.l.m.), non è un esemplare solitario ma intorno a lui è presente una stazione molto ricca di piccoli faggi. È stato inserito nell'elenco degli alberi monumentali d'Italia , in quanto bene comune da tutelare per il suo valore naturalistico, paesaggistico ma anche un'opportunità di sviluppo turistico ed educativo per scolaresche e gruppi organizzati.

Altrove nell'Astigiano cresce allo stato ceduo e solo più a nord, nella collina di Torino, come alto fusto (Bosco del Vaj). Specie montana, con esigenze di clima oceanico (escursioni termiche ridotte, elevata umidità atmosferica), il faggio è interpretato nel sistema collinare piemontese come "relitto glaciale", un ricordo di quei periodi di alternata espansione e regressione dei ghiacci (10.000 anni fa) che hanno profondamente condizionato la distribuzione della vegetazione. Durante i raffreddamenti climatici, con conseguente avanzata dei ghiacciai, le piante alpine venivano sospinte verso la Pianura padana e le colline, dove alcune sono rimaste accantonate e sono sopravvissute in "stazioni di rifugio" ed è questo il caso del nostro "grande faggio"!

Il frutteto della memoria

All'interno del Parco di Rocchetta Tanaro è stato realizzato nel 2008 un frutteto speciale, che ci riporta indietro nel tempo, all'antico vivere e sapere contadino, lontani dalla globalizzazione e dai suoi canali di consumo e di distribuzione sfrenati. È il "Frutteto della memoria"!

Il progetto, ideato dall'Associazione culturale "Comunica" e finanziato dalla Provincia di Asti, è nato per promuove il recupero di vecchie varietà di alberi da frutto pressoché scomparse nell'Astigiano, costituendo un luogo di osservazione, coltivazione e fruizione, con finalità di educazione ambientale e alimentare.
Il "Frutteto della memoria" copre un appezzamento di circa 1500 metri quadri a lato della Casa Parco e si caratterizza per la presenza di 64 piante di otto vecchie varietà di mele un tempo molto presenti nell'Astigiano e oggi pressoché scomparse (Carlo Bianco, Ciucarin-a bianca, Calvin, Gamba fina, Grigio Piemonte, Piatlin, Pom Marcon, Ruscai-o). L'appezzamento non è del tutto omogeneo e regolare ma è comunque ampio e aperto ad un'ottima esposizione solare, la pendenza è accentuata ma non eccessiva. A fare da cornice al futuro frutteto, tutto attorno, si sviluppa lo splendido bosco del parco, caratterizzato in questa determinata area prevalentemente da roveri, cerri e farnie.

Le operazioni di mantenimento e di allevamento del frutteto sono state pianificate dedicando grande attenzione a criteri di sostenibilità ambientale; una scelta derivata sia dall'ubicazione particolare del pometo, all'interno di un parco naturale, sia dall'impellente necessità di sensibilizzare il pubblico verso temi sempre più urgenti quali lo sfruttamento delle risorse e l'inquinamento ambientale. In tal senso l'acqua piovana viene raccolta in vasche che garantiscono l'irrigazione e quindi la sopravvivenza delle piante nei mesi più siccitosi. La difesa fitosanitaria si basa su tecniche agronomiche e mediante il solo uso di prodotti ammessi in agricoltura biologica. Infine, per proteggere l'appezzamento da fenomeni di erosione si è proceduto ad un inerbimento totale del terreno con l'utilizzo di specie erbacee autoctone.

Il tritone crestato

Grazie agli interventi a tutela di specie delle aree umide (Piano di Sviluppo Rurale – PSR 2014-2020 operazione 4.4.3) l'Ente di gestione che ammnistra il Parco naturale di Rocchetta Tanaro è intervenuto sulla salvaguardia, sul ripristino e i sul miglioramento dell'habitat del Tritone crestato, specie presente nel parco e valutata come quasi minacciata, prossima a vulnerabile.

Triturus carnifex è specie tutelata dalla Direttiva habitat (allegato II e IV 43/92/CEE) e in appendice II della Convenzione di Berna: nonostante sia ampiamente distribuito, negli ultimi 10 anni in alcune aree di pianura si stima la perdita di quasi il 25% dei siti riproduttivi, sia per la scomparsa di zone umide con caratteristiche idonee, che per il crescente impatto di predatori alloctoni.

La principale minaccia per la specie è costituita dalla perdita degli habitat riproduttivi, dovuta all'intensificazione dell'agricoltura, all'inquinamento agro-chimico, all'introduzione di pesci predatori e di specie alloctone quale il gambero della Louisiana.

Nonostante siano stati effettuati interventi gestionali specifici in Piemonte, alcune delle specie alloctone che lo minacciano si stanno diffondendo rapidamente anche all'interno delle aree protette.

Come tutti gli anfibi, nel periodo riproduttivo gli adulti sono strettamente legati agli ambienti acquatici, mentre il periodo post-riproduttivo viene trascorso in un'ampia varietà di habitat terrestri, dai boschi di latifoglie ad ambienti più secchi fino ad ambienti modificati. La riproduzione avviene in acque ferme, permanenti o temporanee, ed alcuni individui possono rimanere in acqua durante tutto l'anno.

Il Tritone crestato è il tritone di maggiori dimensioni presente in Piemonte, la femmina può raggiungere la lunghezza di 18 cm (coda compresa). Si rinviene in stagni e acquitrini, ma si può allontanare dall'acqua anche per lungo tempo. Molto vorace, si nutre di invertebrati acquatici e terrestri, ma anche uova, e giovani anfibi e tritoni più piccoli.

Entrambi i sessi presentano dorso e fianchi marrone nerastro, ventre arancio, corpo vistosamente maculato di nero; la gola è nera micropunteggiata di bianco.

Grazie al progetto del PSR già citato è stata realizzata, nell'area attrezzata accanto al Rio Ronsinaggio un piccolo stagno con acqua affiorante per ricostituire l'habitat ideale per tutti gli anfibi, in particolare il tritone e la rana dalmatina. Questo luogo è stato scelto in quanto si trova in una zona umida, in cui a fine inverno si creano spontaneamente pozze utilizzate dagli anfibi per riprodursi.

Il nuovo bacino è alimentato da una falda che si trova a poche decine di centimetri al di sotto del piano campagna; in primavera, con il risalire della falda, l'acqua riempie il piccolo stagno creando un ambiente ideale idoneo per la riproduzione di anfibi, insetti, ecc.. in estate l'abbassarsi della falda contribuisce ad asciugare l'invaso evitando così il proliferare di eventuali pesci, potenziali predatori delle larve del tritone e girini in genere.

I primi monitoraggi effettuati nel mese di aprile 2020 hanno permesso di osservare la biscia d'acqua, il tritone volgare e le prime ovature di rana dalmatina; col trascorrere del tempo il processo di rinaturalizzazione già avviato offrirà al Tritone crestato ed agli altri anfibi presenti nella zona un sito in grado di garantire sempre maggiore successo riproduttivo, contribuendo al mantenimento della biodiversità del Parco e della ZSC.

Cinque motivi per visitare il parco 

1) Il parco è una macchia boschiva di 120 ettari che conserva intatta le suggestioni del Monferrato di un tempo, i luminosi querceti di rovere dei dossi e il bosco planiziale di fondovalle, esplodono in un'infinità di tonalità di verde.

2) La peculiarità della flora che racchiude in spazi ristretti elementi tipicamente mediterranei accanto a specie montane: il tappeto erbaceo del bosco che con le estese fioriture primaverili costituisce uno degli aspetti esteticamente più spettacolari riscontrabili nel parco.

3) Il parco e l'acqua un binomio, garanzia di elevata biodiversità. Le fonti, i rii e il fiume. La qualità ambientale dell'area protetta è confermata dalla varietà e ricchezza di specie delle comunità di invertebrati bentonici delle acque correnti e avvalorata dalla presenza, nei Rii Ronsinaggio e Rabengo, del raro gambero di fiume.

4) La rete dei sentieri che caratterizza l'area protetta permettendo al fruitore una gradevole e totale immersione nella natura.

5) La carta d'identità gastronomica e l'accoglienza: i rilievi del parco sono generosi, non a caso regalano frutti straordinari come il tartufo ed il vino. Nel cuore del bosco c'è la "Casa Parco" centro didattico, ostello, luogo ideale per la sosta ed il soggiorno, base di partenza per le escursioni nel territorio.

Per saperne di più

La visita al parco è libera attraverso i sentieri segnalati oppure contattando le guide escursionistiche del parco si possono effettuare trekking, camminate ed escursioni organizzate.

Webwww.astipaleontologico.it  EmailQuesto indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Facebook: https://www.facebook.com/parcoemuseopaleontologicoastigiano/ 

Instagram: parco_paleontologicoat 

La sede del Parco Paleontologico Astigiano è in C.so Alfieri 381 ASTI, tel. 0141-592091

 

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