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Parchi e 'Fase 2', istruzioni per l'uso

Concludiamo il nostro tour virtuale trai parchi del Piemonte al tempo del Covid-19 con un'intervista a Dario Zocco, direttore del Parco del Po vercellese alessandrino, al quale abbiamo subito chiesto: «Ma i parchi sono pronti per la fase 2?».

  • Emanuela Celona
  • Maggio 2020
Martedì, 5 Maggio 2020
In bici nelle Aree protette del Po vercellese alessandrino  | Foto T. Farina In bici nelle Aree protette del Po vercellese alessandrino | Foto T. Farina

 

1510201217.52.05 FotoConvegnoValorepartecipazionePiacenza050310 25Dario per la tua intervista partiamo dalla fine, ovvero: dopo il lock down che ha chiuso i parchi per più settimane, sono pronti per affrontare la 'Fase 2'?

Se ci riferiamo alle dotazioni di mascherine, guanti e sostanze igienizzanti possiamo dire che, nonostante le difficoltà iniziali e la necessità di arrangiarsi inventandosi di volta in volta le possibili soluzioni, oggi siamo abbastanza a buon punto. Se, invece, l'essere pronti significa avere risorse di personale adeguate per fronteggiare la Fase 2, con tutto ciò che comporterà in termini di controllo, la situazione è molto diversa a seconda delle realtà. Gli Enti parco che hanno avuto meno pensionamenti e partono da una dotazione organica più cospicua - soprattutto nell'ambito della vigilanza - sono avvantaggiati. Così come lo sono quelli più lontani dalle città, in particolar modo dall'area metropolitana torinese, dove il gran numero di abitanti lì concentrati può generare una pressione notevole. Anche di questo bisognerebbe tenere conto, quando si parla di 'essere pronti': cioè della necessità di dotare le aree protette di un numero di dipendenti proporzionato alle onerose questioni che sono chiamati ad affrontare.

Cosa ne pensi, in generale, della riapertura dei parchi pubblici?

Temo che si stia facendo molta confusione sul termine "parchi". I parchi pubblici, le aree verdi urbane e periurbane, gestiti in genere come grandi giardini, sono cosa assai diversa rispetto ai parchi naturali. Il fine principale dei parchi pubblici è lo svago, la ricreazione delle persone che li frequentano mentre per le aree protette – parchi o riserve naturali che siano – le finalità sono diversificate, a seconda delle zone, delle tipologie e delle specificità. Le troviamo elencate all'articolo 7 del Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità (la legge regionale n. 19/2009), dove oltre alle finalità di carattere generale ci sono quelle specifiche dei parchi naturali, delle riserve naturali e delle riserve speciali. In tutti i casi la fruizione è sempre solo uno degli aspetti considerati ed è sempre subordinata al rispetto delle risorse naturali tutelate, motivo fondante dell'istituzione di un'area protetta.

Questo pone già un primo problema interpretativo: il termine "parchi", utilizzato nell'ultimo decreto – ma anche in tutte le disposizioni precedenti – accostato a "ville" e "giardini pubblici" non fa pensare alle aree protette ma, appunto, a quegli spazi caratterizzati dalla presenza di prati alternati ad alberature più o meno fitte, appositamente costruiti dall'uomo per migliorare la qualità della vita di chi risiede in una città. E proprio questi sono candidati ad essere presi d'assalto al momento della "riapertura", perché fra i motivi che consentono gli spostamenti dal proprio luogo di residenza o di domicilio attuale non rientra la "gita fuori porta", la scampagnata, l'escursione nei luoghi aperti di pianura, collina o montagna: insomma, possono raggiungere le aree protette solo coloro che vi abitano nei pressi. Da qui le prevedibili difficoltà a contenere il gran numero di persone desiderose di svagarsi, di uscire dall'isolamento casalingo, nel momento in cui il risveglio primaverile della natura richiama con forza verso l'esterno.

Non ci resta, quindi, che confidare nel senso di responsabilità dei cittadini, chiamati a rispettare una serie di accorgimenti, di limitazioni, di divieti per poter tornare gradualmente a beneficiare di qualcosa che non ha un prezzo, ma si lega strettamente al benessere psico-fisico, avendo a che fare con la qualità della vita.

Proprio nell'anno dell'incertezza sul prossimo esame di maturità per gli studenti del quinto anno delle superiori (oggi "scuola secondaria di secondo grado"), si presenta per tutti una prova di maturità basata principalmente su quella materia lasciata sempre ai margini degli insegnamenti scolastici, che è l'educazione civica.

Nel periodo in cui il virus ha 'sospeso' la vita degli uomini, la natura non si è fermata. Quali effetti positivi, da un punto di vista naturalistico, hai potuto riscontrare sul tuo territorio?

Purtroppo non posso dare una risposta attendibile, perché in questo periodo il mio punto di osservazione è stato decisamente limitato. Molto più del solito, visto che mi sono limitato a percorrere (a piedi) il breve tragitto che separa la sede amministrativa di Valenza da casa mia e sono solo andato un paio di volte alla sede operativa "Cascina Belvedere", per necessità urgenti. Il massimo che mi sono concesso è stato quindi un tragitto di pochi chilometri, con attraversamento del ponte sul Po. Così non ho avuto il tempo di constatare differenze di tipo naturalistico, a parte i segni della rinnovata siccità primaverile incombente, che però non dipende dal COVID-19. Posso però dire che si notava la quasi totale assenza della presenza umana, con l'eccezione di quella componente che si muove sulle strade, peraltro in misura decisamente ridotta, chiusa negli abitacoli dei propri veicoli. Da questo punto di vista, però, credo che la differenza sia più evidente nelle grandi città, dove il cielo limpido è raro a vedersi. In ogni caso ciò che colpisce di più, in una zona in cui la natura è strettamente intrecciata con le attività antropiche, è proprio la mancanza dell'interlocutore abituale.

Sono secondo te effetti che avranno una durata nel tempo?

Anche in questo caso ho solo avuto riscontri da quanto riferito dai guardiaparco che nelle settimane di totale 'chiusura' sono stati tra i pochi ad aver vissuto in un contatto quasi esclusivo con la natura. Per ora, comunque, credo che sia troppo presto per pensare a ricadute di quanto avvenuto in un periodo "sospeso", tali da condizionare i mesi successivi.

A tuo giudizio, si possono riscontrare effetti anche negativi?

Credo che gli effetti negativi abbiano riguardato solo gli esseri umani.

Qualche scienziato sostiene che in questo periodo, l'Umanità ha imparato a connettersi con la natura. Sei d'accordo?

Difficile da dire, anche perché la riprova si avrà solo alla fine della quarantena. Ho comunque forti dubbi che sia sufficiente una crisi come questa a far cambiare il modello di sviluppo. A quanto si sente da più parti nel Mondo, a molti governanti interessa far ripartire l'economia in qualunque modo, magari anche riducendo o azzerando i vincoli ambientali. Immaginando una sorta di nuovo periodo di boom economico post bellico.

Cosa significa tutelare un territorio ai tempi del virus?

Confrontarsi con meno aggressioni, abusi, violazioni alle norme di tutela vigenti ma con una quantità di adempimenti (burocratici e non) sempre notevole; con la difficoltà, inevitabile ma foriera di miglioramenti, riguardante alcuni importanti passi verso l'incentivazione del lavoro a distanza.

Puoi descriverci brevemente come si è organizzato il Vs Ente? Quali attività sono state considerate indifferibili? E come si sono organizzate tutte le altre?

Le attività di controllo del territorio, svolte prevalentemente dai guardiaparco, ma in alcuni casi anche dai tecnici, sono state considerate indifferibili e sono proseguite, ovviamente, sul campo. Tutte le altre attività sono svolte prevalentemente nella cosiddetta modalità del "lavoro agile", cioè dalla propria abitazione. Infatti siamo riusciti a mettere in collegamento in modo efficace e funzionale i programmi della contabilità, del protocollo, della gestione del personale, ecc. installati nei pc degli uffici con le strumentazioni di cui disponeva il personale a casa propria.

Quale ricordo si porteranno dietro i parchi, di questo periodo?

Per rispondere a questa domanda bisogna aspettare che l'emergenza sia finita.

Secondo te, dopo questa esperienza di privazione totale, le persone rivaluteranno l'importanza della tutela e della conservazione della Natura?

Non ne sono convinto. Dipende da quanto continuerà a pesare, per dirla alla Erich Fromm, "l'avere rispetto all'essere". Non sono convinto che si sia sviluppata la consapevolezza di un collegamento fra il modello economico-sociale dominante, con le conseguenti ricadute negative sull'ambiente, e l'attuale pandemia. I campanelli d'allarme stanno suonando da un po' e sono sempre più evidenti. Vedremo se saremo capaci di aprire gli occhi in tempo e di invertire la rotta, prima di arrivare all'orlo del precipizio.

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