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L’alta valle del Belbo

Al confine tra Piemonte e Liguria, dove le Langhe lasciano il posto all'Appennino, l'area sorgentifera del Belbo è uno scrigno di natura tutta da esplorare

 

Giovedì, 15 Aprile 2010

C'era una volta... la tentazione di un inizio da fiaba è fortissimo. C'era una volta appunto, tanti e tanti anni fa, una terra meravigliosa, un altopiano leggermente ondulato che si stendeva dai confini della Liguria fino alla pianura del Tanaro. Dalle dorsali di queste ondulazioni si potevano distinguere, verso sud, in lontananza, alcuni monti che emergevano dal mare e verso nord altre montagne, molto alte, che al primo sole si tingevano di rosa: una lunga cresta frastagliata di cime e, sotto, una pianura infinita. In questo altopiano sgorgavano, da quiete sorgenti, alcuni rivoli d'acqua che si dirigevano, serpeggiando silenziosi tra le radici verso ovest. Poi tutto cambiò all'improvviso, a causa di un fenomeno naturale: "la cattura del Tanaro". Un importante corso d'acqua, che noi oggi chiamiamo Tanaro, dopo aver attraversato tutta la piana al piede delle montagne, si gettava nel Po in prossimità del luogo dove sorgerà poi Carmagnola. Proprio ai confini di questo altipiano, che oggi chiamiamo Langhe, e precisamente in prossimità dell'attuale abitato di Santa Vittoria il Tanaro, circa 100.000 anni fa, cambiò corso. Un torrente minore, che si dirigeva verso nord, incise la pianura, erodendola a ritroso fino a raggiungere il corso del Tanaro e lo portò a dirigersi anch'esso verso nord, creando una vasta vallata (dove oggi troviamo Alba e Asti) e tornando comunque a gettarsi nel Po, ma in prossimità dell'attuale Alessandria. Il marcato dislivello venutosi a creare (ci sono circa ottanta metri di differenza nella quota altimetrica tra Carmagnola e Alessandria) fece sì che tutti i corsi d'acqua dell'altopiano si dirigessero anch'essi verso nord e che le vallette poco marcate del bucolico pianoro si trasformassero poco a poco, per l'accentuata erosione, in colline con evidenti dorsali.
Quelle colline che oggi chiamiamo Langhe, con le innumerevoli varietà di valli, valloni, vallette e "rittani", per usare il dialetto, con il loro corredo di frane, franette, "sbugie", "squite", "slugie" : insomma con il più vasto repertorio possibile di fenomeni franosi, dai più estesi ai più innocui. L'instabilità di queste colline "nasce" quindi 100.000 anni fa, frutto (poco gradito) dei processi erosivi scatenati dalla "cattura del Tanaro". Questo fenomeno interessò (e ancora interessa) tutto il territorio, compresa ovviamente la vallata del Belbo, tranne che un angolino di questa valle, ai confini con la Liguria, la parte più meridionale. Qui le vallette di 100.000 anni fa sono ancora intatte, il fondovalle non è trecento o quattrocento metri più in basso rispetto alle creste ma è appena a qualche metro di dislivello e passare anche a piedi dalla valle alla cresta è affare di pochi minuti e non costa fatica. Anche i corsi d'acqua, che ancora nascono dispersi in una miriade di pozze, sembrano non capire da che parte devono dirigersi, se verso sud, verso nord, verso ovest. Quindi serpeggiano a lungo, in piccoli meandri, prima di riunirsi in quello che chiamiamo Belbo e dirigersi decisamente verso nord; ma per prendere finalmente una decisione hanno dovuto essere aiutati dalle bonifiche che hanno approfondito e raddrizzato il letto del torrente. Un territorio da favola, l'alta valle del Belbo, una conca che offre la possibilità di conoscere un mondo che altrove non esiste più e che permette una sorta di viaggio nel tempo, ma fatto a piedi, zainetto in spalla, a pochi passi dal "nostro" mondo. Un territorio che andava tutelato, anche solo per questa motivazione. Proprio il fatto che sia assolutamente particolare fa sì che anche flora e fauna siano molto caratterizzate. Ecco perché l'Alta Valle Belbo è area protetta, e qui non siamo più nel mondo delle fiabe ma in una (bella) realtà. La "Riserva Naturale Speciale Sorgenti del Belbo" (istituita con legge regionale n.40 del 9 agosto 1993) dal punto di vista gestionale fa parte dell'Ente di gestione dei parchi e delle riserve cuneesi, più conosciuto come Parco Valle Pesio destinato a diventare, in futuro, Parco del Marguareis. Si tratta di un'area relativamente piccola ma interessante dal punto di vista naturalistico in quanto costituisce una rara area umida in quota (siamo intorno ai 900 metri). La particolare localizzazione fa sì che siano presenti, magari a distanza di pochi metri, rappresentanti delle vegetazioni alpine e mediterranee, in un ambiente naturale e rurale ancora caratterizzato dall'assoluta tranquillità. È questo un aspetto che va sottolineato. Mentre in molte aree protette, a fianco di una costante opera di ricerca e di approfondimento, la frequentazione turistica ed escursionistica è estremamente praticata, la Riserva della Valle Belbo, sicuramente molto interessante e studiata a fondo sotto l'aspetto scientifico, aspetta ancora di essere scoperta turisticamente. Le proposte di valorizzazione di questo territorio sono molto recenti. Le offerte di visita sono portate avanti da parte di un paio di associazioni, sia nell'area protetta vera e propria sia nelle sue immediate vicinanze. La prima associazione è Fuoritraccia e ha sede presso La Pavoncella, struttura ricettiva passata da semplice posto tappa a vero e proprio albergo e ristorante.
È particolarmente attrezzata per il turismo attivo; infatti negli ultimi anni si è dotata delle strutture necessarie per ospitare gli appassionati sia di mountain bike sia di cavalli. Inoltre le copiose nevicate degli ultimi inverni hanno permesso di vedere nuovamente in funzione la pista per lo sci di fondo e sono state organizzate escursioni con le racchette, comprese alcune uscite "notturne" particolarmente suggestive. L'associazione Terre Alte invece, più francescana (in quanto preferisce andare a piedi), organizza escursioni e visite guidate praticamente in tutta l'Alta Langa. Qui prevalgono le uscite di carattere naturalistico e culturale: ecco quindi le escursioni alla ricerca delle orchidee, sia nella riserva che nei dintorni. La presenza di queste splendide fioriture, pur numericamente consistenti, è comunque ben distribuita sul territorio e consente ancora di assaporare il piacere della scoperta da parte dell'escursionista. Molto interessanti anche le passeggiate sui percorsi della storia, le mitiche "vie del sale": antiche vie dei commercianti, diretti al mare, e dei pellegrini, forse diretti a Roma o forse al più vicino santuario dedicato alla "Madonna del Deserto", in questo angolo di Alta Langa sono ancora tranquillamente percorribili. Terre Alte propone anche la visita ai principali monumenti di quest'area, in particolare ai castelli e alle chiese, queste ultime ricche di splendidi affreschi gotici.
Va evidenziato come l'aspetto naturalistico, pur molto importante, rappresenti in questo territorio solo una delle possibili chiavi di lettura. Particolarmente interessante è infatti la presenza, attorno alla Riserva, di piccoli centri, sicuramente poco valorizzati (e quindi poco conosciuti) ma che a uno sguardo attento si rivelano ricchi di spunti interessanti. Dopo una passeggiata nella riserva va quindi consigliata la visita, a scelta, ai centri storici di Saliceto, che conserva interessanti testimonianze del periodo rinascimentale (in particolare "merita" il castello) o di Sale San Giovanni, situato in una splendida posizione panoramica; o, a pochissimi chilometri, seguendo indicazioni poco evidenti, al complesso che ha il suo fulcro nel castello di Roccavignale, visitabile durante la stagione estiva. Sono assolutamente da non perdere, in particolare, gli affreschi di San Martino di Lignera, a Saliceto; anche in questo caso non vi è una vera e propria apertura al pubblico: è necessario prenotare la visita o aggregarsi a qualche visita organizzata. Non bisogna comunque farsi scoraggiare ed essere disponibili a passare dalle fioriture spontanee alle figure dei santi nel giro di pochi passi. Anzi, è proprio il sovrapporsi di questi aspetti che rende interessante una escursione in questa zona. E se l'osservazione delle particolarità delle numerose libellule (per fare un esempio) è esercizio che richiede fortuna, impegno e preparazione, è molto più semplice ammirare uno dei tanti alneti, i boschi di ontani che circondano le risorgive e i ruscelli che caratterizzano l'area umida; oppure, se la gita cade nel momento giusto, inebriarsi del profumo di mughetti che tappezzano alcuni angoli del bosco. Difficile invece vedere un gruppo di cinghiali, che pure devono essere numerosi, o poter ammirare il volo della pavoncella (ecco spiegato il nome dell'albergo...): riconoscibile dal ciuffo elegante e dal piumaggio bianco e nero, questo volatile, che apprezza gli acquitrini, qualche anno fa era presente e nidificante. In compenso, durante l'ultima escursione, in una pozza del Belbo ci è capitato invece di sorprendere alcune oche selvatiche, neanche troppo spaventate dal gruppo di pacifici escursionisti e tranquillamente disposte a farsi fotografare. Va ricordato, sempre a proposito di fauna selvatica, che proprio in questa valletta, presso le case della frazione Scavezzi, è stata segnalata l'ultima apparizione del lupo nelle Langhe. Infatti le pagine locali della Stampa tramandano che il 23 dicembre 1963 una femmina di 34 chilogrammi, probabilmente spinta dalla fame, prima assalì un giovane e poi spaventò alcune donne della frazione. Venne abbattuta a colpi di carabina, dopo un inseguimento durato alcune ore da parte dei cacciatori della zona. Resta il dubbio: era veramente l'ultimo lupo rimasto in Langa o era il primo che vi tornava, risalendo l'Appennino, avanguardia dei branchi che ora scorrazzano sulle Alpi cuneesi? Comunque, se incontrate un lupo, nella valle del Belbo o altrove, ricordatevi che il giovane si è salvato arrampicandosi su una quercia e le donne urlando all'impazzata.
Per saperne di più
Ente di Gestione di Parchi e delle Riserve Naturali Cuneesi
Via S. Anna 34 - 12013 Chiusa Pesio (Cn) Tel. 0171 734021 - 0171 735166 www.parks.it/parchi.cuneesi
Associazione Terre Alte
Via U. Maddalena 10 - 12050 Torre Bormida (Cn) Tel 0173 828204 - 333 4663388
www.terrealte.cn.it
Associazione Fuoritraccia
c/o La Pavoncella - Località S. Giovanni in Belbo, 1 - 12072
Camerana (Cn) tel/fax 0174 906414 - 335 1301912 www.fuoritraccia.com

 

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