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Risorse idriche in Piemonte

In Piemonte, ogni anno, vengono consumati svariati milioni di metri cubi di acqua, utilizzati in modo diverso in funzione delle attività umane. Buona parte dell’acqua deriva dalle risorse idriche superficiali, quali laghi o corsi d’acqua, mentre una quantità inferiore ma fondamentale viene prelevata dalle riserve sotterranee

Mercoledì, 7 Maggio 2014

Se in passato l’estrazione delle acque sotterranee mediante pozzi, soprattutto nel territorio padano, permetteva un buon approvvigionamento idrico, attualmente si rivolge sempre maggiore attenzione alle acque sorgive causa il sostanziale peggioramento che le acque di pianura hanno subito per la continua e veloce antropizzazione del territorio.
Il territorio montano e collinare del Piemonte, essendo disseminato di numerose sorgenti di importanza e portata differenti, risponde già pienamente alle richieste idriche, in quanto oltre 3500 sorgenti, ognuna alimentata da un proprio sistema acquifero impostato in rocce di natura diversa, vengono captate a uso idropotabile.
I vari tipi di sorgenti alimentate da acquiferi carsici, nonostante il regime spesso variabile, presentano portate significative, per cui risulta chiaro il crescente interesse nei loro confronti. Nel prossimo mezzo secolo, infatti, secondo studi recenti, gli acquiferi carsici incrementeranno moltissimo la loro importanza nel campo dell’alimentazione idropotabile passando da un attuale 30% a quasi l’80%. Attualmente in Italia lo sfruttamento delle sorgenti carsiche è da tempo una realtà importante poiché quasi tutto il territorio dell’Italia centrale viene alimentato da acquedotti che captano acque provenienti da questo tipo di acquiferi.
Tra le numerosissime sorgenti piemontesi, quelle alimentate dagli acquiferi carbonatici presentano in genere portate significative, risultando così le principali fonti di alimentazione di importanti corsi d’acqua. Il Torrente Pesio, ad esempio, nasce dalle omonime sorgenti ubicate all’interno del Parco Naturale alta Valle Pesio e Tanaro, come il Fiume Tanaro è alimentato da diverse sorgenti carsiche tra le quali le più importanti sono quelle delle Vene, Fuse e della Foce. Le sorgenti del Maira, come indica lo stesso nome, alimentano il Torrente Maira, mentre il Gesso trova nelle sorgenti del Bandito e della Dragonera due contributi idrici estremamente importanti.
Le sorgenti corrispondono alla venuta a giorno naturale di acque sotterranee circolanti all’interno di acquiferi ospitati in diversi tipi di rocce.
Le sorgenti possono essere classificate in funzione dei diversi parametri che le contraddistinguono, tra i quali quelli chimici (presenza di particolari ioni) o fisici (temperatura), oppure in funzione della loro morfologia (forma) o del tipo di contatto tra i litotipi acquiferi e quelli meno permeabili, o delle caratteristiche idrodinamiche (portata, variazione di portata, ecc…).
La morfologia può definire la spettacolarità o meno di una sorgente. Un’emergenza sottomarina, sublacustre o di subalveo difficilmente darà evidenza di sé anche in periodi di forte precipitazione, mentre una cavità-sorgente, di interstrato o di troppo pieno, potrà facilmente manifestare la sua maestosità dei periodi di piena. Le sorgenti valclusiane assumono già di per sé una bellezza intrinseca. Possono raggiungere profondità di diverse centinaia di metri e possono avere sifoni passanti di lunghezza e profondità ragguardevoli, tanto da venire a giorno in corrispondenza del versante opposto della valle in cui si trova l’acquifero.
Buona parte delle sorgenti più significative o interessanti del Piemonte, alimentate da acquiferi carbonatici, in parte carsificati, si trova nel territorio cuneese, come le sorgenti del Pesio e del Maira, della Foce e del Tenda, o le sorgenti Vene e Fuse. Di notevole importanza anche quelle del Bandito, della Dragonera, di Bossea, di Beinette e di Borello superiore.
Le Sorgenti del Maira si manifestano secondo una serie di polle, le principali delle quali sono ubicate in alta Valle Maira a una quota di poco superiore i 1640 m s.l.m. Questo gruppo sorgivo è il risultato della presenza di una coltre di depositi glaciali al di sopra delle sorgenti geologiche.
La struttura acquifera che alimenta le Sorgenti del Maira è costituita da calcari e calcari dolomitici di età triassico-giurassica, intensamente fratturati, ma non carsificati, sui quali poggiano coperture detritico-moreniche.
Le sorgenti del Pesio si manifestano mediante tre emergenze principali, due delle quali sono perenni, mentre la terza, ubicata a una quota maggiore, rappresenta il troppo pieno del sistema acquifero del Pesio e si attiva solamente in periodi di forte precipitazioni o di fusione nivale. Essendo posizionata sulle pareti che bordano l’alta Valle Pesio, quando attiva, costituisce una spettacolare cascata (Pis del Pesio) con un salto di circa trenta metri. Le sorgenti, non captate e con una portata minima complessiva di circa 100 l/s, insieme a rii e torrenti minori, alimentano il Torrente Pesio. La zona di alimentazione corrisponde a un’ampia porzione di territorio, in parte francese, costituito da dolomie triassiche e calcari massicci e scistosi di età giurassica e cretacea, entrambi altamente carsificati e abbondantemente fratturati. Il sistema acquifero è caratterizzato quindi dalla presenza di numerose e ampie cavità carsiche delle quali molte conosciute, e abbondantemente esplorate, da speleologi principalmente italiani e francesi.
La sorgente della Foce, ubicata in alta Val Tanaro, fa capo a un sistema costituito da rocce del tutto analoghe a quelle presenti in Val Pesio. Il sistema che alimenta tale sorgente, è tempestato di cavità naturali di svariate dimensioni, tra le quali le più importanti sono Piaggia Bella e Labassa, idrologicamente collegate. Mancando un monitoraggio continuo della portata sorgiva, non si conoscono bene le variazioni del flusso in uscita, ma le osservazioni effettuate nel corso degli anni, permettono di considerare la Sorgente della Foce come un’emergenza variabile. Anche questo sistema presenta due sorgenti distinte: una perenne ubicata sul fondovalle dell’alveo del Torrente Negrone (tratto alto del Torrente Tanaro) e un “troppo pieno”, collocato sul versante destro della stessa incisione sul lato opposto rispetto all’area di alimentazione.
Le sorgenti Vene e Fuse sono ubicate tra 1500 e 1550 m s.l.m. La zona sorgiva si trova sul versante sinistro della Valle Tanaro, alla base delle strapiombanti pareti delle Rocce del Garbo. Le loro acque, con portata estremamente variabile nel tempo, alimentano un corso d’acqua che costituisce uno dei principali apporti idrici del Torrente Tanaro. Come per il Pesio e la Foce, le sorgenti Vene e Fuse sono alimentate da un acquifero impostato in dolomie e calcari che vanno dal Trias al cretaceo, carsificati e fratturati.
Se le sorgenti costituiscono un interesse vitale per l’uomo, quelle carsiche sono estremamente interessanti per gli speleologi, in quanto segnalano il punto di emergenza di acque che possono aver percorso cavità accessibili anche all’uomo. Lo studio delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque sorgive può in effetti indicare se il deflusso sotterraneo è avvenuto attraverso passaggi stretti e magari tortuosi nei quali solamente l’acqua può accedere, oppure attraverso vuoti di medio–grandi dimensioni e quindi percorribili. E se nel primo caso le acque circolanti possono essere di ottima qualità per un utilizzo potabile, nel secondo sono la principale causa della formazione di spettacolari ambienti carsici che ogni speleologo spera di trovare.

IL LABORATORIO DI BOSSEA

Il Laboratorio Carsologico di Bossea è stato creato negli anni 1969-1970 ai fini dello studio, della tutela e della valorizzazione culturale dell’ambiente carsico. In questi anni hanno avuto luogo l’installazione delle prime attrezzature permanenti nella grotta omonima e l’istituzione della Stazione Scientifica di Bossea nell’ambito del Gruppo Speleologico Alpi Marittime del CAI di Cuneo. L’attività di ricerca è stata indirizzata, fin dall’inizio, negli ambiti idrogeologico, meteorologico e biologico.
La dotazione strumentale del laboratorio si è evoluta nei decenni, tramite un progressivo e costante incremento, dalle prime elementari attrezzature fino alla situazione odierna annoverante un vasto complesso di apparecchi di livello tecnologico avanzato, in gran parte automatizzati, dotati di memoria autonoma o inseriti in reti informatiche.
Le installazioni di ricerca sono costituite dal Laboratorio Principale, situato nella parte inferiore della cavità, dal Laboratorio Avanzato ubicato nella parte superiore (Canyon del Torrente) e da una serie di impianti periferici per il rilevamento di vari parametri idrogeologici e meteorologici, dislocati in zone diverse della grotta e prevalentemente automatizzati.
Ai fini dello sviluppo delle ricerche ha avuto un ruolo determinante la collaborazione continuativa instaurata negli anni ’80, in particolare nel settore idrogeologico, con il Dipartimento Georisorse e Territorio (oggi Dipartimento DITAG) del Politecnico di Torino. Hanno pure rivestito grande importanza le collaborazioni avviate più recentemente con il Dipartimento di Cuneo dell’ARPA del Piemonte, nella ricerca meteorologica, e con la Sezione Radiazioni dell’ARPA Valle d’Aosta nello studio della radioattività naturale.
Oggi il Laboratorio Carsolo­gico di Bossea, grazie a convenzioni già stipulate o in via di definizione, è gestito a titolo paritetico dalla Stazione Scientifica di Bossea del CAI di Cuneo, dal Comitato Scientifico Centrale del CAI e dal Dipartimento DITAG del Politecnico di Torino.

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